Documento di Università su Modulo 7: psicologia e pedagogia. Il Pdf esplora il ruolo della psicologia nella pedagogia, analizzando come la ricerca sperimentale cognitiva contribuisca all'educazione. Vengono discussi concetti come la cultura secondo Bruner e la consapevolezza delle strutture normative nei bambini, con un focus sull'impronta ecologica degli asili nido.
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Per i pedagogisti, il lavoro dello psicologo è fondamentale per capire cosa il bambino può e non può fare a una certa età, le aspettative devono essere congrue, quindi tracciare un percorso per favorirne lo sviluppo.
Anche disturbi evolutivi sono utili al pedagogista, distinguono gli adattamenti negoziabili e non negoziabili:
BRUNER, concepisce la cultura come il contesto in cui l'esperienza dei discenti può essere interpretata; nella seconda accezione, la cultura è vista come un insieme di strumenti che permettono, a chi li possiede di "navigare" il mondo e dargli un senso.
BRUNER, dichiarava che un obiettivo importante della formazione era "interiorizzare la cultura" da parte dei bambini e ottenere delle "cassette per gli attrezzi" già impostate. La cultura può essere sia una "gabbia" che un "trampolino di lancio" in base a come la si affronta.
DOMANDA 1 MODULO 7) In che modo la ricerca sperimentale in ambito cognitivo può contribuire alla pedagogia? Così come lo psicologo cognitivo ha difficoltà a rintracciare questa o quella capacità cognitiva del singolo individuo, così l'educatore incontrerà maggiori difficoltà se cerca di interpretare un approccio a tutti i costi del tipo "adesso scopriamo che gli adulti si possono sbagliare". È più conforme per lo sviluppo del bambino la co-costruzione di un ambiente sano, comprensivo e arricchito. Concludiamo che l'educatore, se è capace di interpretare gli studi sperimentali, comprende che certe interazioni, così come il loro sanzionamento o valutazione, non hanno senso prima dell'insorgere di una certa disposizione o competenza.
Le misure da prendere quando i bambini diventano soggetti sperimentali, sono:
1Bisogna strutturare le attività sotto forma di gioco; alcune ragioni sono per il benessere dei bambini stessi (il gioco comporta meno stress), altre ragioni sono teoriche, il gioco consente di identificare il rapporto del bambino con le regole, osservare come reagisce a situazioni insolite che sono il centro dell'esperimento.
Usare i bambini come campioni nella seconda infanzia è utile per promuovere le nostre conoscenze circa l'evoluzione umana.
Domanda di ricerca: Primo articolo sperimentale nel 2008 condotto al "MAX PLANCK INSTITUTE FOR EVOLUTIONARY ANTHROPOLOGY" da RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO. Si tratta di due esperimenti dal design con elementi comuni o simili che riguardano la stessa questione: a che età i bambini in età prescolare iniziano a comprendere la dimensione normativa dei contesti di azione; si chiedono, quando e con che modalità i bambini sviluppano la consapevolezza di regole che governano l'ambiente e i contesti sociali.
Attori sociali: tutti coloro che entrano a fare parte della relazione educativa.
Il primo passo è quello di identificare i concetti che fanno sì di classificare la realtà in modo utile alla sua comprensione. Così viene spiegato l'esperimento:
Pur esistendo la separazione tra convenzionale e normativo, non è facile capire se tale distinzione c'è anche in generale.
RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO, ottengono numerosi risultati a mezzo di interviste:
2RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO, rilevano però anche dei problemi con le interviste: Le interviste non possono essere utilizzate con i bambini più piccoli, per questo si è fatto ricorso alle capacità imitative dei bimbi:
Questi studi identificano che i bambini non riescono a identificare con consapevolezza una dimensione normativa, in altre parole in fatto che i bambini imitano e copino non significa che comprendono il valore della norma.
Nello sviluppare il disegno sperimentale, hanno capito che il gioco è il contesto ideale per lo studio. Il gioco stabilisce un contesto che assegna uno status a uno o più oggetti e pratiche (oggetto la marionetta, pratiche, inciampa e cade), così facendo la comprensione della dimensione normativa emerge, quando il bambino protesta quando l'oggetto non è trattato come ci si aspetta.
Il primo studio fa ricorso al seguente campione:
Ogni bambino è sottoposto a quattro attività: due in un contesto sperimentale e due in un contesto di controllo.
La struttura del primo studio è la seguente:
3- Il grado di concordanza (accordo) di chi ha fatto la classificazione è ricavato dal KAPPA DI COHEN, in questo studio, è k = . 95. Il valore k indica quanto concordano tra loro i due osservatori nell'assegnare valori nominali.
Inizia quindi l'attività:
Invece con il gruppo di controllo, lo sperimentatore non attribuisce un valore A1 e A2, che devono risultare neutrali ed egualmente accettabili.
Il gioco del Daxing è ispirato al biliardo e consiste in una tavola di polistirene espanso con una buca a un capo della superficie, un blocco per costruzioni, un'asta di legno e un legnetto che si può combinare con l'asticella in modo da ottenere una sorta di stecca da biliardo.
Azione A1 consiste nell'assemblare la stecca e usarla per spingere il blocco all'interno della buca. Azione A2 consiste nel sollevare la tavola da un lato, in modo da far scivolare il blocco nella buca. Max che compie l'azione A2 impiega circa 15 secondi a completarla.
La codifica, cioè la classificazione dei dati, e l'assegnazione dei punteggi, è condotta da un osservatore in una sede separata, l'osservatore ha il compito di descrivere le reazioni e verbalizzazioni del bambino e dargli un valore.
CODICE 1: Assegnato a tutte le "proteste normative", utilizza quindi il linguaggio normativo "No! Non funziona così!"
CODICE 2: Assegnato a tutte le "proteste imperative", utilizza ordini positivi o negativi "No! Non metterlo lì!" oppure "Prendi la stecca".
La protesta "imperativa" può riflettere semplicemente una preferenza personale del bambino, la protesta "normativa" è il riferimento alle regole apprese. L'IPOTESI NULLA HO prevede che i bambini abbiano le stesse reazioni sia nella situazione sperimentale che in 4quella di controllo, rendendo così impossibile capire se si tratta di preferenza personale o di norme apprese.
In caso di rigetto dell'ipotesi nulla si avrebbe una situazione in cui al contesto sperimentale corrispondono molte interazioni normative.
Rakoczy, Warneken e Tommasello riferiscono che: "In sintesi i bambini di 3 anni mostravano una chiara comprensione della struttura normativa delle azioni di gioco congiunto. Quando una marionetta commette un errore nel contesto di gioco spesso la correggevano in modo esplicito, mentre facevano questo raramente quando la marionetta ripeteva lo stesso comportamento in un contesto in cui non costituiva errore. I bambini di 2 anni mostravano una struttura simile ma a livello meno esplicito.
Nello studio 1 i bambini sono smistati e una volta affiliati a un contesto vi permangono per tutta la durata dell'esperimento Ciò significa che il bambino soggetto a condizioni sperimentali è collocato entro una cornice normativa e non ha più l'opportunità, durante l'esperimento, di interagire in contesti non normativi. Il bambino nel gruppo di controllo invece non era mai inquadrato in un contesto normativo. Per ovviare a ciò gli sperimentatori hanno pensato di reclutare nuovi campioni inserire tutti in una cornice normativa. La differenza tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo non è più determinata dalla presenza o meno di norme esplicite ma dalle affermazioni di Max.
Nel campione dello studio 2A sono presenti 24 bambini di 3 anni. La sequenza operativa è:
FASE 1 - FASE DI RISCALDAMENTO, diversi oggetti necessari per il gioco del d'Ax sono introdotti dallo sperimentatore. Sperimentatore e bambino giocano secondo consuetudine (se ci sono i solidi per costruzioni, si costruirà qualcosa insieme). Uno degli oggetti introdotti e un solido cubico con metà facce rosse e metà faccia blu. FASE 2 - FASE DI GIOCO, lo sperimentatore annuncia di voler mostrare un gioco al bambino e che il gioco si chiama dax e gli spiega le regole:
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