Neuropsichiatria Infantile: Disturbi del Neurosviluppo e Mente Infantile

Documento da Università su Neuropsichiatria Infantile. Il Pdf esplora i disturbi del neurosviluppo, analizzando l'introduzione e lo sviluppo della mente infantile, i disturbi del linguaggio e le difficoltà emotive e comportamentali in Psicologia.

Mostra di più

17 pagine

NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
LEZIONE 2
I DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO
INTRODUZIONE
I disturbi del neurosviluppo racchiudono molte delle condizioni che poi implicano delle difficoltà
comunicative, di linguaggio e generali del bambino.
Generalmente, quando ci si trova davanti un bambino che non raggiunge i suoi obiettivi dal punto di
vista del linguaggio e che, quindi, sembra essere indietro rispetto ai suoi coetanei, è opportuno non
dare una lettura affrettata. Sul fatto dell’ essere indietro rispetto ai suoi coetaneici sarebbe molto
da discutere, perché che cos’è che stabilisce qual è la normalità? In questi casi ci si rifà ad una
condizione di media che fornisce quella che è una visione un po’ più globale della popolazione
infantile e, tutti i bambini che sono relativamente indietro rispetto agli obiettivi che la media
raggiunge, sono bambini che vengono definiti come “bambini in difficoltà”. Esistono,
successivamente, vari gradi di difficoltà che possono sfociare nella franca disabilità.
LA MENTE E IL SUO SVILUPPO
Molto spesso si è precipitosi nei confronti di un bambino che non ha un linguaggio idoneo, un
apprendimento scolastico, un grado di adattamento familiare (intra familiare ed extra familiare) non
adeguato e che, quindi, non soddisfa i criteri attesi per l’età in tutte le sue performance, pensiamo che
possa essere un bambino non in grado di farcela o poco dotato, gli attribuiamo l’etichetta del
“bambino disabile intellettivo” o con delle difficoltà sul piano attentivo ed emotivo (si può pensare
che possa essere disattento, svogliato, pigro). Di conseguenza, dobbiamo considerare che la mente di
ogni bambino funziona per fatti suoi”, non funziona secondo dei riferimenti standard .
La mente di ciascuno di noi ha i propri percorsi, le proprie strategie e le proprie caratteristiche
ed è assolutamente normale, e, in questo senso, dobbiamo imparare ad aprire lo sguardo potendo
affermare che sì, un determinato bambino può avere un linguaggio inferiore alla media, può non
costruire la frase come gli altri coetanei e può avere un apprendimento scolastico non idoneo;
ma tutto questo perché?”Perché magari quel bambino possiede delle caratteristiche che sono
particolarmente evolute rispetto agli altri, che non riguardano magari il linguaggio ma che possono,
invece, riguardare la sua sensibilità o la sua creatività. Si tratta di un bambino che, quindi, può avere
delle capacità molto ben strutturate in determinati ambiti e mostrare una debolezza in altri. Non siamo
fatti tutti come delle macchine e non dobbiamo assolutamente pensare che una sola difficoltà renda il
bambino soggetto di terapia, di intervento o di approfondimento, bisogna avere l’attenzione di pensare
che il bambino possa avere un funzionamento diverso da tutti gli altri, ma non per questo si tratta di
un bambino deficitario. Quindi, dobbiamo andare ad inquadrare il suo funzionamento/il suo profilo
di adattamento in relazione alla componente genetica, all’attività
neuronale/neurotrasmettitoriale, a quella che è la struttura delle connessioni e, soprattutto, rispetto
alla spinta che l’esperienza e l’ambiente familiare/sociale/culturale gli fornisce o meno.
Bisogna cercare di capire che un bambino può parlare bene o meno, può essere interessato
maggiormente all’apprendimento oppure no. Il soggetto ha un buon apprendimento quando la sua
mente è protesa verso il nuovo e quando, grazie all’osservazione e all’esercizio, il bambino stesso fa
qualcosa in più, arricchendo il suo profilo comportamentale.
Non bisogna pensare che l’apprendimento sia soltanto una funzione che vada in direzione della
cognitività (quindi il bambino è intelligente e ben strutturato dal punto di vista cognitivo) per cui
apprende facilmente, infatti, è presente anche una buona componente di carattere emotivo che,
naturalmente, andrà ad insistere e ad agire, unitamente alle capacità cognitive, avendo un ruolo
altrettanto importante nell’apprendimento.
Per riassumere, si può dire che sia il cervello sinistro” che il cervello destrosono fondamentali
nell’apprendimento.
Ovviamente, quando facciamo riferimento al cervello non parliamo di mente. Il cervello, infatti, è un
insieme di strutture anatomiche, connessioni e impulsi elettrici che, bene o male, conosciamo.
Invece la mente che cos’è?” È l’espressione molto raffinata del funzionamento del cervello.
Chiarito questo aspetto, difronte ad un bambino che esprime una buona qualità del suo adattamento
in termini di linguaggio, di apprendimento, di socialità e di relazioni, dobbiamo andare a ricercare
quelle che sono le caratteristiche biologiche, genetiche, culturali e relazionali, quindi quali sono state
le sue prime relazioni, il caregiver e l’ambiente di riferimento e tutta la scia degli affetti familiari
e di quelli che il bambino piano piano impara a costruire e a conoscere in ambiente extra-familiare
(amico, maestra, ecc…). Tutto ciò avrà un’azione importantissima di spinta e di nutrimento di quello
che è il sistema della mente del bambino.
Naturalmente, trovandoci difronte a bambini che non presentano tutte queste componenti in
ordine quindi, ad esempio, un bambino con una fragilità emotiva o con una difficoltà di carattere
biologico, potremmo avere dei comportamenti differenti, quindi bambini con difficoltà scolastiche
o relazionali, e soprattutto delle difficoltà di carattere emotivo. Infatti, la scarsa attenzione, che
negli anni passati è stata posta alla componente emotiva del bambino, ha fatto sì che si strutturassero
una serie di difficoltà affettive/emotive/relazionali che, spesso, sono rimaste sotto soglia.
Proprio per questo, non si capiva perché e per cosa alcuni di questi bambini avessero delle
problematiche di qualsiasi natura, dato che nessuno andava ad indagare sul come stessero
emotivamente questi bambini.
Ancora oggi, quando ci troviamo a confrontarci con un problema di carattere generale del bambino,
relativo magari al linguaggio o all’alimentazione, si tende sempre a effettuare gli approfondimenti
del caso, attraverso gli esami del sangue, le griglie di crescita, la radiografia del polso, ecc…, ma
risulta essere necessario effettuare anche una lettura sull’aspetto emotivo e comportamentale. Ed è
proprio a questo punto che troviamo una certa resistenza da parte dei genitori, in quanto si sentono
quasi in colpa, come se fossero sotto esame. Infatti, quando si va ad indagare la sfera intima e
personale, tra cui i rapporti fra i coniugi, fra i coniugi e il bambino, in genere c’è un po’ di resistenza,
la quale in qualche modo condiziona di parecchio anche l’approccio al bambino e la possibilità di
dare delle risposte in termini terapeutici.
Ci sono molte condizioni di difficoltà, sia sul linguaggio che sull’alimentazione, nelle quali è presente
una componente affettiva incredibile. Potrebbe trattarsi di piccoli screzi che se vengono supportate
dal punto di vista psicologico, con un approccio psico-educativo, il bambino li riduce, migliorando la
qualità della sua vita e quella della propria famiglia.
IL NEUROSVILUPPO
Quando il bambino ha un problema di linguaggio, di comunicazione, di alimentazione o di relazione,
noi professionisti dobbiamo escludere che si tratti di una condizione patologica nota, andando ad
indagare sul progetto evolutivo, per capire se è presente qualcosa che lo sta deviando, e a chiedere
che cosa succede nell’ambito del neurosviluppo. Quest’ultimo fa riferimento ad un processo
attraverso il quale, nel corso della vita intra-uterina e della vita extra-uterina, il sistema nervoso si

Visualizza gratis il Pdf completo

Registrati per accedere all’intero documento e trasformarlo con l’AI.

Anteprima

NEUROPSICHIATRIA INFANTILE

I DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO

INTRODUZIONE

I disturbi del neurosviluppo racchiudono molte delle condizioni che poi implicano delle difficoltà comunicative, di linguaggio e generali del bambino. Generalmente, quando ci si trova davanti un bambino che non raggiunge i suoi obiettivi dal punto di vista del linguaggio e che, quindi, sembra essere indietro rispetto ai suoi coetanei, è opportuno non dare una lettura affrettata. Sul fatto dell' "essere indietro rispetto ai suoi coetanei" ci sarebbe molto da discutere, perché che cos'è che stabilisce qual è la normalità? In questi casi ci si rifà ad una condizione di media che fornisce quella che è una visione un po' più globale della popolazione infantile e, tutti i bambini che sono relativamente indietro rispetto agli obiettivi che la media raggiunge, sono bambini che vengono definiti come "bambini in difficoltà". Esistono, successivamente, vari gradi di difficoltà che possono sfociare nella franca disabilità.

LA MENTE E IL SUO SVILUPPO

Molto spesso si è precipitosi nei confronti di un bambino che non ha un linguaggio idoneo, un apprendimento scolastico, un grado di adattamento familiare (intra familiare ed extra familiare) non adeguato e che, quindi, non soddisfa i criteri attesi per l'età in tutte le sue performance, pensiamo che possa essere un bambino non in grado di farcela o poco dotato, gli attribuiamo l'etichetta del "bambino disabile intellettivo" o con delle difficoltà sul piano attentivo ed emotivo (si può pensare che possa essere disattento, svogliato, pigro). Di conseguenza, dobbiamo considerare che la mente di ogni bambino funziona "per fatti suoi", non funziona secondo dei riferimenti standard . La mente di ciascuno di noi ha i propri percorsi, le proprie strategie e le proprie caratteristiche ed è assolutamente normale, e, in questo senso, dobbiamo imparare ad aprire lo sguardo potendo affermare che sì, un determinato bambino può avere un linguaggio inferiore alla media, può non costruire la frase come gli altri coetanei e può avere un apprendimento scolastico non idoneo; "ma tutto questo perché?"Perché magari quel bambino possiede delle caratteristiche che sono particolarmente evolute rispetto agli altri, che non riguardano magari il linguaggio ma che possono, invece, riguardare la sua sensibilità o la sua creatività. Si tratta di un bambino che, quindi, può avere delle capacità molto ben strutturate in determinati ambiti e mostrare una debolezza in altri. Non siamo fatti tutti come delle macchine e non dobbiamo assolutamente pensare che una sola difficoltà renda il bambino soggetto di terapia, di intervento o di approfondimento, bisogna avere l'attenzione di pensare che il bambino possa avere un funzionamento diverso da tutti gli altri, ma non per questo si tratta di un bambino deficitario. Quindi, dobbiamo andare ad inquadrare il suo funzionamento/il suo profilo di adattamento in relazione alla componente genetica, all'attività neuronale/neurotrasmettitoriale, a quella che è la struttura delle connessioni e, soprattutto, rispetto alla spinta che l'esperienza e l'ambiente familiare/sociale/culturale gli fornisce o meno. Bisogna cercare di capire che un bambino può parlare bene o meno, può essere interessato maggiormente all'apprendimento oppure no. Il soggetto ha un buon apprendimento quando la sua mente è protesa verso il nuovo e quando, grazie all'osservazione e all'esercizio, il bambino stesso fa qualcosa in più, arricchendo il suo profilo comportamentale. Non bisogna pensare che l'apprendimento sia soltanto una funzione che vada in direzione della cognitività (quindi il bambino è intelligente e ben strutturato dal punto di vista cognitivo) per cuiapprende facilmente, infatti, è presente anche una buona componente di carattere emotivo che, naturalmente, andrà ad insistere e ad agire, unitamente alle capacità cognitive, avendo un ruolo altrettanto importante nell'apprendimento. Per riassumere, si può dire che sia il "cervello sinistro" che il "cervello destro" sono fondamentali nell'apprendimento. Ovviamente, quando facciamo riferimento al cervello non parliamo di mente. Il cervello, infatti, è un insieme di strutture anatomiche, connessioni e impulsi elettrici che, bene o male, conosciamo. "Invece la mente che cos'è?" È l'espressione molto raffinata del funzionamento del cervello. Chiarito questo aspetto, difronte ad un bambino che esprime una buona qualità del suo adattamento in termini di linguaggio, di apprendimento, di socialità e di relazioni, dobbiamo andare a ricercare quelle che sono le caratteristiche biologiche, genetiche, culturali e relazionali, quindi quali sono state le sue prime relazioni, il caregiver e l'ambiente di riferimento e tutta la scia degli affetti familiari e di quelli che il bambino piano piano impara a costruire e a conoscere in ambiente extra-familiare (amico, maestra, ecc ... ). Tutto ciò avrà un'azione importantissima di spinta e di nutrimento di quello che è il sistema della mente del bambino. Naturalmente, trovandoci difronte a bambini che non presentano tutte queste componenti in ordine quindi, ad esempio, un bambino con una fragilità emotiva o con una difficoltà di carattere biologico, potremmo avere dei comportamenti differenti, quindi bambini con difficoltà scolastiche o relazionali, e soprattutto delle difficoltà di carattere emotivo. Infatti, la scarsa attenzione, che negli anni passati è stata posta alla componente emotiva del bambino, ha fatto sì che si strutturassero una serie di difficoltà affettive/emotive/relazionali che, spesso, sono rimaste sotto soglia. Proprio per questo, non si capiva perché e per cosa alcuni di questi bambini avessero delle problematiche di qualsiasi natura, dato che nessuno andava ad indagare sul come stessero emotivamente questi bambini. Ancora oggi, quando ci troviamo a confrontarci con un problema di carattere generale del bambino, relativo magari al linguaggio o all'alimentazione, si tende sempre a effettuare gli approfondimenti del caso, attraverso gli esami del sangue, le griglie di crescita, la radiografia del polso, ecc ... , ma risulta essere necessario effettuare anche una lettura sull'aspetto emotivo e comportamentale. Ed è proprio a questo punto che troviamo una certa resistenza da parte dei genitori, in quanto si sentono quasi in colpa, come se fossero sotto esame. Infatti, quando si va ad indagare la sfera intima e personale, tra cui i rapporti fra i coniugi, fra i coniugi e il bambino, in genere c'è un po' di resistenza, la quale in qualche modo condiziona di parecchio anche l'approccio al bambino e la possibilità di dare delle risposte in termini terapeutici. Ci sono molte condizioni di difficoltà, sia sul linguaggio che sull'alimentazione, nelle quali è presente una componente affettiva incredibile. Potrebbe trattarsi di piccoli screzi che se vengono supportate dal punto di vista psicologico, con un approccio psico-educativo, il bambino li riduce, migliorando la qualità della sua vita e quella della propria famiglia.

IL NEUROSVILUPPO

Quando il bambino ha un problema di linguaggio, di comunicazione, di alimentazione o di relazione, noi professionisti dobbiamo escludere che si tratti di una condizione patologica nota, andando ad indagare sul progetto evolutivo, per capire se è presente qualcosa che lo sta deviando, e a chiedere che cosa succede nell'ambito del neurosviluppo. Quest'ultimo fa riferimento ad un processo attraverso il quale, nel corso della vita intra-uterina e della vita extra-uterina, il sistema nervoso sicostruisce e si forma, grazie ad una serie di processi che fanno leva sulla neuro-genesi e sulla sinapto- genesi. Naturalmente, le difficoltà riguardanti il neurosviluppo esistono da sempre, ma non venivano definite in quanto tali precedentemente, in quanto si parlava di una forma di ritardo del bambino (problema evolutivo del bambino, ritardo del linguaggio, autismo, adhd, ecc ... ). Oggi, invece, sappiamo che molte delle patologie di cui siamo a conoscenza rientrano nei cosiddetti disturbi del neurosviluppo e, averli riconosciuti ci ha aiutato molto ad avere chiaro come un intervento terapeutico precoce possa essere davvero una svolta per i bambini con questo tipo di disturbi, portandoli ad andare incontro a notevoli miglioramenti. Purtroppo però, ancora oggi, i disturbi del neurosviluppo, compresi il disturbo del linguaggio e disturbi alimentari (non ci si riferisce solo anoressia e bulimia, ma anche al cattivo rapporto con il momento dell'alimentazione), non hanno delle cause note che possono essere documentate, ma viene riconosciuta una particolare vulnerabilità genetica. Questo vuol dire che nulla è legato esclusivamente all'ambiente (mancanza della mamma per cause lavorative, disagi dovuti a scolarizzazione precoce, shock emotivi), il quale può rappresentare una concausa, ma di base, i soggetti che maturano un disturbo del neurosviluppo presentano tutti un'alterazione della componente genetica. Si può dire, quindi, che la condizione che accomuna tra di loro tutti i disturbi del neurosviluppo è, senza dubbio, la vulnerabilità genetica/la base genetica/le alterazioni genetiche benché, ancora oggi, non si è in grado di dare un nome e un cognome a tutte queste alterazioni di carattere genetico. Per effetto di quest'ultime, unitamente ad un eventuale componente ambientale disfunzionale, si possono verificare i disturbi del linguaggio, delle difficoltà sul piano motorio (componente fondamentale per lo sviluppo del linguaggio e della corretta alimentazione, in quanto ha un ruolo importante in quelli che sono gli atti deglutitori e nella masticazione) e difficoltà sul piano delle capacità esecutive. "A cosa serve la radiografia del polso? È una tecnica che si esegue in pediatria per tutti i bambini, la quale utilizza per convenzione il polso sinistro per vedere qual è il grado di ossificazione. Più è indietro l'ossificazione, ossia lo sviluppo e la maturazione delle ossa, più c'è possibilità che l'osso possa crescere e che il bambino si possa allungare. Se invece, l'osso appare in forma adulta dal punto di vista radiologico, il bambino crescerà poco con un ritardo dell'accrescimento.

Le capacità esecutive

Le capacità esecutive sono quelle capacità che consentono a ciascuno di noi di pensare ad una determinata attività, di pianificarla, organizzarla, metterla in atto ed eventualmente correggerla in corso d'opera, andando a correggere eventuali errori, così da poter migliorare quell'attività. L'alterazione delle funzioni esecutive è la base dell'ADHD( disturbo da deficit di attenzione per iperattività). Tali soggetti non sono in grado di prevedere l'esito di un loro comportamento, sono disordinati nell'eseguire le cose, e soprattutto non riescono a correggere un'attività anche se oggettivamente non sarà un'azione di successo o comunque gli sta creando un danno. La base genetica è accertata ma la genesi è multifattoriale. I disturbi del neurosviluppo sono:

  1. DISTURBO DELLO SPETTRO AUTISTICO
  2. ADHD
  3. LE DISABILITA' INTELLETTIVE
  4. DSA: DISTURBI SPECIFICI DELL'APPRENDIMENTO
  5. DISTURBO DEL LINGUAGGIO

Non hai trovato quello che cercavi?

Esplora altri argomenti nella Algor library o crea direttamente i tuoi materiali con l’AI.