Medicina legale: inquadramento normativo delle professioni sanitarie

Documento di Medicina legale sull'inquadramento normativo delle professioni sanitarie. Il Pdf esplora l'evoluzione legislativa, la Riforma Lorenzin del 2018, gli ordini professionali e la formazione continua (ECM) per la responsabilità professionale, utile per Diritto universitario.

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Medicina legale #2 prof. Marchesi Inquadramento normativo delle professioni sanitarie, ordini professionali e
codice deontologico
Medicina legale #2
Inquadramento normativo delle professioni sanitarie, ordini professionali
e codice deontologico
Prof. Marchesi 12/03/24 Autori e revisori: Fragomeli Francesco, Giudice Cristoforo Matteo
1. Introduzione ed evoluzione normativa
L’ambito nel quale i professionisti sanitari operano, sia come ospedalieri sia come liberi professionisti, è
regolamentato.
L’inizio di questa regolamentazione risale almeno agli anni ’30 del secolo scorso, periodo nel quale fu fatto
un primo riordinamento del settore ospedaliero italiano.
1934: Testo Unico Regio Decreto; nella nostra normativa sussistono ancora numerosi atti legislativi fatti al
tempo del Regno che non sono stati aboliti.
Il contenuto di questi, a volte solo in modo parziale, ha mantenuto la sua validità.
Il Testo Unico delle leggi sanitarie è nato dall’esigenza del legislatore di mettere ordine nell’ambito
sanitario, nel quale, fino a quel momento, era stata presente una certa “entropia normativa”.
1946: ripristino degli ordini professionali. Si è passati dal Regno alla Repubblica, dalla dittatura alla
democrazia e per questo la dicitura CPS nel decreto, che sta per “capo provvisorio dello Stato”.
Tra i primi provvedimenti, per ritornare a una situazione liberale, ci fu il ripristino degli ordini professionali,
aboliti in precedenza dal regime fascista, il quale li aveva sostituiti con le corporazioni professionali
fasciste, tra cui quella medica.
Anni ’60: una prima legge di riordino ospedaliero. Prima dell’istituzione del SSN, non esisteva il concetto di
sistema, la gran parte degli ospedali era nata per iniziative spontanee: molti erano di natura religiosa, altri
nascevano da istituzioni laiche, molti altri dopo l’Ottocento furono edificati seguendo i lasciti testamentari di
famiglie abbienti. Col boom economico e la crescita della popolazione, si sviluppa il concetto di Welfare, si
effettua un riordino del sistema ospedaliero e si istituisce il Sistema Sanitario Nazionale, in adozione al
principio costituzionale contenuto nell’Art. 32 che sancisce la salute come un diritto dell’individuo e un
interesse della collettività. Fino a quel momento la gestione della rete ospedaliera non era statale, ma a
carico delle singole istituzioni.
Tra gli anni ’70 e l’inizio degli anni ’90 ci fu un problema importante di tenuta della contabilità pubblica.
L’Italia è uno dei paesi col più alto debito pubblico al mondo, creatosi in buona parte durante quel periodo.
Tutti i paesi hanno un certo debito pubblico fisiologico, ma oltre una certa misura esso tende a divenire
patologico, ovvero a consumare troppe risorse. Il debito genera interessi verso i creditori, quindi comporta
una spesa. Quando questa spesa è eccessiva, quindi sottrae utili alle finanze pubbliche, il debito diventa
patologico.
All’epoca, a causa di una non attenta gestione delle finanze pubbliche, si è creato un debito patologico,
derivato in gran parte da due grosse cause: spesa previdenziale e spesa sanitaria, che non era oggetto di
controlli serrati. Quando ci si è resi conto che la situazione finanziaria non sarebbe stata più gestibile
secondo le modalità adottate negli anni precedenti, vi è stata la necessità di aziendalizzare, ovvero dare una
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codice deontologico
responsabilità amministrativo-contabile a chi lavora nel servizio sanitario. Tutti i lavoratori del settore
ospedaliero pubblico e di quello privato convenzionato devono rispettare dei compiti e dei doveri relativi alla
tenuta dell’economia delle attività sanitarie.
Negli anni ’90 vi è stato il bisogno di fare un upgrade della professionalità nell’ambito sanitario.
Ha riguardato molte delle professioni sanitarie che, fino ad allora, avevano avuto un grado di studio
scolastico medio-superiore e che attraverso queste riforme erano portate ad un grado di studio universitario.
A partire dagli anni ‘90, per allinearsi alla regolamentazione degli altri Paesi, la formazione dei
professionisti sanitari ausiliari è stata rivista in toto ed elevata al grado universitario.
Fino a questo punto esisteva una netta distinzione fra le professioni sanitarie, con una suddivisione in
professioni principali e ausiliarie. La distinzione, calibrata anche dal diverso grado d’istruzione
(universitario e non universitario), aveva importanti risvolti in termini di responsabilità professionale, che
era concentrata nelle professioni sanitarie principali, e molto diluita in quelle ausiliarie.
In questo periodo è stata abolita un’impostazione storica plurisecolare nell’ambito delle professioni sanitarie,
la quale distingueva tra professioni sanitarie principali e ausiliarie, che avevano un diverso grado di
istruzione ma anche un diverso grado di responsabilità. Esisteva un carattere subalterno tra le due diverse
categorie professionali, con i poteri decisionali e le responsabilità a carico delle prime.
Il testo unico determinava una suddivisione importante delle
professioni sanitarie, che è stata successivamente abolita:
professioni sanitarie principali (laurea): medico
chirurgo, odontoiatra, veterinario, farmacista,
biologo, psicologo);
professioni sanitarie ausiliarie (diploma):
infermiere "professionale", ostetrica, assistente
sanitario, terapisti della riabilitazione, podologi,
ortottisti, logopedisti, igienisti dentali etc;
arti ausiliarie delle professioni sanitarie:
odontotecnici, ottici, meccanici ortopedici,
puericultrici.
Questa distinzione è caduta nel 1999: oggigiorno siamo tutti indistintamente dei professionisti sanitari.
A ciò è conseguito, per le professioni sanitarie all’epoca considerate ausiliarie, un aumento dellautonomia
ma anche un aumento delle responsabilità, per cui sono chiamate a rispondere di ciò che fanno.
Prima di queste riforme la maggior parte delle responsabilità era in capo al primario: ad esempio, i referti di
anatomia patologica venivano tutti vidimati dal primario che si assumeva la responsabilità dell’attività svolta
sotto la propria direzione.
2. Riforma Lorenzin (2018)
Conversione degli ordini professionali da
organi ausiliari dello Stato a sussidiari (che
quindi svolgono un’attività per conto dello
stato);
cambiamenti denominativi, con conversione
dei collegi (delle ostetriche, degli infermieri,
ecc.) in ordini professionali;
equilibrio di genere ed anagrafico: tutt’ora
esiste un disequilibrio di genere. Nonostante il
numero di professionisti sanitari di sesso
femminile sia maggiore, i ruoli di maggiore
prestigio sono ancora ad oggi rivestiti
principalmente da individui di sesso maschile. La riforma Lorenzin vuole incentivare il
raggiungimento dell’equilibrio di genere;

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Anteprima

Introduzione ed evoluzione normativa

Pag. 1 a 15 Medicina legale #2 - prof. Marchesi - Inquadramento normativo delle professioni sanitarie, ordini professionali e codice deontologico Medicina legale #2 Inquadramento normativo delle professioni sanitarie, ordini professionali e codice deontologico Prof. Marchesi - 12/03/24 - Autori e revisori: Fragomeli Francesco, Giudice Cristoforo Matteo

Contesto normativo per i professionisti sanitari

1. Introduzione ed evoluzione normativa L'ambito nel quale i professionisti sanitari operano, sia come ospedalieri sia come liberi professionisti, è regolamentato. L'inizio di questa regolamentazione risale almeno agli anni '30 del secolo scorso, periodo nel quale fu fatto un primo riordinamento del settore ospedaliero italiano.

Tappe dell'evoluzione normativa

EVOLUZIONE NORMATIVA 1934 RD TU leggi sanitarie 1946 D.lgs.CPS n. 233 Ripristino Ordini professionali 1968 legge n. 132 «Mariotti» 1978 legge n. 833 1ª riforma: Istituzione SSN 1992 D.lgs n. 502 2ª riforma: aziendalizzazione 1994 DM aggiornamento profili professionali 1999 legge n. 42 disposizioni sulle professioni sanitarie 1999 legge n. 229 «Bindi» 3ª riforma 2018 legge n. 3 «Lorenzin» riorganizzazione ordini e professioni

Dettagli normativi storici

1934: Testo Unico Regio Decreto; nella nostra normativa sussistono ancora numerosi atti legislativi fatti al tempo del Regno che non sono stati aboliti. Il contenuto di questi, a volte solo in modo parziale, ha mantenuto la sua validità. Il Testo Unico delle leggi sanitarie è nato dall'esigenza del legislatore di mettere ordine nell'ambito sanitario, nel quale, fino a quel momento, era stata presente una certa "entropia normativa".

Ripristino degli ordini professionali nel 1946

1946: ripristino degli ordini professionali. Si è passati dal Regno alla Repubblica, dalla dittatura alla democrazia e per questo la dicitura CPS nel decreto, che sta per "capo provvisorio dello Stato". Tra i primi provvedimenti, per ritornare a una situazione liberale, ci fu il ripristino degli ordini professionali, aboliti in precedenza dal regime fascista, il quale li aveva sostituiti con le corporazioni professionali fasciste, tra cui quella medica.

Riordino ospedaliero e istituzione del SSN

Anni '60: una prima legge di riordino ospedaliero. Prima dell'istituzione del SSN, non esisteva il concetto di sistema, la gran parte degli ospedali era nata per iniziative spontanee: molti erano di natura religiosa, altri nascevano da istituzioni laiche, molti altri dopo l'Ottocento furono edificati seguendo i lasciti testamentari di famiglie abbienti. Col boom economico e la crescita della popolazione, si sviluppa il concetto di Welfare, si effettua un riordino del sistema ospedaliero e si istituisce il Sistema Sanitario Nazionale, in adozione al principio costituzionale contenuto nell'Art. 32 che sancisce la salute come un diritto dell'individuo e un interesse della collettività. Fino a quel momento la gestione della rete ospedaliera non era statale, ma a carico delle singole istituzioni.

Problemi di contabilità pubblica e aziendalizzazione

Tra gli anni '70 e l'inizio degli anni '90 ci fu un problema importante di tenuta della contabilità pubblica. L'Italia è uno dei paesi col più alto debito pubblico al mondo, creatosi in buona parte durante quel periodo. Tutti i paesi hanno un certo debito pubblico "fisiologico", ma oltre una certa misura esso tende a divenire "patologico", ovvero a consumare troppe risorse. Il debito genera interessi verso i creditori, quindi comporta una spesa. Quando questa spesa è eccessiva, quindi sottrae utili alle finanze pubbliche, il debito diventa "patologico". All'epoca, a causa di una non attenta gestione delle finanze pubbliche, si è creato un debito "patologico", derivato in gran parte da due grosse cause: spesa previdenziale e spesa sanitaria, che non era oggetto di controlli serrati. Quando ci si è resi conto che la situazione finanziaria non sarebbe stata più gestibile secondo le modalità adottate negli anni precedenti, vi è stata la necessità di aziendalizzare, ovvero dare unaPag. 2 a 15 Medicina legale #2 - prof. Marchesi - Inquadramento normativo delle professioni sanitarie, ordini professionali e codice deontologico responsabilità amministrativo-contabile a chi lavora nel servizio sanitario. Tutti i lavoratori del settore ospedaliero pubblico e di quello privato convenzionato devono rispettare dei compiti e dei doveri relativi alla tenuta dell'economia delle attività sanitarie.

Upgrade della professionalità sanitaria

Negli anni '90 vi è stato il bisogno di fare un "upgrade" della professionalità nell'ambito sanitario. Ha riguardato molte delle professioni sanitarie che, fino ad allora, avevano avuto un grado di studio scolastico medio-superiore e che attraverso queste riforme erano portate ad un grado di studio universitario. A partire dagli anni '90, per allinearsi alla regolamentazione degli altri Paesi, la formazione dei professionisti sanitari ausiliari è stata rivista in toto ed elevata al grado universitario.

Distinzione tra professioni sanitarie

Fino a questo punto esisteva una netta distinzione fra le professioni sanitarie, con una suddivisione in professioni principali e ausiliarie. La distinzione, calibrata anche dal diverso grado d'istruzione (universitario e non universitario), aveva importanti risvolti in termini di responsabilità professionale, che era concentrata nelle professioni sanitarie principali, e molto diluita in quelle ausiliarie. In questo periodo è stata abolita un'impostazione storica plurisecolare nell'ambito delle professioni sanitarie, la quale distingueva tra professioni sanitarie principali e ausiliarie, che avevano un diverso grado di istruzione ma anche un diverso grado di responsabilità. Esisteva un carattere subalterno tra le due diverse categorie professionali, con i poteri decisionali e le responsabilità a carico delle prime.

Suddivisione delle professioni sanitarie nel TU del 1934

Il testo unico determinava una suddivisione importante delle professioni sanitarie, che è stata successivamente abolita: · professioni sanitarie principali (laurea): medico chirurgo, odontoiatra, veterinario, farmacista, biologo, psicologo); · professioni sanitarie ausiliarie (diploma): infermiere "professionale", ostetrica, assistente sanitario, terapisti della riabilitazione, podologi, ortottisti, logopedisti, igienisti dentali etc; · arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnici, ottici, meccanici ortopedici, puericultrici.

TU del 1934: PROFESSIONI SANITARIE PRINCIPALI (laurea): medico chirurgo, odontoiatra, veterinario, farmacista, biologo, psicologo. PROFESSIONI SANITARIE AUSILIARIE (diploma): infermiere "professionale", ostetrica, assistente sanitario, terapisti della riabilitazione, podologi, ortottisti, logopedisti, igienisti dentali etc ARTI AUSILIARIE DELLE PROFESSIONI SANITARIE: odontotecnici, ottici, meccanici ortopedici, puericultrici.

Unificazione delle professioni sanitarie con la L. 42/1999

L. 42/1999 -> unificazione delle professioni sanitarie: a) MAGGIORE AUTONOMIA b) AUMENTO della RESPONSABILITÀ 3 Questa distinzione è caduta nel 1999: oggigiorno siamo tutti indistintamente dei professionisti sanitari. A ciò è conseguito, per le professioni sanitarie all'epoca considerate ausiliarie, un aumento dell'autonomia ma anche un aumento delle responsabilità, per cui sono chiamate a rispondere di ciò che fanno. Prima di queste riforme la maggior parte delle responsabilità era in capo al primario: ad esempio, i referti di anatomia patologica venivano tutti vidimati dal primario che si assumeva la responsabilità dell'attività svolta sotto la propria direzione.

Riforma Lorenzin (2018)

Principali cambiamenti della Riforma Lorenzin

2. Riforma Lorenzin (2018) · Conversione degli ordini professionali da organi ausiliari dello Stato a sussidiari (che quindi svolgono un'attività per conto dello stato); · cambiamenti denominativi, con conversione dei collegi (delle ostetriche, degli infermieri, ecc.) in ordini professionali; · equilibrio di genere ed anagrafico: tutt'ora · Istituzione nuovi Ordini: TSRM-PSTRP esiste un disequilibrio di genere. Nonostante il numero di professionisti sanitari di sesso femminile sia maggiore, i ruoli di maggiore prestigio sono ancora ad oggi rivestiti principalmente da individui di sesso maschile. La riforma Lorenzin vuole incentivare il raggiungimento dell'equilibrio di genere;

Dettagli della Riforma Lorenzin 2018

Riforma «Lorenzin» 2018 · Ordini: organi «ausiliari»> > «sussidiari» dello stato · Conversione Collegi inf./ost. - > Ordini · Equilibrio di genere e ricambio generazionale, max 2 mandati · Biologi, Psicologi, Chimici e Fisici -> professionisti sanitari · Riconoscimento dell'Osteopata e del Chiropratico

Nuovi ordini e figure professionali

· istituzione di un nuovo ordine, il TSRM-PSTRP, che raccoglie tutte le professioni dell'ambito riabilitativo e diagnostico per radiologia e laboratorio; · inserimento di alcune figure come biologi, psicologi, chimici e fisici all'interno della categoria dei professionisti sanitari. Questo comporta, inoltre, che la legge Gelli sulla responsabilità sanitaria si applichi anche a questi professionisti; · controverso riconoscimento delle figure professionali dell'osteopata e del chiropratico, che sono ancora abbastanza indigeste poiché vi è una sovrapposizione di competenze con fisioterapisti e altri professionisti sanitari. Hanno avuto un iter riconoscitivo molto lungo e travagliato.

Importanza degli ordini professionali

Gli ordini professionali esistono anche in ambiti diversi da quello sanitario, laddove il legislatore ritenga necessaria la presenza di un ente che controlli l'attività professionale in un determinato settore. Le competenze che un medico dovrebbe avere sono contenuto nel d. lgs n. 368 del 1999, che è il principale riferimento normativo della professione medica. Esistono norme di riferimento anche per le altre professioni sanitarie.

Concetto di professione e requisiti

IMPORTANTE: Il prof. precisa che non è necessario imparare a memoria i numeri e gli anni di emanazione dei singoli decreti ai fini dell'esame, l'importante è ricordare il concetto. Molto spesso, in via del tutto informale, parliamo di professione, lavoro e occupazione come fossero sinonimi, in realtà non è così. Per definizione di legge secondo il DPR 137/2012, la professione è: un'attività lavorativa regolamentata dall'autorità statale, per la quale sono richiesti una qualificazione professionale (titolo) e l'accertamento delle specifiche professionalità (abilitazione). Questi ultimi due oggi sono spesso unificati nelle cosiddette lauree abilitanti. Perciò, una professione è esercitabile solo in presenza di questi criteri, ovvero di una formazione specifica per l'esercizio delle attività. Le altre attività lavorative che non richiedano uno specifico titolo di studio, un'abilitazione né un'iscrizione a un Ordine a rigore non sono professioni (es. arti, mestieri).

Libera professione e reato di esercizio abusivo

Piccola digressione sulla libera professione: non è un lavoro, ma un regime lavorativo! Il libero professionista è un professionista che lavora in senso libero, vale a dire che per tutta o parte della sua attività non ha un rapporto di dipendenza in senso lato da un soggetto terzo. Chi esercita una professione senza questi requisiti commette un gesto di rilevanza penale. Si configura il reato di esercizio abusivo della professione, previsto e punito dall'art. 348 c.p .: chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni o con la multa da euro 10.000 a euro 50.000 (sanzione pecuniaria).

Articolo 348 c.p. e sanzioni

Art. 348 c.p. ESERCIZIO ABUSIVO di una professione Chiunque abusivamente esercita una professione per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni con la multa da euro 10.000 a euro 50.000. Esercizio in mancanza di titolo di studio / abilitazione / iscrizione albo > confisca dei beni utilizzati per l'esercizio abusivo > interdizione dalla propria (altra) professione da 1 a 3 anni > pene aumentate per chi ha indotto altrui all'esercizio abusivo e/o ne ha diretto l'attività abusiva A questo, si aggiungono delle pene accessorie, tra cui la confisca dei beni utilizzati per l'esercizio abusivo e l'interdizione dalla propria (altra) professione, svolta regolarmente, da uno a tre anni, oltre alla ovvia inibizione dall'esercizio abusivo della professione di cui non si hanno le specifiche qualifiche o abilitazioni.

Interpretazione delle norme legislative

"Quando si legge una norma, ogni parte della norma ha un suo significato: il legislatore è molto sintetico e perciò deve ponderare parola per parola. Ad esempio, quando si specifica che l'articolo 348 si applica a "chiunque" si intende che è valido per qualsiasi soggetto, come dice la parola stessa. Se ad esempio ci fosse scritto "il cittadino" la norma sarebbe applicabile solo a coloro che hanno la cittadinanza italiana, e non ad altri. Se ci fosse scritto "il professionista sanitario" o "l'esercente la professione sanitaria" sarebbe applicabile solo a costoro. Un altro esempio ci viene offerto dall'infanticidio: è una forma di omicidio volontario attenuato, riconosciuto secondo specifiche condizioni alla madre. Il dettato normativo non si riferisce a chiunque, bensì alla madre che uccide il proprio feto nascente o neonato." Anche negli altri Paesi sono richiesti dei requisiti simili per l'esercizio di una professione e nel tempo, per una questione di mercato del lavoro e per facilitare la libera circolazione dei professionisti, in particolare

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