Riassunto del libro Storia Medievale di Grillo, Appunti Unimib

Documento da Università degli Studi di Milano-Bicocca su Riassunto del libro "Storia Medievale" - Grillo. Il Pdf, utile per lo studio universitario di Storia, esplora eresie medievali, il pontificato di Innocenzo III, gli ordini mendicanti e l'espansione mongola.

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66 pagine

Riassunto del libro "storia
medievale" -Grillo
Storia Medievale
Università degli Studi di Milano-Bicocca (UNIMIB)
65 pag.
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STORIA
MEDIEVALE
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Anteprima

Il Medioevo

Genere, famiglia e popolazione

La maggior parte degli europei nel medioevo viveva e lavorava nelle campagne: il tasso di urbanizzazione era molto basso, specialmente nell'alto medioevo.

La mortalità infantile era molto alta e poteva raggiungere il 40-50%. Per garantire la stabilità della popolazione era necessaria una forte prolificità: le donne si sposavano molto presto(12-13), mentre gli uomini aspettavano di aver raggiunto una certa indipendenza economica. Chi sopravviveva alla prima infanzia aveva la prospettiva di raggiungere almeno i 50/60 anni - ciò richiedeva anche fortuna, poiché le capacità mediche dei tempi erano limitate.

Il mondo medievale era incentrato sul predominio maschile: la donna doveva obbedienza rispetto al coniuge, che era autorizzato anche a usare la forza per imporre la propria autorità. Le donne erano escluse dagli spazi del potere, a meno che non fossero vedove o supplenti dell'autorità maschile.

Il loro ruolo principale era in seno alla famiglia:erano padrone della nascita (crescita dei bambini) e della morte (assistenza degli anziani e dei malati). A loro spettava l'educazione dei bambini nella prima infanzia.

8 Le donne lavoravano, anche se di solito i loro compiti erano meno specializzati e meno pagati rispetto a quelli degli uomini. Non potevano ereditare beni familiari, ma in compenso ricevevano una dote, che passava sotto il controllo del marito. Egli ne era responsabile, in modo che la moglie potesse tornarne in possesso in caso di separazione o vedovanza. Le donne autonome potevano avere spazi di azione anche abbastanza ampi: vedove e coloro che consacravano il proprio stato di castità ed entravano in un ordine religioso o intraprendevano un percorso autonomo di vita spirituale.

Politica e società

Il cuore delle monarchie non era rappresentato dalle istituzioni ma da una serie di singoli re succeduti legittimamente, approvati dalla Chiesa e riconosciuti dalla popolazione. La loro carica era sacrale e il potere era distribuito dall'alto al basso, sulla base di una catena di rapporti di amicizia, parentela e fedeltà.

Quando le istituzioni pubbliche avevano capacità di intervento piuttosto ridotte, era essenziale l'esistenza di solidi rapporti interpersonali: l'individuo completamente isolato era condannato a un'esistenza di povertà e di esclusione.

Nella mentalità dell'epoca si distinguevano due grandi gruppi:

  • i potenti - potevano garantirsi sicurezza attingendo alle risorse delle loro famiglie, che disponevano di grandi ricchezze, di capacità militari e di rapporti diretti con il re e la Chiesa. Era una realtà duttile, relativamente aperta a nuovi membri e soggetta a processi di ricambio (crisi/estinzione di vecchie famiglie)
  • i poveri - non avevano risorse sufficienti per provvedere alla propria sicurezza. Essi si inserivano quindi in reti di rapporti che potevano essere verticali (dipendenza

verso un personaggio più potente) o orizzontali (coinvolgendo persone dello stesso gruppo sociale).

In alcuni casi il rapporto di dipendenza implicava la perdita della libertà personale: i servi dovevano rinunciare alla possibilità di sposarsi fuori dalla cerchia dei dipendenti del padrone, di avere beni fondiari di proprietà e di disporre della propria eredità.

Diversa era la schiavitù, riguardante i prigionieri non cristiani, che non potevano possedere nulla e dipendevano interamente dal loro padrone.

Dopo l'anno Mille i contadini di un medesimo villaggio si univano in comunità per meglio difendere le proprie prerogative; i membri di un medesimo gruppo professionale si raggruppavano in "arti" o "corporazioni". Nelle città questi rapporti superavano anche le differenze sociali, dato che tutti condividevano la natura di cittadini e la partecipazione alla vita pubblica urbana. Le città potevano a loro volta unirsi fra loro in leghe, dando così una dimensione sovraregionale a tali rapporti.

Cultura e spiritualità

La società medievale riteneva di condividere il mondo con potenti forze ultraterrene. In tale prospettiva la religione cristiana rappresentava un efficace mezzo per garantire la stabilità di questa convivenza, permettendo al tentativo umano di condizionare il corso del destino e l'azione della natura.

I barbari, spostatisi all'interno dell'Impero romano, non seppero e non vollero imporre l'uso delle loro lingue: governanti, ecclesiastici e uomini di cultura continuarono per tutto il Medioevo a usare il latino, che rappresentò un linguaggio sovranazionale che creò un'identità culturale comune a tutto l'Occidente. La sopravvivenza della lingua latina portò con sé quella della cultura classica.

A partire dall'incontro romano-germanico avvenuto con la crisi dell'Impero d'Occidente, si ebbe una lenta ma progressiva penetrazione della cultura latina dapprima oltre il Reno, poi nella Germania settentrionale e infine sulle coste del Baltico. A questa vasta area si affiancò quella convertita e acculturata dai missionari dell'impero d'Oriente che utilizzava l'alfabeto cirillico, derivante da quello Greco.

Il tardo antico: un nuovo impero

Crisi e riforma dell'impero

L'Impero Romano presentava grandi debolezze: l'impossibilità di esercitare il potere centrale su tutta la dominazione:

  • i governatori di frontiera dovevano avere grande autonomia e risorse militari sufficienti per le emergenze a causa della lentezza per un messaggio di arrivare a Roma. Questi governatori disponevano di forze tali da poter rischiare che essi diventassero una minaccia per la stabilità dell'impero.
  • La mancanza di una precisa regola per le modalità di successione imperiale (brevi dinastie, adozioni, scelti dal senato o dalla plebe, altri dagli eserciti) - ciò portava spesso a guerre civili e instabilità.

Nel periodo compreso tra la morte di Settimio Severo e l'ascesa al trono di Diocleziano il sistema sembrò andare fuori controllo - "crisi del III secolo", epoca di grandissima instabilità politica, dove si susseguirono 25 imperatori.

La crisi del III secolo dimostrò che era necessaria una drastica riforma dell'impero per garantirne la sopravvivenza: fu questo l'impegno assunto da Diocleziano, che prese potere con le armi nel 284. Egli riscrisse le regole della successione imperiale e il modo di governare lo Stato.

Suddivise il territorio in due parti: l'Occidente latino e l'Oriente greco, ognuna delle quali avrebbe avuto un proprio imperatore con il titolo di augusto. Questi avrebbero designato a loro volta due vice-imperatori, i cesari. Ogni 20 anni gli imperatori si sarebbero dovuti dimettere, i cesari diventare imperatori e nominare due vice-imperatori. Il meccanismo non funzionò mai. Dopo le dimissioni di Diocleziano e del suo collega, il nuovo augusto d'occidente nominò cesare suo figlio Costantino. Egli, alla morte del padre, si sbarazzò dei tre colleghi riunificando il potere nelle sue mani. Vinse anche sull'imperatore d'Oriente e fondò ufficialmente una seconda capitale, Costantinopoli, poichè governare tutto lo Stato da Roma era ormai impossibile. Questa aveva una posizione strategica, essendo circondata da tre lati dal mare (facile da difendere e posizione chiave).

Un aspetto importante delle riforme di Diocleziano fu che le sedi degli imperatori vennero poste a Nicomedia e Milano (abbandonando Roma, troppo lontana dai confini e ormai in un ruolo politicamente marginale).

Caracalla aveva emanato un editto (constitutio antoniniana) col quale estendeva a tutti i liberi dell'impero la cittadinanza romana - ciò aveva sottratto a Roma il ruolo di cuore politico dello Stato e la sua importanza si ridusse poiché la maggior parte delle decisioni era presa autonomamente dalla corte imperiale.

L'imperatore era una figura divinizzata, pari agli dei o direttamente scelto da Dio. Dalla corte dipendeva il funzionamento dell'impero.

Diocleziano e Costantino riformarono anche l'amministrazione periferica, cercando di limitare il potere dei governatori locali : le province raddoppiarono di numero e rese più piccole e raggruppate in diocesi.

Anche l'esercito fu adattato alle nuove necessità difensive, la forza crebbe e, per sostenere questo aumento, il servizio volontario fu sostituito dalla leva. Introdussero alcune nuove figure adatte alle necessità difensive:

  • Limitanei, truppe per la difesa dei confini;
  • Comitantenses, reparti mobili pronti a intervenire in caso di sfondamento nemico;
  • Palatini, cavalleria pesante agli ordini diretti dell'imperatore.

L'ultimo personaggio che riuscì a tenere nelle sue mani le due metà dello stato fu Teodosio I, che col suo testamento divise il governo tra i due figli: da quel momento le parti non furono mai più riunite.

Economia e società

Diocleziano intervenne anche in campo economico e fiscale.

La grande Roma era il risultato di un sistema economico basato in gran parte sulla schiavitù: la fine delle guerre di conquista e la diffusione del cristianesimo misero però fine a questo modello produttivo. Il lavoro forzato non scomparve, ma divenne assai più costoso.

I vasti latifondi dei senatori e dello Stato non risultarono più redditizi e vennero divisi in lotti e dati in affitto a coltivatori liberi, detti coloni.

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