Slide su Giacomo Leopardi. Il Pdf ripercorre la vita e le opere del poeta, con focus sulla sua formazione autodidatta e l'analisi di poesie come "A Silvia". Questo materiale di Letteratura per la Scuola superiore è utile per lo studio autonomo.
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GIACOMO LEOPARDI padre 1798 nasce Recanati nelle Marche parte dello Stato Pontificio conte Monaldo famiglia di antica nobiltà terriera Giacomo Leopardi uomo istruito, ma antiquato e accademico L'ambiente in cui cresce Leopardi è bigotto e conservatore. Inizialmente viene istruito da precettori ecclesiastici, ma ben presto prosegue i suoi studi da solo, grazie ai testi presenti nella ricchissima biblioteca paterna.passa molto tempo a studiare nella biblioteca di famiglia
si innamora della poesiaeaub lingue antiche greco latino ebraico impara da autodidatta Giacomo Leopardi 1 lingue moderne francese inglese tedesco spagnolostudio "matto e disperatissimo" lo debilita
solitudine e insofferenza per la chiusura culturale dell'ambiente recanatese Nel 1819, insofferente dell'ambiente chiuso di Recanati, tenta senza successo una fuga da casa. Va a Roma, Milano, Bologna, Pisa, Firenze ed infine a Napoli, dove morirà nel 1837. Giacomo Leopardi
"Canti" raccolta di 41 componimenti poetici 1836 1818SUUUUUII "Idilli" "Il passero solitario" "L'infinito" "La sera del dì di festa" 1819 1821 Le prime poesie raccolte nei Canti vengono chiamate IDILLI (poesie che venivano cantate dai pastori per infondere serenità). Il tema principale è la ricerca della felicità che esiste solo nell'immaginazione e nei pensieri.
"Canti pisano-recanatesi" "Grandi Idilli" poesie scritte tra Pisa e Recanati "Canto notturno di un pastore errante dell'Asia" "A Silvia" "Il passero solitario" 1828 1830 "Il sabato del villaggio" "La quiete dopo la tempesta "edubo 1828 ! "A Silvia" dedicata a Teresa Fattorini Giacomo Leopardi tratta il tema della rimembranza
"Canti" "Grandi idilli" "Canti pisano-recanatesi" poesie scritte tra Pisa e Recanatiedubo "A Silvia" Teresa Fattorini tratta il tema della morte prematura morì di tisi a circa 20 anni Leopardi scrisse questo componimento 10 anni dopo il tragico evento.
"Silvia rimembri ancora quel tempo della tua vita mortale, quando beltà splendea negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi, e tu, lieta e pensosa, il limitare di gioventù salivi?" PARAFRASI Silvia, ricorsi ancora gli anni in cui eri giovane, quando la bellezza risplendeva negli occhi tuoi belli e vaghi, e tu, lieta e pensierosa, andavi incontro al limite della gioventù?In questi versi Leopardi ci mostra la ragazza nel fiore dei suoi anni, in un giorno qualunque.
"Risuonavano le stanze quiete e le strade attorno, al suono continuo del tuo canto, mentre eri intenta a fare lavori tipici delle donne e molto soddisfatta di quel futuro, ancora vago, che avevi in mente". "Sonavan le quiete stanze, e le vie dintorno, al tuo perpetuo canto, allor che all'opre femminili intenta sedevi, assai contenta di quel vago avvenir che in mente avevi".
"Era il maggio odoroso: e tu solevi così menare il giorno. Io gli studi leggiadri talor lasciando e le sudate carte ove il tempo mio primo e di me si spendea la miglior parte, d'in su i veroni del paterno ostello porgea gli orecchi al suon della tua voce, ed alla man veloce, che percorrea la faticosa tela." "Era il profumato mese di maggio e trascorrevi così le tue giornate. Io, invece, ogni tanto mi riposavo dai dolci studi e smettevo di leggere i libri su cui passavo la maggior parte del mio tempo e guardavo dai balconi della casa mia paterna, porgendo gli orecchi per ascoltare il tuo dolce canto e guardavo il movimento veloce della tua mano tessere la tela".
"Non si può esprimere con parole umane quello che io avevo nel cuore. Che pensieri meravigliosi, che speranze, che sentimenti, o Silvia mia! Pensando a come ci sembravano allora la vita e il destino. E quando mi ricordo di una così grande speranza, un dolore mi preme nel petto, crudele e sconsolato, e torno a compiangermi per la mia sfortuna". "[ ... ] Lingua mortal non dice quel ch'io sentiva in seno. Che pensieri soavi, che speranze, che cori, o Silvia mia! Quale allor ci apparia la vita umana e il fato! Quando sovviemmi di cotanta speme, un affetto mi preme acerbo e sconsolato, e tornami a doler di mia sventura".
"O natura, o natura, perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi? Tu pria che l'erbe inaridisse il verno, da chiuso morbo combattuta e vinta, perivi, o tenerella. E non vedevi il fior degli anni tuoi [ ... ]" Leopardi si rivolge alla NATURA vista come una madre prima buona e poi cattiva perchè regala speranze e infine le sottrae. "O Natura, perchè ci fai sperare e poi sottrai tutto, illudendo i tuoi figli"? Poi, riferendosi a Silvia: "Tu, prima che arrivasse l'inverno, sei stata consumata e vinta da una malattia nascosta, morivi in tenera età. E non potevi vedere i tuoi anni più belli".
"[ ... ] Questo è quel mondo? Questi i diletti, l'amor, l'opre, gli eventi onde cotanto ragionammo insieme? Questa la sorte dell'umane genti? All'apparir del vero tu, misera, cadesti: e con la mano la fredda morte e una tomba ignuda mostravi di lontano." Leopardi si domanda :"Questo quel mondo che sognavamo? Sono questi i divertimenti, gli amori, le opere e gli eventi di cui parlavamo spesso insieme? E' questo il destino di noi umani? Quando la realtà si presentò tu, sfortunata, giacevi, e con la mano già indicavi la fredda morte e una tomba deserta".