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Il cognitivismo è l'area di studio nata negli anni 50 del novecento che si pone lo scopo di studiare la mente umana e i suoi processi con cui viene acquisita la conoscenza, La corrente nasce in contrapposizione al comportamentismo, il quale prendeva in considerazione solo il comportamento visibile senza avere interesse su quello che avviene nella mente umana. Il fulcro centrale del comportamentismo era la relazione Stimolo- risposta tra gli stimoli provenienti dal mondo esterno e il comportamento assunto dei soggetti a seguito di essi. Il cognitivismo, invece, sostiene che sia una relazione più complessa tra mente e stimoli esterni. Il soggetto è, quindi, visto in maniera attiva come una elaboratore di informazioni proveniente dal mondo esterno. Nella visione tradizionale si vedeva la mente come un elemento separato dal corpo. Affinchè si possa studiare i processi mentali sono stati elaborati diverse modalità utilizzando il comportamento visibile e ricorrendo all'introspezione. Il metodo di ricerca adottato è quello scientifico di Galileo che permette di verifica e falsificare le ipotesi derivanti da teorie, affidandosi alla statistica per l'analisi dei dati raccolti negli esperimenti.
L'elaborazione e la selezione degli oggetti nella teoria FIT di Trisman avviene in due fasi: Uno lo stadio preattentivo: dove le informazioni vengono elaborate in parallelo e separatamente senza l'intervento dell'attenzione. In questo stadio viene individuata e codifica una mappa mentale a definizione della diverse caratteristiche dell'oggetto. La seconda fase è lo stadio attentivo: dove ogni caratteristica elabora nel primo stadio va a costruire il percetto. Il sistema attentivo e il sistema percettivo è il compito di unire le diverse mappe che definiscono gli attributi degli oggetti affinché possa avvenire il riconoscimento dell'oggetto. Dato che ogni oggetto occupa una posizione spaziale le sue caratteristiche sono distribuite nelle varie mappe ma in posizioni spaziali corrispondenti, affinché si possa unire queste info è necessaria l'attenzione che quindi si sposta da posizione a posizione e quindi da oggetto oggetto. Quindi l'attenzione focale è necessaria per combinare correttamente oggetti e le caratteristiche che definiscono quello che si sta cercando, opera in modo seriale spostandosi e orientandosi sui vari stimoli che occupano diverse posizioni nello spazio del campo e del campo visivo. Si potrebbe utilizzare una singola matta basata su una singola caratteristica affinché si possa identificare velocemente un oggetto. Questa è una tipologia di ricerca facile e il bersaglio salta subito all'occhio. Al contrario se l'oggetto è definito da più caratteristiche occorre combinare le informazioni provenienti da più mappe. Quando il sistema attentivo non definisce correttamente le caratteristiche provenienti dalle diverse mappe siamo in presenza di congiunzioni illusorie.
La percezione fornisce un quadro possibile del mondo esterno di fatto è il risultato di una catena di processi che si compone di tre elementi: Lo stimolo distale che è lo stimolo oggettivo. L'oggetto presente nel mondo esterno che con le proprie caratteristiche indipendenti da quelle dell'organismo che lo sta osservando. Quindi lo stimolo distale sono tutte quelle entità presenti nel mondo esterno essi producono una molteplicità di stimolazione che può far variare di frequenza intensità e energia che viene riflessa a stimolare l'organo di senso. La seconda fase è lo stimolo prossimale. Gli stimoli distali provocano negli apparati recettivi sensoriale una serie di altre sollecitazioni.lo stimolo prossimale è quella parte di informazione che viene percepita dall'organo di senso prima di essere identificata nelle fasi successive nel processo di percezione. Esempio nella percezione visiva lo stimolo prossimale è l'immagine che è proiettata sulla retina. La fase è il percetto. Quando la stimolazione prossimale è sufficientemente intensa e dà il via ad altre serie di eventi che hanno come risultato l'impressione diretta e l'immediata presenza nell'ambiente di determinate forme. Il risultato del processo di percezione non avviene mai in maniera fedele alla realtà ma è il prodotto di una serie di operazioni che il sistema cognitivo fa a partire dagli stimoli in entrata.
Le congiunzioni illusorie sono combinazioni casuali, possibilmente sbagliate, di due caratteristiche presenti in una scena che possono verificarsi in assenza di attenzione o quando l'attenzione focale opera in condizioni difficili. 1 of 18Secondo la teoria dell'integrazione delle caratteristiche (fit) formulata da Treisman per analizzare una scena o un campo visivo ci sono due stadi: il primo uno stadio pre attentivo dove le caratteristiche degli oggetti presenti in una scena vengono elaborati in modo parallelo e separato affinché venga codificata una mappa mentale dedicata. Il secondo stadio è quello attentivo dove ogni caratteristica del primo stadio è elaborata alla costruzione del percetto. L'attenzione focale, spostandosi da posizione in posizione e quindi da oggetto a oggetto, unisce e combina le diverse mappe degli attributi. Opera in modo seriale spostandosi tra i diversi stimoli e le diverse posizioni dello spazio. Se l'oggetto da elaborare è composto da più caratteristiche, occorre che vengano combinate le informazioni di più mappe. In questo caso i processi di attenzione focalizzata risultano più lenti e risentono del numero si distrattori presenti nella scena. Gli errori sono le congiunzioni illusorie.
L'attenzione può essere considerata come il mediatore della percezione consapevole, in particolare quando si è in presenza di scene complesse. Numerose ricerche dimostrano che l'attenzione sia fondamentale affinchè avvenga una elaborazione percettiva consapevole. Grazie a questi numerosi studi sono stati scoperti numerosi fenomeni tra cui la cecità inattenzionale e la cecità al cambiamento. Nel caso della cecità inattenzionale è la mancanza di una percezione consapevole di oggetti del campo visivo come si può vedere nell'esperimento del gorilla invisibile condotto a Simons e Chanbris (1999). La cecità al cambiamento è simile a quella inattenzionale, ma in questo caso il cambiamento nella scena passa del tutto inosservato, come è dimostrato nell'esperimento The doors Study condotto da Simons e Levis. Sia il fenomeno della cecità inattenzionale che al cambiamento dimostrano come la percezione possa risultare limitato e come l'attenzione sembri necessaria affinché l'informazione possa essere percepita a livello consapevole. Tuttavia, risultano diversi su alcuni fronti: ad esempio suggerire al soggetto di stare attento a eventuali cambiamenti aiuta a prevenire la cecità inattenzionale. Inoltre, la cecità al cambiamento si verifica anche quando l'osservatore non è impegnato a in un altro compito. Si può sostenere che l'elaborazione è più complessa nella cecità al cambiamento che in quella inattenzionale. Una conseguenza di questi due fenomeni è il Misdirection. Il misdirection consiste nel distogliere e orientare l'attenzione dell'osservatore dall'azione che si sta compiendo. Questo fenomeno è usato dei prestigiatori per deviare l'attenzione nel gioco.
L'articolazione figura sfondo è un particolare tipo di organizzazione percettiva scoperta dalla Gestalt, da questa dipende la capacità di distinguere gli oggetti. Secondo Rubin è un processo universale poiché non esiste la figura senza sfondo. Il processo percettivo porta l'essere umano ad assegnare inconsciamente alla figura il ruolo primario e allo sfondo un ruolo secondario. Per figura si intende una forma con un'estensione definita delimitata da un contorno che attira l'attenzione perché appare in risalto, per sfondo si intende ciò che avvolge la figura e che appare amorfa e indefinita. Il processo di segregazione figura sfondo segue le seguenti regole: Inclusività: la regione inclusa è quelle che viene percepita come figura Convessità: la regione convessa diventa la figura Ampiezza: l'area minore è percepita come figura L'orientamento: a parità di condizioni diventa figura la regione cui gli assi sono orientati secondo le direzioni principali dello spazio percettivo. Quando questi fattori non sono in gioco si è in presenza delle figura reversibili. Queste figure sono configurazioni ambigue e instabili nelle quali non è possibile distinguere nettamente lo sfondo dalla figura, le due si alternano regolarmente. Questo perchè gli elementi della scena hanno lo stesso grado di importanza all'interno della configurazione.
Il processo di percezione non fa una fotocopia del mondo reale, ma una visione accurata del mondo. Infatti esistono discrepanze tra quello che c'è nel mondo e quello che è percepito. 2 of 18I processi botton up, i processi guidati dalle informazioni sensoriali, non permettono di costruire un'identificazione univoca dello stimolo percepito, allo stesso tempo processi top down utilizzano le credenze e le aspettative per dar un significato a quanto percepito. L'ambiguità dimostra che si possa attribuire diverse interpretazioni alla stessa immagine. Le illusioni ingannano l'apparato visivo umano e possono assumere forme differenti: in alcuni casi è possibile che non percepire la presenza di un 'oggetto seppur presente. Un esempio è il mascheramento o il fenomeno del mimetismo. Al contrario è possibile vedere oggetti che non sono presenti, come il trinangolo di kanizsa. Ci possono essere anche delle discrepanze tre le caratteriste di un oggetto fenomenico e le corrispondenti caratteristiche reali dell'oggetto. Alcune di esse sono le distorsioni, come ne caso del'illusione di Ponzo, dove due righe della stessa lunghezza vengono percepite come lunghezze differenti. Altre sono le figure ambigue come il vaso di Rubin, altre ancora sono le figure paradossali o impossibili, come il triangolo Penrose. Da questi esempi emerge che il quadro che la percezione fornisce del mono esterno è il risultato di un catena di processi derivanti si dal basso Botton- up che dall'alto top down.
Lo studio dell'attenzione si concentra sulla ricerca visiva, infatti le persone si interfacciano con un ambiente ricco di stimoli. La psicologia cognitiva studia gli aspetti e le caratteristiche che guidano l'attenzione e cosa garantisca che un compito di ricerca visiva sia semplice o difficile. Sperimentalmente viene impiegato il paradigma del Visual search, il quale consiste nella presentazione si un insieme si oggetti nel mezzo dei quali si trova un target. Il compito del soggetto è quello di riportare se l'oggetto è presente o assente. In seguito a diversi esperimenti è emerso che se un oggetto ha delle caratteristiche uniche allora ricerca è più efficiente in termini di tempo reazione a essa associata nonostante la quantità di distrattori. Tuttavia la ricerca è più difficoltosa quando il target ha delle caratteristiche in comune con i distrattori; emerge che ci sono tempi di reazione più lunghi soprattutto quando ci sono molti elementi distrattori. La ricerca diventa ancora più lunga quando il target è completamente assente, perchè bisogna elaborare e analizzare ogni singolo elemento. I risultate derivanti dagli studi sulla ricerca visiva confermano la teoria FIT, in quanto se le ricerca su una singola caratteristica allora esisterà una sola mappa mentale dedicata, mentre se l'oggetto da ricercare è definito da più caratteristiche allora è necessario combinare le informazioni di più mappe.
L'attenzione selettiva fa riferimento alla capacità di selezionare solo alcune tra le numerose informazioni che giungono agli organi di senso. Sul piano teorico si è cercato di capire a che punto del processo di elaborazione avviene la selezione delle informazioni da passare al successivo livello. Sono state proposte numerose teorie, alcune delle quali provengono per una selezione precoce dell'informazione, mentre altre per una selezione tardiva. Del primo tipo un esempio importante è rappresentato dalla teoria del filtro di Broadbent, secondo la quale la selezione dell'informazione avviene nel seguente modo: tutti gli stimoli vengono immagazzinati per un breve periodo di tempo nei registri sensoriali e qui subiscono una veloce analisi in parallelo sulla base delle loro caratteristiche fisiche. Grazie al filtro selettivo, solo alcune delle informazioni vengono passate al sistema percettivo, che opera in maniera seriale, cioè elabora le informazioni una dopo l'altra: questo consente un livello di elaborazione più sofisticata e completa. L'altra teoria è quella del filtro di Triesman. In questa teoria il filtro selettivo funziona come quello proposto da Broadbent, solo che le informazioni nel canale attentino non vengono eliminate, ma attenuate.
Gibson è considerato uno dei più importanti psicologi del 20esimo secolo nel campo della percezione visiva. Egli inaugurò una nuova teoria nel campo percettivo chiamata teoria ecologica, secondo la quale ogni stimolo possiede informazioni sensoriali sufficientemente specifiche da renderne possibile il riconoscimento senza l'intervento dei processi cognitivi superiori. Quindi, in questa ottica, la luce non serve semplicemente per vedere, ma è un veicolo strutturato e ben ordinato d'informazione che consente una percezione diretta dello stimolo. 3 of 18