Documento sulla psicoeconomia cognitiva: come decidono i bambini. Il Pdf esplora il processo decisionale, confrontando i modelli teorici dell'Utilità Attesa e della Teoria del Prospetto, con un focus sul regret in età evolutiva, utile per lo studio universitario di Psicologia.
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Decidere significa valutare una serie di opzioni disponibili e scegliere quella che consenta di conseguire il miglior risultato possibile. Si tratta dunque di una capacità complessa, che non opera isolatamente e non si esaurisce in un singolo atto, anzi essa richiede l'apporto di competenze cognitive ed emotive, che si esplicano lungo un arco di tempo. Pertanto è corretto parlare di processo decisionale (decision-making) per parlare di questo oggetto di studio.
Al fine di considerare gli aspetti evolutivi della presa di decisione non si può non prendere in considerazione due famosi modelli teorici in due differenti discipline: Teoria dell'Utilità Attesa, elaborata da von Neumann e Morgenstern in ambito economico e la Teoria del Prospetto, di Kahneman e Tversky in ambito psicologico; lo studio dei processi decisionali ha quindi portato allo sviluppo di modelli antitetici che hanno due visioni dell'uomo ben distinte: homo oeconomicus per la disciplina economica e uomo dalla bounded - rationality (razionalità limitata) per la disciplina psicologica.
Nonostante la psicologia e l'economia nascano entrambe nella scuola empirista anglosassone del XVII sec, esse si sono poi distinte grazie alla nascita della psicologia scientifica -> psicologia fornisce le evidenze empiriche a sostegno delle teorie formulate a monte, mentre l'economia elabora dei modelli teorici per fare previsioni di comportamenti di scelta. Durante la seconda metà del secolo scorso le due discipline si riuniscono grazie ai contributi di vari autori quali Katona, Simon, Edwards, Fishbein e Ajzen che plasmano una nuova disciplina "di frontiera", ovvero la psicologia economica/economia comportamentale che ha come oggetti di studio risparmio, investimento, indebitamento, consumo, nessi tra caratteristiche di personalità e comportamento economico ecc.
L'attività di presa di decisione sembrerebbe coincidere con quella di risoluzione di un problema, generando la sovrapposizione tra decision-making e problem solving. Infatti entrambe coinvolgono processi psicologici di tipo attentivo e mnestico, volti a selezionare le informazioni, a recuperarle o mantenere nella memoria, ovvero processi di ragionamento finalizzati a prendere la decisione migliore data la serie di opzioni disponibili. Nel decision-making all'individuo è chiesto di valutare la serie di opzioni disponibili e di scegliere quella più adeguata, nel problem solving occorre generare la strategia più efficace per trovare la soluzione del problema. Entrambe le attività richiedono di compiere un atto di decisione, che però è differente: nel decision-making la decisione riguarda la selezione di un'opzione data per arrivare alla scelta finale, nel problem solving la decisione riguarda la scoperta di un nuovo percorso per risolvere il problema.
È possibile classificare le decisioni sulla base di alcune caratteristiche:
Il processo decisionale possiede una natura interdisciplinare, in quanto nel corso del tempo diverse 1discipline si sono occupate di studiarne le caratteristiche, psicologia ed economia in primis. Considerata tale interdisciplinarietà, nello studio della decisione è possibile distinguere due tipi di approcci teorici: l'approccio normativo e l'approccio descrittivo. L'approccio normativo si basa su teorie che definiscono la "scelta razionale" che dovrebbe essere compiuta da un individuo "pienamente razionale" e considera gli assiomi e i criteri alla base del processo decisionale. All'interno di questo filone di ricerca si collocano varie teorie sviluppate da economisti e matematici, in particolare la teoria dell'Utilità Attesa (von Neumann e Morgenstern 1944). L'approccio descrittivo invece si basa su teorie "cognitive", cioè su teorie che cercano di descrivere i processi mentali attraverso i quali gli individui scelgono e prendono una decisione. Tale approccio studia cioè i principi e i meccanismi alla base delle decisioni. All'interno di questo approccio si collocano teorie sviluppate da psicologi, come la Teoria del Prospetto di Kahneman e Tversky 1979). Partendo da tali approcci teorici, è possibile delineare due modelli di individuo-decisore alquanto distanti: l'homo oeconomicus, un individuo perfettamente razionale, che per scegliere e decidere segue sempre e necessariamente calcoli logico-matematici, e l'uomo della bounded-rationality, cioè della razionalità limitata, che per scegliere e decidere non segue sempre e necessariamente calcoli logico- matematici, ma spesso prende "scorciatoie" o commette errori. Il concetto di "razionalità limitata" deriva da Simon che lo usò per indicare i limiti insiti nelle capacità cognitive (selezione ed elaborazione delle informazioni, attenzione, memoria) che l'individuo utilizza durante il processo di ragionamento volto a prendere una decisione.
I presupposti dell'approccio normativo, considerano l'individuo come "idealmente razionale" perché si ritiene che agisca avendo sempre come obiettivo il conseguimento del proprio benessere, ossia la massimizzazione del proprio utile. Quando un individuo deve prendere una decisione, si assume che egli abbia davanti a sé tutte le opzioni di scelta possibili e che conosca con sicurezza le conseguenze di ciascuna opzione, così da massimizzare il guadagno e minimizzare le perdite; si arriva così al concetto di "scelta razionale" inteso come il risultato di un calcolo che il decisore compie quando valuta il ventaglio delle opzioni disponibili.
La teoria dell'Utilità concepisce l'individuo come un homo oeconomicus pienamente razionale, in grado di effettuare sempre "scelte razionali". Ma dal momento che il processo decisionale avviene in una situazione di incertezza o di rischio, come si fa ad effettuare sempre una scelta razionale? L'individuo dovrebbe calcolare il valore atteso di ogni opzione di scelta che ha a disposizione e scegliere quella che presenta il valore atteso più elevato, scartando tutte le altre. In tal modo il decisore, operando una scelta sempre razionale, arriva a massimizzare i propri guadagni e minimizzare le perdite. Più specificatamente è una teoria assiomatica, in quanto postula gli assiomi e i criteri alla base della decisione razionale, tra i quali è possibile annoverare la cancellazione delle componenti comuni, la transitività, l'invarianza e la dominanza.
2In realtà, non è sempre facile individuare, per ogni opzione disponibile, le sue diverse componenti: quanto più la decisione da prendere è complessa, tanto più numerose saranno le componenti di ciascuna opzione. Nella vita quotidiana gli scenari decisionali che l'individuo affronta sono complessi, presentano opzioni con molte componenti, non sempre facilmente identificabili e traducibili in valori numerici e i cui esiti finali sono difficilmente individuabili a priori. Inoltre, le preferenze dell'individuo vengono influenzate da vari fattori nel corso del tempo, che le rendono tanto mutevoli da invalidare sia l'assioma della transitività, sia quello dell'invarianza.
Essa concepisce il decisore come un individuo della bounded-rationality, che per scegliere prende scorciatoie. È ritenuta una teoria descrittiva, dal momento che non postula a priori i principi, ma li individua dall'analisi del comportamento messo effettivamente in atto dall'individuo. La psicologia della decisione è strettamente legata alla psicologia cognitiva.
Un elemento chiave degli studi sul pensiero e sul ragionamento che ha consentito di abbandonare il modello ideale dell'individuo totalmente razionale, come quello promosso dall'HIP (Human Information Processing), che adotta una concezione dell'individuo di tipo computazionale nella soluzione dei problemi, a favore di un modello più vicino alla realtà, è sicuramente il concetto di euristica; i ragionamenti euristici costituiscono una via alternativa al ragionamento logico-formale, non meno efficaci di quest'ultimo nel permettere di arrivare ad una soluzione.
Secondo Simon e Duncker > le euristiche costituiscono vie adeguate per il raggiungimento della soluzione, in quanto caratterizzate dall'economicità e dall'essere inerenti all'essenza della soluzione intelligente del problema, consentono dunque di variare intelligentemente elementi appropriati della situazione per giungere alla soluzione del problema.
Secondo Tversky e Kahnman > le euristiche sono procedimenti che non garantiscono di per sé il raggiungimento della soluzione, ma possono portare alla risposta corretta solo per coincidenza, rendendo dunque necessaria la distinzione tra soluzione del problema, a cui si perviene mediante il ragionamento logico-formale e risposta corretta a cui si perviene attraverso l'euristica.
Tra le euristiche è possibile distinguere quella della disponibilità e quella della rappresentatività, utilizzate spesso nelle fasi rispettivamente di acquisizione ed elaborazione delle informazioni. L'euristica della disponibilità fa riferimento alla disponibilità presente in memoria dei casi in cui un determinato evento ha avuto luogo; l'individuo si riferira più facilmente ad essi piuttosto che alle informazioni fornite dal problema (esempio dello studio sulla disoccupazione). L'euristica della rappresentatività invece si riferisce a situazioni in cui l'individuo, dovendo stimare la probabilità di un certo evento, si basa sul grado di rappresentatività di tale evento rispetto alla fonte da cui esso deriva (esempio di avvocati ed ingegneri).
Tornando alla Teoria del Prospetto è necessario dire che, il modello di uomo decisore che deriva da questa teoria è più simile a quello di un homo irrationalis, che per scegliere non segue calcoli matematici, ma si affida a strategie alternative e scorciatoie mentali. La decisione a cui perviene, quindi, non è quella migliore in assoluto, bensì sufficientemente buona per quel momento.
Un ulteriore aspetto che differenzia le due teorie dell'Utilità Attesa e del Prospetto è dato dalla natura dell'impianto teorico -> la teoria dell'Utilità Attesa è definita come teoria di tipo top-down (dall'alto verso il basso) in quanto postula assiomi ritenuti validi a priori, che devono essere confermati o invalidati dal comportamento effettuato dagli individui; la teoria di Prospetto invece presenta un'impostazione di tipo bottom-up (dal basso verso l'alto) che muove dall'osservazione del comportamento dell'individuo nella presa di decisione per risalire alle spiegazioni teoriche di tale comportamento.
Nella teoria del Prospetto, la modalità, il linguaggio con cui viene formulato e posto il problema decisionale, e la situazione generale dell'individuo sono rilevanti ai fini della decisone.
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