Che cos'è il welfare state: origini, critiche e modelli di politiche sociali

Documento dall'Università degli Studi di Roma La Sapienza su Che cos'è il welfare state di Domenico Carbone e Yuri Kazepov. Il Pdf esplora il concetto di welfare state, le sue definizioni storiche e le diverse tipologie di politiche sociali, analizzando critiche e modelli secondo Titmuss ed Esping-Andersen, utile per lo studio universitario di Storia.

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13 pagine

Che cos'è il welfare state di
Domenico Carbone e Yuri Kazepov
Storia Contemporanea
Università degli Studi di Roma La Sapienza (UNIROMA1)
12 pag.
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Che cos’è il welfare state Yuri Kazepov e Domenico Carbone
Capitolo 1 Le denizioni
Uso del termine
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Che cos'è il welfare state

docsity Che cos'è il welfare state di Domenico Carbone e Yuri Kazepov Storia Contemporanea Università degli Studi di Roma La Sapienza (UNIROMA1) 12 pag. Document shared on https://www.docsity.com/it/che-cos-e-il-welfare-state-di-domenico-carbone-e-yuri-kazepov/7716939/ Downloaded by: ILYCIP (ileniacaponi@gmail.com)Che cos'è il welfare state Yuri Kazepov e Domenico Carbone

Capitolo 1 Le definizioni

Uso del termine

Il termine welfare state, stato del benessere è stato usato per la prima volta in Germania nel 1879 da Adolph Wagner, uno studioso socialista di scienza delle finanze che nei suoi scritti teorizzò il ruolo interventista dello stato nel garantire il benessere dei cittadini. Questo intervento avrebbe aumentato il bisogno finanziario dello stato, cosa che si sarebbe potuta colmare con imposte progressive sul reddito. Lo usò anche il cancelliere tedesco von Papel nel 1932 quando attaccò lo stato del benessere che era la Repubblica di Weimar, che aveva ancorato i diritti sociali alla sua Costituzione, diminuendo così l'iniziativa dei cittadini. Nel 1941 l'arcivescovo di York William Temple lo uso per sottolineare il contrasto tra welfare state britannico e warfare state, lo stato di guerra, nazista. Per scomporre la complessità del termine occorre delineare gli argomenti che lo riguardano:

  • Cause dello sviluppo del welfare state
  • I suoi scopi
  • Gli elementi costitutivi
  • Il suo funzionamento

Definizioni

Asa Briggs, studioso britannico, definisce il welfare state uno stato in cui il potere organizzato è deliberatamente utilizzato nel tentativo di modificare le forze di mercato in almeno tre direzioni: reddito minimo, riduzione del grado di insicurezza (malattia, vecchiaia, disoccupazione), migliori standard disponibili assicurati a ogni cittadino. Dire "ad ogni cittadino" significa molto vagamente presupporre un approccio universalistico delle politiche. Quindi Briggs pone come causa la società di mercato, la quale provoca insicurezza. Scopo del welfare state è modificare l'impatto della società di mercato sulla società. Con società di mercato di intende una società che funzione in base alla legge della domanda e dell'offerta dei fattori di produzione. Briggs afferma che devono essere modificate le forze di mercato, ma non afferma come questo debba avvenire. Titmuss, che per primo ha ricoperto la cattedra di Politiche sociali alla London School of Economics and Politic Science, afferma che esistono categorie di welfare differenti che rispondono a bisogni diversi:

  • Welfare sociale
  • Welfare fiscale
  • Welfare aziendale

Se fin qui si pone soprattutto l'accento sulle cause del welfare, dopo l'età dell'oro, le riflessioni critiche sul welfare si sono concentrate soprattutto sugli scopi, sulle sue modalità di funzionamento e sui suoi elementi costitutivi:

  • Critica neomarxista Per Marx lo stato riflette le relazioni economiche che strutturano la società in classi sociali. Quindi riproduce le relazioni sociali senza stravolgere la logica capitalistica di mercato che rimane il principio regolazione preminente. Gli studiosi neomarxisti attribuiscono al welfare state proprio lo scopo di assicurare il processo produttivo e accumulativo del capitale, la riproduzione della subalternità della classe operaia e il mantenimento della popolazione non attiva in una prospettiva funzionale al capitalismo.
  • Critica neoliberale Le istituzioni di welfare costituiscono secondo questo approccio un disincentivo agli investimenti (a causa del carico fiscale imposto per finanziare le politiche sociali) e un disincentivo al lavoro. Ad esempio vige l'idea della poverty trap, della trappola dai quale i poveri non riescono più ad uscire. 1 Document shared on https://www.docsity.com/it/che-cos-e-il-welfare-state-di-domenico-carbone-e-yuri-kazepov/7716939/ Downloaded by: ILYCIP (ileniacaponi@gmail.com)Autori neomarxisti e neoliberali condividono però alcuni punti: 1) il welfare non può essere considerato la risposta ai problemi sociopolitici delle economie capitaliste 2) non esiste la possibilità di smantellare completamente gli istituti del welfare state. Negli anni Ottanta sono le differenze tra i paesi uno degli elementi chiave da dover spiegare. Tali differenze non vengono più concepite come stadi di sviluppo più o meno avanzato verso forme organizzative ideali (welfare state universale), ma come l'esito di percorsi originali differenziati. Flora e Heidenheimer considerano il welfare una risposta a due processi fondamentali: a) La formazione degli Stati nazionali e la loro trasformazione in democrazie di massa dopo la rivoluzione francese b) L'espansione del capitalismo diventato il modo di produzione dominante dopo la rivoluzione industriale Il welfare state potrebbe essere interpretato come una risposta istituzionale alle crescenti domande di eguaglianza e di sicurezza sociale ed economica che viene fornita attraverso tre mezzi fondamentali:
    1. Pagamento diretto di prestazioni in denaro
    2. Erogazione diretta di servizi in natura
    3. Estensione indiretta dei benefici attraverso crediti e deduzioni fiscali

    Ferrera sottolinea il ruolo della dimensione politico-istituzionale dello stato sociale. Per lui il welfare è un insieme di interventi pubblici connessi col processo di modernizzazione, i quali forniscono protezione sotto forma di assistenza, assicurazione e sicurezza sociale, introducendo specifici diritti sociali nel caso di eventi prestabiliti, nonché specifici doveri di contribuzione finanziaria. C'è un nesso tra modernizzazione e l'emergere di nuovi assetti istituzionali, imperniati sulle assicurazioni obbligatorie e sull'inclusione dei diritti sociali. Rispetto a quanto affermato da Ferrera, lo Stato ha incominciato ad intervenire direttamente e considerevolmente sul benessere dei cittadini solo a partire dalla fine del XIX secolo. Ci sono anche altre fonti di benessere: la famiglia, le istituzioni di reciprocità, le associazioni, il mercato. Non è possibile quindi comprendere il ruolo dello stato se non si comprende come esso interagisce con altre istituzioni. Si parla in questo senso di sistema di welfare che comprende il welfare state, seppur quest'ultimo prestruttura il sistema del welfare istituzionalmente, definendo il contesto regolativo all'interno del quale si collocano poi le altre sfere.

    Capitolo 2 Origini e storia

    La modernizzazione è il contesto all'interno del quale sono poi nate le politiche sociali. In particolare, in una struttura sociale complessa, in cui prevale l'ambito urbano su quello rurale, le relazioni impersonali su quelle personali, l'economia di mercato su quella domestica, l'emergere delle masse popolari sulla scena storica. Dal medioevo Vige un'organizzazione politica ed economica signorile, un'organizzazione del lavoro agricolo basato sulla servitù e una protezione militare garantita localmente. Si tratta di un'economia senza mercato, in cui i diritti di proprietà sono poco formalizzati semplicemente perché la terra a disposizione della popolazione era eccedente rispetto ai suoi bisogni. Tale sistema iniziò a subire dei cambiamenti intorno al XIII secolo, quando la crescita demografica intaccò l'abbondanza della terra. Di conseguenza servirono manufatti idonei per lavorare terreni fino ad allora incolti: ciò stimolo l'attività artigianale e l'economia monetaria. Il centro urbano si afferma come luogo dell'innovazione tecnica delineando un rapporto di dipendenza della campagna dalla città. Tale espansione portò alla nascita di due istituzioni: le banche e le assicurazioni, nate per garantire gli investimenti, soprattutto quelli relativi ai viaggi necessari al trasporto delle merci da un mercato all'altro. Il commercio richiedeva una protezione territoriale estesa che nessuna signoria locale poteva garantire; di conseguenza tale funzione iniziò a spostarsi progressivamente verso il sovrano e, dunque, verso una dimensione 2 Document shared on https://www.docsity.com/it/che-cos-e-il-welfare-state-di-domenico-carbone-e-yuri-kazepov/7716939/ Downloaded by: ILYCIP (ileniacaponi@gmail.com)nazionale. Il potere politico e militare iniziarono un processo di accentramento che si concluse con il consolidamento degli Stati nazionali nel XVII secolo. Trasformazioni in epoca medievale:

    • Affermazione economia monetaria
    • Crescita ruolo centri urbani
    • Accentramento del potere militare e amministrativo su una dimensione territoriale nazionale
    • Affermazione dei diritti di proprietà privata

    Rispetto a quest'ultimo punto, a partire dal XVI secolo, la terra iniziò ad acquisire un valore in quanto risorsa scarsa e divenne progressivamente un bene economico a cui estendere gli stessi principi dell'economia proprietaria. Fondamentale in questo processo fu l'impatto delle recinzioni in Inghilterra, che agì in due sensi:

    1. Giocò un ruolo nell'affermare l'economia capitalista: dopo le recinzioni, la terra iniziò ad essere trattata come un qualsiasi bene che si poteva comprare e vendere. Si afferma quella visione del mondo in cui il profitto attraverso il lavoro diventa un valore sociale.
    2. Con conseguenze sul piano sociale: i contadini non vivevano più della loro economia di sussistenza, ma si delinearono comunità di lavoratori agricoli. Queste furono ben presto costrette a spostarsi in direzione dei centri urbani per vendere la propria forza lavoro (proletariato rurale). Non è più l'economia a essere inserita nei rapporti sociali, ma, al contrario, sono i rapporti sociali ad essere assorbiti dal sistema economico.

    In queste condizioni, insieme a guerre ed epidemie, la povertà non tardò ad emergere. Il Parlamento inglese, nel 1601 approvò la Poor Law con la quale, per la prima volta con un atto legislativo, veniva sancito il diritto a vivere per tutti i cittadini. La legge stabiliva che a occuparsi dei poveri dovevano essere le parrocchie, alle quali venivano trasferite le risorse derivanti da imposte locali che tutti i proprietari e fittaioli, ricchi o meno, erano tenuti a pagare a secondo della rendita della terra o delle case in loro possesso. Tutti coloro che si trovavano in uno stato di indigenza erano tenuti ad accettare l'internamento in apposite strutture residenziali. I poveri dovevano essere avviati al lavoro nelle poorhouses. Gli intenti erano controllare i poveri, difendere l'ordine pubblico, garantire una vasta manod'opera a buon mercato. La povertà era considerata la conseguenza di una colpa. Nel 1662 in Inghilterra venne approvato l'Act of Settlement con il quale si stabilì che i poveri potevano ricevere assistenza solo dalla parrocchia presso il quale erano residenti. La norma aveva lo scopo di scoraggiare i comportamenti opportunistici dei cosiddetti "indigenti di professione", coloro cioè che si spostavano alla ricerca di dei sistemi parrocchiali di sostegno "più efficienti". Nel 1722 presso alcune parrocchie vennero istituite le workhouses, senza che ci fosse una distinzione tra povertà e disoccupazione. Nel 1795 venne approvata la Speenhamland Law. Prendeva il nome da una località nel Berkshire in cui per la prima volta un consiglio di magistrati riuniti per far fronte al problema della povertà propose di ritirare l'imperativo del diritto a vivere, rivoluzionando la Poor Law. Con tale legge un individuo con un lavoro, ma il cui salario non superava una certa soglia, riceveva un'integrazione tale da garantirgli un minimo assicurato. L'introduzione dei sussidi di sostegno al reddito costituì di fatto un disincentivo per i datori di lavoro ad adeguare i salari alle esigenze dei lavoratori. La legge pose un vincolo al libero mercato del lavoro, come l'Act of Settlement lo pose alla mobilità geografica. Mobilità territoriale e crescita salariale erano così disincentivate. Nel 1834 venne abolito il vincolo del domicilio originario. La nascita della questione sociale La povertà, la disoccupazione non erano più la conseguenza di scelte individuali o di punizioni divine, ma effetti non previsti dei nuovi processi produttivi e in quanto tali presentavano problemi riguardanti l'intera società. Comincia ad affermarsi il principio di responsabilità collettiva delle condizioni di bisogno. Si deve a questa nuova prospettiva l'approvazione delle prime misure di tutela del lavoro che si diffusero dalla seconda metà del XIX secolo. In Gran 3 Document shared on https://www.docsity.com/it/che-cos-e-il-welfare-state-di-domenico-carbone-e-yuri-kazepov/7716939/ Downloaded by: ILYCIP (ileniacaponi@gmail.com)

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