Documento dall'Università di Bologna su "Pronti per cosa? Innovare i servizi e la scuola dell'infanzia a partire dalle pratiche di continuità educativa". Il Pdf esamina l'evoluzione storica e le sfide istituzionali e pedagogiche della continuità educativa, con un focus sulle riforme scolastiche italiane e il dibattito dagli anni '80, utile per studenti universitari di pedagogia.
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Pronti per cosa? Innovare i servizi e la scuola dell'infanzia a partire dalle pratiche di continuità educativa Educazione alla Corporeità e Metodologia del Gioco (Università di Bologna) Scansiona per aprire su Studocu Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da alice rotunno (rotunno.alice@gmail.com)RIASSUNTO - PRONTI PER COSA?
Fino alla metà del XX secolo l'analisi del sistema scolastico e dell'evolversi delle sue funzioni, problemi e delle prospettive di trasformazione metteva in luce frammentazioni > sia in verticale fra i diversi ordini e gradi, sia in orizzontale in relazione agli altri elementi del sistema sociale. Il motivo di questa frammentazione va cercato nella storia stessa della scuola e in specifico dalla legge Casati (1859) che, stabilendo l'obbligo scolastico per tutti i cittadini, disegnava la struttura e l'organizzazione del sistema statale d'istruzione. In questo contesto la scuola elementare nacque come percorso destinato alle classi popolari: il suo funzionamento era a carico dei comuni, durava quattro anni, di cui sono il primo biennio era obbligatorio. il suo compito specifico era fornire a chi la frequentava gli elementi culturali ritenuti fondamentali a quel tempo nella formazione > il compito era dunque quello di "istruire il popolo quanto basta". la frequenza la scuola elementare era pensata come momento di preparazione al vivere civile che avesse qualche nozione di lingua italiana, di calcolo e scrittura, ma che soprattutto fosse rispettoso delle autorità e delle leggi. La scuola forniva quelle basi essenziali per la formazione agli scolari che non avrebbero continuato gli studi.
La fine della guerra trovò l'Italia in condizioni drammatiche: il paese era da ricostruire, l'industria inefficiente, problemi di disoccupazione e di analfabetismo che investivano buona parte della popolazione. Per quanto riguarda la scuola, l'intervento più immediato fu quello rivolto a eliminare i contenuti legati a regime fascista, ripulendo i libri di testo e promulgando nuovi programmi per la scuola elementare (1945). Questi interventi appaiono come superficiali, ma nel frattempo erano stati emanati principi essenziali riguardanti la scuola e le sue finalità nel testo legislativo più importante del dopoguerra: la Costituzione della Repubblica Italiana. L'Art. 34 prevede che l'istruzione inferiore sia obbligatoria e impartita per almeno 8 anni e che siano previsti aiuti specifici per "i capaci e meritevoli anche se privi di mezzi". Oltre ai programmi emanati nel 1945, la scuola elementare conobbe un'altra modifica dei programmi (1955) e l'introduzione dei cicli didattici > tutti interventi tesi a migliorarne il funzionamento, senza trasformarne completamente funzione e ruolo. Il dibattito politico si incentrò in particolare sulla scuola media:
A partire dagli anni 70, disegnato l'itinerario istituzionale di un possibile percorso unitario, ci si rese conto che frammentazione discontinuità erano alla base di molte delle disfunzioni scolastiche e della forte selezione che avveniva nelle prime classi. Si originò una prospettiva di lotta alla disuguaglianza che poneva al suo centro la riflessione sulla continuità. La continuità per Bartolini > deve rappresentare uno dei punti qualificanti di un progetto educativo complessivo, capace di dare a tutti i bambini ciò di cui hanno bisogno per sviluppare correttamente la loro personalità, in relazione con l'ambiente e la cultura in cui sono inseriti o dovranno inserirsi in futuro (la prospettiva della continuità deve coinvolgere sia la famiglia sia la scuola). La definizione di Bartolini disegna un quadro preciso del senso e delle direzioni della continuità:
Fino al 1994 materna, elementare e media sono rimaste separate istituzionalmente. comuni ai tre livelli scolastici ci sono alcuni aspetti fondamentali:
Questo documento nasce dalla percezione che la scuola media non ha costruito un percorso capace di offrire una reale uguaglianza delle opportunità educative. Come aveva denunciato Lettera a una professoressa, la scuola media conservava criteri di selezione legati a vecchi schemi valutativi. Nel testo sono presenti numerosi richiami al collegamento con la scuola elementare e alla continuità > "la scuola media è formativa in quanto si preoccupa di offrire occasioni di sviluppo in tutte le direzioni", favorendo "la progressiva maturazione della coscienza di sé e del proprio rapporto con il mondo esterno"; è orientativa, ma soprattutto, "successiva alla scuola primaria e si colloca all'interno di un processo unitario di sviluppo che si consegue nell'arco dell'istruzione obbligatoria". Scaricato da alice rotunno (rotunno.alice@gmail.com)