Psicologia e pedagogia: ricerca cognitiva e sostenibilità nell'educazione

Documento di Università su Modulo 7: psicologia e pedagogia. Il Pdf esplora il ruolo della psicologia nella pedagogia, analizzando come la ricerca sperimentale cognitiva contribuisca all'educazione. Vengono discussi concetti come la cultura secondo Bruner e la consapevolezza delle strutture normative nei bambini, con un focus sull'impronta ecologica degli asili nido.

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MODULO 7
Per i pedagogisti, il lavoro dello psicologo è fondamentale per capire cosa il bambino
può e non può fare a una certa età, le aspettative devono essere congrue, quindi
tracciare un percorso per favorirne lo sviluppo.
Anche disturbi evolutivi sono utili al pedagogista, distinguono gli adattamenti negoziabili e
non negoziabili:
1) NEGOZIABILI -> sono tratti che possono variare in un certo intervallo, a volte,
indipendentemente dalle informazioni che si hanno dall’ambiente.
2) NON NEGOZIABILI -> i tratti che rispondono a certe pressioni ambientali, non posso
essere modificati.
BRUNER, concepisce la cultura come il contesto in cui l’esperienza dei discenti può essere
interpretata; nella seconda accezione, la cultura è vista come un insieme di strumenti che
permettono, a chi li possiede di “navigare” il mondo e dargli un senso.
BRUNER, dichiarava che un obiettivo importante della formazione era “interiorizzare la
cultura” da parte dei bambini e ottenere delle “cassette per gli attrezzi” già impostate. La
cultura può essere sia una “gabbia” che un “trampolino di lancio” in base a come la si
affronta.
DOMANDA 1 MODULO 7) In che modo la ricerca sperimentale in ambito cognitivo può
contribuire alla pedagogia? Così come lo psicologo cognitivo ha difficoltà a rintracciare
questa o quella capacità cognitiva del singolo individuo, così l’educatore incontrerà
maggiori difficoltà se cerca di interpretare un approccio a tutti i costi del tipo “adesso
scopriamo che gli adulti si possono sbagliare”. È più conforme per lo sviluppo del bambino
la co-costruzione di un ambiente sano, comprensivo e arricchito. Concludiamo che
l’educatore, se è capace di interpretare gli studi sperimentali, comprende che certe
interazioni, così come il loro sanzionamento o valutazione, non hanno senso prima
dell’insorgere di una certa disposizione o competenza.
Sperimentare con i bambini:
Le misure da prendere quando i bambini diventano soggetti sperimentali, sono:
1) Reclutare i partecipanti,
2) Adeguare le attività,
3) Adeguare il contesto sperimentale,
4) Calibrare il rilevamento,
5) Interpretare i risultati analizzati
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Bisogna strutturare le attività sotto forma di gioco; alcune ragioni sono per il benessere dei
bambini stessi (il gioco comporta meno stress), altre ragioni sono teoriche, il gioco
consente di identificare il rapporto del bambino con le regole, osservare come reagisce a
situazioni insolite che sono il centro dell’esperimento.
Usare i bambini come campioni nella seconda infanzia è utile per promuovere le nostre
conoscenze circa l’evoluzione umana.
ESPERIMENTO 1- CONSAPEVOLEZZA DELLE STRUTTURE NORMATIVE:
Domanda di ricerca: Primo articolo sperimentale nel 2008 condotto al “MAX PLANCK
INSTITUTE FOR EVOLUTIONARY ANTHROPOLOGY” da RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO.
Si tratta di due esperimenti dal design con elementi comuni o simili che riguardano la
stessa questione: a che età i bambini in età prescolare iniziano a comprendere la
dimensione normativa dei contesti di azione; si chiedono, quando e con che modalità i
bambini sviluppano la consapevolezza di regole che governano l’ambiente e i contesti
sociali.
Indagine preliminare – concetti esaminati: Attori sociali: tutti coloro che entrano a fare
parte della relazione educativa.
Il primo passo è quello di identificare i concetti che fanno sì di classificare la realtà in
modo utile alla sua comprensione. Così viene spiegato l’esperimento:
1) DIMENSIONE CONVENZIONALE: tendenza generale ad agire in un certo modo in un
certo contesto. Nella maggior parte dei casi le convenzioni sono seguite dagli
attori sociali.
2) DIMENSIONE NORMATIVA: dimensione che specifica obblighi e costruzioni. Le
norme, sono rispettate con frequenza maggiore.
Pur esistendo la separazione tra convenzionale e normativo, non è facile capire se tale
distinzione c’è anche in generale.
RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO, ottengono numerosi risultati a mezzo di interviste:
1) Bambini di 5 anni capiscono la differenza tra regole convenzionali (non si fa il
bagno vestiti) e leggi di natura (gli esseri umani non possono volare).
2) Bambini in età prescolare capiscono le regole legate alla convenzione da quelle
che invece sono regole morali, quindi le regole convenzionali hanno un senso.
3) I bambini in età prescolare capiscono le convenzioni d’uso degli artefatti
(documenti, immagini, vestiti), sanno che servono a qualcosa.

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MODULO 7

Per i pedagogisti, il lavoro dello psicologo è fondamentale per capire cosa il bambino può e non può fare a una certa età, le aspettative devono essere congrue, quindi tracciare un percorso per favorirne lo sviluppo.

Anche disturbi evolutivi sono utili al pedagogista, distinguono gli adattamenti negoziabili e non negoziabili:

  1. NEGOZIABILI -> sono tratti che possono variare in un certo intervallo, a volte, indipendentemente dalle informazioni che si hanno dall'ambiente.
  2. NON NEGOZIABILI -> i tratti che rispondono a certe pressioni ambientali, non posso essere modificati.

BRUNER, concepisce la cultura come il contesto in cui l'esperienza dei discenti può essere interpretata; nella seconda accezione, la cultura è vista come un insieme di strumenti che permettono, a chi li possiede di "navigare" il mondo e dargli un senso.

BRUNER, dichiarava che un obiettivo importante della formazione era "interiorizzare la cultura" da parte dei bambini e ottenere delle "cassette per gli attrezzi" già impostate. La cultura può essere sia una "gabbia" che un "trampolino di lancio" in base a come la si affronta.

Ricerca sperimentale in ambito cognitivo e pedagogia

DOMANDA 1 MODULO 7) In che modo la ricerca sperimentale in ambito cognitivo può contribuire alla pedagogia? Così come lo psicologo cognitivo ha difficoltà a rintracciare questa o quella capacità cognitiva del singolo individuo, così l'educatore incontrerà maggiori difficoltà se cerca di interpretare un approccio a tutti i costi del tipo "adesso scopriamo che gli adulti si possono sbagliare". È più conforme per lo sviluppo del bambino la co-costruzione di un ambiente sano, comprensivo e arricchito. Concludiamo che l'educatore, se è capace di interpretare gli studi sperimentali, comprende che certe interazioni, così come il loro sanzionamento o valutazione, non hanno senso prima dell'insorgere di una certa disposizione o competenza.

Sperimentare con i bambini

Le misure da prendere quando i bambini diventano soggetti sperimentali, sono:

  1. Reclutare i partecipanti,
  2. Adeguare le attività,
  3. Adeguare il contesto sperimentale,
  4. Calibrare il rilevamento,
  5. Interpretare i risultati analizzati

1Bisogna strutturare le attività sotto forma di gioco; alcune ragioni sono per il benessere dei bambini stessi (il gioco comporta meno stress), altre ragioni sono teoriche, il gioco consente di identificare il rapporto del bambino con le regole, osservare come reagisce a situazioni insolite che sono il centro dell'esperimento.

Usare i bambini come campioni nella seconda infanzia è utile per promuovere le nostre conoscenze circa l'evoluzione umana.

ESPERIMENTO 1- CONSAPEVOLEZZA DELLE STRUTTURE NORMATIVE

Domanda di ricerca: Primo articolo sperimentale nel 2008 condotto al "MAX PLANCK INSTITUTE FOR EVOLUTIONARY ANTHROPOLOGY" da RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO. Si tratta di due esperimenti dal design con elementi comuni o simili che riguardano la stessa questione: a che età i bambini in età prescolare iniziano a comprendere la dimensione normativa dei contesti di azione; si chiedono, quando e con che modalità i bambini sviluppano la consapevolezza di regole che governano l'ambiente e i contesti sociali.

Indagine preliminare - concetti esaminati

Attori sociali: tutti coloro che entrano a fare parte della relazione educativa.

Il primo passo è quello di identificare i concetti che fanno sì di classificare la realtà in modo utile alla sua comprensione. Così viene spiegato l'esperimento:

  1. DIMENSIONE CONVENZIONALE: tendenza generale ad agire in un certo modo in un certo contesto. Nella maggior parte dei casi le convenzioni sono seguite dagli attori sociali.
  2. DIMENSIONE NORMATIVA: dimensione che specifica obblighi e costruzioni. Le norme, sono rispettate con frequenza maggiore.

Pur esistendo la separazione tra convenzionale e normativo, non è facile capire se tale distinzione c'è anche in generale.

RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO, ottengono numerosi risultati a mezzo di interviste:

  1. Bambini di 5 anni capiscono la differenza tra regole convenzionali (non si fa il bagno vestiti) e leggi di natura (gli esseri umani non possono volare).
  2. Bambini in età prescolare capiscono le regole legate alla convenzione da quelle che invece sono regole morali, quindi le regole convenzionali hanno un senso.
  3. I bambini in età prescolare capiscono le convenzioni d'uso degli artefatti (documenti, immagini, vestiti), sanno che servono a qualcosa.

2RAKOCZY, WARNEKEN e TOMASELLO, rilevano però anche dei problemi con le interviste: Le interviste non possono essere utilizzate con i bambini più piccoli, per questo si è fatto ricorso alle capacità imitative dei bimbi:

  1. Dai 9 ai 12 circa, imitano azioni semplici strumentali con oggetti,
  2. Dai 14 ai 18 circa, imitazioni di azioni strumentali diventano sistematici e razionali,
  3. Dal secondo anno, iniziano a imitare azioni di finzione simbolica e atti linguistici convenzionali.

Questi studi identificano che i bambini non riescono a identificare con consapevolezza una dimensione normativa, in altre parole in fatto che i bambini imitano e copino non significa che comprendono il valore della norma.

Progettazione - il gioco come contesto sperimentale

Nello sviluppare il disegno sperimentale, hanno capito che il gioco è il contesto ideale per lo studio. Il gioco stabilisce un contesto che assegna uno status a uno o più oggetti e pratiche (oggetto la marionetta, pratiche, inciampa e cade), così facendo la comprensione della dimensione normativa emerge, quando il bambino protesta quando l'oggetto non è trattato come ci si aspetta.

STUDIO 1

Il primo studio fa ricorso al seguente campione:

  • 24 bambini di 3 anni
  • 24 bambini di 2 anni

Ogni bambino è sottoposto a quattro attività: due in un contesto sperimentale e due in un contesto di controllo.

La struttura del primo studio è la seguente:

  • Ogni bambino è sottoposto a tre attività di riscaldamento con lo scopo di familiarizzare il bambino alla presenza della Marionetta (Max) e alla possibilità di intervenire in caso di errori. Durante il riscaldamento Max commette errori, ma non in un contesto di gioco bensì nell'effettuare azioni strumentali es, sbaglia strada.
  • Se il bambino dice a Max quello che dovrebbe fare la sua interazione è registrata come esplicita. Se il bambino si limita a indicare o a consegnare l'oggetto a Max l'interazione è registrata come implicita.

3- Il grado di concordanza (accordo) di chi ha fatto la classificazione è ricavato dal KAPPA DI COHEN, in questo studio, è k = . 95. Il valore k indica quanto concordano tra loro i due osservatori nell'assegnare valori nominali.

  • In base alla classificazione delle azioni ciascun bambino ottiene un punteggio per i propri esercizi di riscaldamento.

Inizia quindi l'attività:

  • FASE DI ESEMPLIFICAZIONE: da solo con il bambino, lo sperimentatore introduce nuovi oggetti, A1 nome del gioco DAXING - A2 errore accidentale.
  • FASE DELL'AZIONE: è il turno del bambino di giocare a Dax.
  • FASE DELLA PROVA: entra in gioco Max che dichiara "adesso daxo io". Nel partecipare compie A2 ossia l'errore.

Invece con il gruppo di controllo, lo sperimentatore non attribuisce un valore A1 e A2, che devono risultare neutrali ed egualmente accettabili.

Il gioco del Daxing è ispirato al biliardo e consiste in una tavola di polistirene espanso con una buca a un capo della superficie, un blocco per costruzioni, un'asta di legno e un legnetto che si può combinare con l'asticella in modo da ottenere una sorta di stecca da biliardo.

Azione A1 consiste nell'assemblare la stecca e usarla per spingere il blocco all'interno della buca. Azione A2 consiste nel sollevare la tavola da un lato, in modo da far scivolare il blocco nella buca. Max che compie l'azione A2 impiega circa 15 secondi a completarla.

La codifica, cioè la classificazione dei dati, e l'assegnazione dei punteggi, è condotta da un osservatore in una sede separata, l'osservatore ha il compito di descrivere le reazioni e verbalizzazioni del bambino e dargli un valore.

CODICE 1: Assegnato a tutte le "proteste normative", utilizza quindi il linguaggio normativo "No! Non funziona così!"

CODICE 2: Assegnato a tutte le "proteste imperative", utilizza ordini positivi o negativi "No! Non metterlo lì!" oppure "Prendi la stecca".

La protesta "imperativa" può riflettere semplicemente una preferenza personale del bambino, la protesta "normativa" è il riferimento alle regole apprese. L'IPOTESI NULLA HO prevede che i bambini abbiano le stesse reazioni sia nella situazione sperimentale che in 4quella di controllo, rendendo così impossibile capire se si tratta di preferenza personale o di norme apprese.

In caso di rigetto dell'ipotesi nulla si avrebbe una situazione in cui al contesto sperimentale corrispondono molte interazioni normative.

Interpretazione dei risultati dello Studio 1

Rakoczy, Warneken e Tommasello riferiscono che: "In sintesi i bambini di 3 anni mostravano una chiara comprensione della struttura normativa delle azioni di gioco congiunto. Quando una marionetta commette un errore nel contesto di gioco spesso la correggevano in modo esplicito, mentre facevano questo raramente quando la marionetta ripeteva lo stesso comportamento in un contesto in cui non costituiva errore. I bambini di 2 anni mostravano una struttura simile ma a livello meno esplicito.

Limiti dello studio 1

Nello studio 1 i bambini sono smistati e una volta affiliati a un contesto vi permangono per tutta la durata dell'esperimento Ciò significa che il bambino soggetto a condizioni sperimentali è collocato entro una cornice normativa e non ha più l'opportunità, durante l'esperimento, di interagire in contesti non normativi. Il bambino nel gruppo di controllo invece non era mai inquadrato in un contesto normativo. Per ovviare a ciò gli sperimentatori hanno pensato di reclutare nuovi campioni inserire tutti in una cornice normativa. La differenza tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo non è più determinata dalla presenza o meno di norme esplicite ma dalle affermazioni di Max.

STUDIO 2A

Nel campione dello studio 2A sono presenti 24 bambini di 3 anni. La sequenza operativa è:

FASE 1 - FASE DI RISCALDAMENTO, diversi oggetti necessari per il gioco del d'Ax sono introdotti dallo sperimentatore. Sperimentatore e bambino giocano secondo consuetudine (se ci sono i solidi per costruzioni, si costruirà qualcosa insieme). Uno degli oggetti introdotti e un solido cubico con metà facce rosse e metà faccia blu. FASE 2 - FASE DI GIOCO, lo sperimentatore annuncia di voler mostrare un gioco al bambino e che il gioco si chiama dax e gli spiega le regole:

  • Si lancia il cubo rosso-blu;
  • Se risulta blu, si può mettere in buca uno dei solidi da costruzione;
  • Se risulta rosso, non si può mettere in buca alcun blocco.

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