Documento da Università su Didattica Generale. Il Pdf, di livello universitario, esplora la storia della didattica, il ruolo dell'insegnante e il concetto di contratto didattico, analizzando le dinamiche relazionali e contenutistiche dell'azione didattica.
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La parola "didattica" può essere fatta risalire a Comenio che propose una teoria che connetteva la riflessione sull'uomo con le considerazioni sulla natura della conoscenza, con le soluzioni pensate per l'organizzazione dei fini, dei mezzi, dei contenuti di insegnamento.
Comenio propose un percorso educativo fondato su scansioni temporali precise, su strumenti metodologici opportuni e idonei, su un'adeguata declinazione dei contenuti.
Secondo lui la formazione delle nuove generazioni avrebbe permesso all'essere umano di accedere al messaggio divino e vede la formazione come possibilità di rigenerare l'umanità.
Comenio idea un curriculum formativo caratterizzato dall'attenzione alle esigenze dell'allievo, ai metodi di insegnamento, ai contenuti, agli spazi, ai materiali e alle strutture.
L'arte di insegnare (la didattica) era strettamente legata con la natura poiché riceveva da essa le regole: il processo educativo deve ripetere l'ordine naturale, deve rispettare il naturale sviluppo del bambino e adeguare contenuti, strumenti, metodi alle tappe della crescita.
Comenio propone una necessità di ciclicità nel processo di insegnamento e di apprendimento: la scuola dovrà insegnare sempre gli stessi contenuti (la natura), ma dovrà mutare le modalità di presentazione e le difficoltà in modo graduale e continuo.
Il maestro è colui che conosce i contenuti delle discipline, ma anche che sa rispettare ritmi di apprendimento, esigenze, bisogni dell'allievo e sa adeguarli ai metodi.
Egli propone diversi ordini di scuola:
Comenio è uno dei primi autori di manuali scolastici: compone l'Orbis sensualium pictus, un manuale illustrato rivolto ai bambini e basato su immagini che stimolano l'apprendimento della lettura e scrittura (questo secondo lui può sconfiggere l'analfabetismo).
Il modello di Comenio prevedeva una scuola aperta a tutti (Didactica Magna -> insegnare tutto a tutti). Per rendere la scuola accessibile a tutti, Comenio delinea alcuni aspetti della didattica: attenzione ai metodi, agli strumenti, ai materiali, ai contenuti, allo sviluppo, ai bisogni, agli interessi dell'allievo e alla formazione del maestro.
Comenio descrive la necessità di una scuola pubblica aperta a tutti e tutte.
La gioventù secondo lui deve essere istruita collettivamente, sia in riferimento alla comunità dei giovani sia alla comunità delle discipline alle quali devono essere istruiti.
Ogni scuola pubblica deve essere:
Le riflessioni sulla figura del maestro risalgono al V secolo ad Atene, a opera soprattutto di Socrate e dei sofisti: ci fu una riflessione sul ruolo di chi si occupava della formazione dei giovani che si dovevano poi occupare della vita politica e pubblica.
I sofisti credevano che la formazione dovesse far sì che i cittadini fossero in grado di far parte delle istituzioni democratiche, di frequentare assemblee, di esprimersi in pubblico e proposero una figura di insegnante che metteva a disposizione il proprio sapere a chi potesse ricompensarlo.
Nasce quindi la figura del maestro retribuito, ma questo suscitò scalpore.
Si afferma nello stesso periodo il modello proposto da Socrate che vedeva il maestro come detentore di sapere, ma anche come consapevole del proprio non-sapere, come facilitatore di conoscenze all'interno di una relazione fondata sulla gratuità.
Per Socrate il maestro è colui che entra in un processo di continua ricerca con gli allievi.
Nel tempo la figura del maestro divenne una professione umile, di scarso prestigio e di bassa cultura.
Nel Rinascimento e Umanesimo il maestro era inteso come colui che si dedicava a una prima alfabetizzazione, ma rimase un professionista malpagato e dotato di scarso prestigio sociale.
Nel Seicento si è messo per la prima volta in luce gli aspetti istituzionali della scuola, ma anche la necessità di un insegnante professionale.
La figura del maestro deve possedere sia competenze relative alle discipline insegnate, ai metodi, sia qualità morali, la capacità di stimolare la riflessione critica e l'acquisizione di valori.
Nel Seicento molti ordini religiosi fondano collegi, scuole primarie o di carità e pongono obiettivi di istruzione, diffusione di valori, condotte e comportamenti socialmente accettabili.
La scuola diviene anche un luogo in cui si apprendono le regole di igiene, i valori religiosi, le discipline, le norme attraverso rigide norme istituzionali.
L'insegnante è ancora visto come colui che conosce la sua disciplina e che trasmette regole morali, non sono ancora previste capacità didattiche, metodologiche, di relazione e di comunicazione.
Montaigne cerca di delineare la figura dell'insegnante come colui che sa suscitare dall'allievo spirito critico, capacità di riflessioni.
Nel Seicento ricordiamo alcuni autori importanti, come Locke. Secondo lui tutte le idee nascono dalla sensazione e dalla riflessione.
Importante per lui era l'esperienza, in essa trova fondamento tutta la nostra conoscenza.
Secondo lui la mente del bambino era una tabula rasa, priva di conoscenza e solo attraverso l'esperienza poteva permettersi di arricchirsi.
È invece in epoca illuminista che il dibattito sull'istruzione diventa interessante anche a livello pubblico e politico.
Condorcet descrive le funzioni dell'insegnante e definisce il suo ruolo: deve essere assunto per un periodo fra i quindici e i vent'anni, il suo ruolo è incompatibile con cariche pubbliche continuative e con la carriera ecclesiastica, deve superare un esame per poter accedere alla nomina, non deve occuparsi della trasmissione della morale (che è di pertinenza della famiglia), ma di insegnare i contenuti fondamentali e di stimolare la capacità critica dell'allievo.
Nonostante le proposte illuministe rimane confusione legata al ruolo della scuola e del maestro.
Nel corso dell'Ottocento gli Stati europei promulgano legislazioni scolastiche per regolamentare l'accesso all'istruzione e per stabilire l'obbligo di scolarizzazione.
La scuola continua ad assumersi il compito sia legato alla sfera educativa sia a quella dell'istruzione.
Le legislazioni scolastiche si affermano perché lo stato si pone come finalità non tanto un'adeguata alfabetizzazione dei ceti subalterni, ma il controllo delle loro condotte percepite come selvagge e potenzialmente pericolose in futuro.
Questa finalità emerge dalle letture per l'infanzia del tempo e dai libri di testo adottati nelle scuole.
Il libro più celebre e diffuso in Europa diviene Pierino Porcospino, libro che narra di un bambino sporco, capriccioso e violento che viene punito in maniera sia dagli adulti che dagli eventi.
Autore vissuto in questo periodo è stato Pestalozzi: secondo lui la formazione dell'uomo è unità di mente, corpo e mano, educazione professionale, intellettuale e morale insieme. Importante è offrire un ambiente familiare, caloroso.
La scuola nell'Ottocento ha ancora finalità educative e di istruzione che però non coincidono con la formazione di uno spirito critico e con lo sviluppo di capacità di rielaborazione personale e di autonomia di giudizio.
Questa situazione si accentuò maggiormente con il periodo fascista (bambini plasmati alle regole sociali e a valori della sfera politica, adozione del testo unico di stato per trasmettere l'ideologia fascista).
Le discussioni ottocentesche e novecentesche riguardo alla scuola erano anche legate alla figura del maestro.
La scarsa preparazione, lo scarso prestigio sociale, la mancata definizione di un curriculum formativo e di un ruolo professionale per tutti gli insegnanti dei diversi ordini scolastici vennero messe in luce.
In Italia la diffusione improvvisa di numerosi istituti scolastici si scontrò con la mancanza di un numero adeguato di insegnanti e con la conseguente assunzione di persone non sempre provviste di un idoneo titolo di studio, né dotate di adeguata preparazione.
Questo portò a considerare l'insegnante come una persona a cui si chiedeva sacrificio, dedizione, scarso attaccamento al denaro, moralità conforme ai valori sociali.
Le maestre elementari infatti erano giudicate in base alla moralità e al comportamento.
La scuola normale costituiva una vera e propria scuola di comportamento in cui venivano fatte raccomandazioni sull'abbigliamento, sul portamento, sulle modalità di relazione e di comunicazione.
Poche erano le riflessioni che cercavano di superare questa situazione: ricordiamo Montessori che ha riqualificato il ruolo della maestra, indicando la necessità di possedere capacità di osservazione sistematica e di studio psicologico del bambino, di un adeguato curriculum formativo fondato sull'acquisizione di competenze relazionali e contenutistiche e sullo svolgimento di un periodo di tirocinio.
Nel 900 grazie al movimento attivista in Italia e in Europa si è cercato di definire il ruolo professionale dell'insegnante con maggiore chiarezza e di definire un curriculum formativo.
Esso è il secolo della didattica e dell'infanzia.
Ricordiamo in questo periodo le Scuole Nuove, lo sviluppo della normativa e dei sistemi scolastici nazionali, lo sviluppo delle scienze umane, l'aumento della popolazione scolastica (numero di studenti e docenti, lunghezza del percorso scolastico), lo sviluppo dell'editoria scolastica.
Tutto questo ha portato un nuovo sguardo, delle nuove idee.
Mario Lodi, per esempio, sottolinea la necessità di una scuola che offra occasioni adeguate di apprendimento a tutti grazie alla guida di insegnanti formati (a livello contenutistico), ma che abbiamo anche competenze metodologiche, didattiche, relazionali, di lavorare in team.
Secondo lui l'insegnante deve essere animatore che stimola e aiuta i bambini a vivere il tempo scolastico facendo esperienze interessanti e coinvolgenti. Deve stabilire con gli alunni un rapporto personale da amico. Deve essere un punto di riferimento per risolvere i problemi scolastici, di apprendimento, con i compagni.
Tra fine 800 e inizio 900 furono molte le critiche nei confronti della scuola tradizionale e dei metodi educativi presenti in essa. Alcuni pensatori propongono un superamento della tradizione a favore di esperienze fondate sulla libertà di apprendimento o innovative connesse alla natura.
Tolstoj scrisse numerosi saggi e articoli contro l'autoritarismo e a favore di uno sviluppo autonomo del bambino.
Egli fondò una scuola che rappresentò un modello di scuola aperto ai figli dei contadini, basato sul lavoro manuale e sul lavoro di gruppo.
"La scuola cambia aspetto ogni giorno, anno e ora ed è sottoposta anche a temporanee crisi,