Documento da Università su Storia del pensiero economico. Il Pdf esplora l'evoluzione del pensiero economico, dal mercantilismo alla fisiocrazia e agli economisti classici, con un focus sulle teorie di Adam Smith. Questo materiale di Economia è utile per lo studio autonomo, fornendo spiegazioni dettagliate dei concetti.
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La scienza economica non può essere considerata allo stesso modo delle scienze dure, poiché le sue asserzioni non soddisfano il criterio di universalità. Mentre le scienze dure si basano su dati costanti e universali, l'economia si occupa di un universo mutevole e in cui emergono fenomeni nuovi. Inoltre, i problemi economici possono essere rilevanti solo in un determinato contesto e possono cambiare nel tempo.
Lo sviluppo della teoria economica può essere suddiviso in tre epoche principali: classica, marginalista e keynesiana. Ogni epoca ha affrontato problemi specifici e ha dato vita a sistemi di teoria economica diversi. Tuttavia, non si può parlare di un miglioramento di un sistema rispetto all'altro, ma di una diversa risposta ai problemi economici del momento.
Il mercantilismo e la fisiocrazia sono due importanti teorie economiche che si sono sviluppate nel contesto storico del mondo moderno. Il mercantilismo si basa sull'idea che il commercio sia il principale motore dell'aumento della ricchezza, mentre la fisiocrazia si concentra sull'importanza dell'industria e dell'innovazione tecnologica. Entrambe le teorie hanno avuto un impatto significativo sulla storia economica e hanno contribuito a plasmare il mondo in cui viviamo oggi.
L'analisi economica si è sviluppata nel contesto del "mondo moderno", caratterizzato dall'era della sperimentazione e della scienza. L'idea dominante è che l'uomo, utilizzando il suo intelletto critico, possa apprendere in modo sistematico e trasmettere le conoscenze alle generazioni successive. Questo ha portato a un aumento della ricchezza materiale mai sperimentato prima e ha rivoluzionato l'intera prospettiva dell'umanità.
La fase del commercio è stata la prima a farsi strada nel mondo moderno. Si è sviluppata a partire dal Mediterraneo con l'emergere delle repubbliche marinare e si è estesa dopo il Rinascimento, quando le menti si sono aperte verso il mondo esterno. Questa fase ha portato a un aumento della ricchezza grazie al commercio e allo scambio di prodotti tra le nazioni.
La fase dell'industria è stata più lenta a manifestarsi, ma ha avuto un impatto ancora maggiore sulla ricchezza materiale. Si basa sull'applicazione pratica dei progressi scientifici, sulla divisione del lavoro e sull'utilizzo di nuove fonti di energia e materiali. Questa fase ha richiesto modifiche nella struttura organizzativa della società e ha portato alla "rivoluzione industriale" in Inghilterra nel XVIII secolo.
I mercantilisti erano gli economisti che si occupavano principalmente della fase del commercio. Credevano che l'aumento delle esportazioni e la diminuzione delle importazioni fosserofondamentali per l'aumento della ricchezza di una nazione. Per questo motivo, promuovevano il protezionismo e il colonialismo per favorire il commercio e l'accumulo di oro e argento
Il mercantilismo è un sistema economico che si sviluppo nel Seicento e che vedeva il diretto intervento degli Stati come necessario per regolare l'attività economica e favorire i commerci e lo sviluppo delle industrie nazionali. Grazie a questo sistema, i commercianti, gli imprenditori e i finanzieri divennero figure sempre più importanti e influenti all'interno degli Stati. Inoltre, nei regni retti da un sovrano assoluto, gli interessi dei governi e quelli di questi ceti sociali emergenti coincisero, poiché i produttori e i commercianti avevano bisogno della forza dello Stato per proteggere i propri trasporti e mercati e per conquistarne di nuovi, mentre lo Stato utilizzava la loro forza produttiva e commerciale per accrescere la ricchezza generale del paese.
Il mercantilismo non costituisce una vera scuola di pensiero, ma è un insieme eterogeneo di idee che hanno dato origine a un linguaggio comune per discutere di temi politici ed economici. Tuttavia, per molto tempo è stato associato unicamente al protezionismo e al nazionalismo economico, soprattutto a causa delle critiche dei fisiocratici e di Adam Smith. I mercantilisti non avevano strumenti analitici adeguati per sostenere la loro scoperta dell'importanza del commercio su scala mondiale e non furono in grado di fornire uno schema teorico per spiegare le cause della ricchezza delle nazioni. Questo schema venne elaborato solo molto più tardi, nel diciannovesimo secolo, dai teorici marginalisti, che dimostrarono che il commercio internazionale non è a somma zero e può generare benefici per tutti i partecipanti.
Secondo i fisiocrati, la prosperità di una nazione non dipende dalla quantità di moneta a disposizione, ma dalla sua capacità di esportare più di quanto non importi. Inoltre, il potere d'acquisto della moneta dipende dalla sua scarsità o abbondanza, quindi ogni tentativo di regolare artificialmente i tassi di scambio è destinato a fallire. La ricetta per l'arricchimento di una nazione è quindi esportare più di quanto non importi, in modo da favorire l'afflusso di moneta e garantire un aumento generale della ricchezza.
Nel corso del Sei e del Settecento, le politiche dei governi si sono basate sul protezionismo totale, con misure come dazi, contenimento o proibizione delle importazioni. Questo è stato motivato dalle frequenti crisi commerciali e dalla preoccupazione per la disoccupazione di massa. Tuttavia, nel corso del tempo, l'accento si è spostato dalla bilancia commerciale favorevole alla protezione del sistema produttivo nazionale e alla creazione di posti di lavoro.
I fisiocratici estesero le dottrine fisiocratiche a tutto il campo di studi chiamato "philosophie économique", che comprendeva economia, diritto, politica, scienza della società e morale. Questo interesse era dovuto al dibattito aperto nell'ambiente intellettuale francese da Montesquieu e dagli Enciclopedisti, che coinvolgeva ogni aspetto della società e della cultura.
I fisiocratici pubblicarono scritti che, pur essendo prodotti individuali, condividevano un nucleo di idee centrali che li faceva riconoscere come prodotti di una "scuola". Questi scritti rappresentavano sia un tentativo di spiegazione della vita economica e sociale, sia un programma di rinnovamento dell'economia e delle basi della società.
I fisiocratici si opponevano ai principi del mercantilismo, ovvero il protezionismo e il dirigismo. Secondo loro, l'economia era un sistema di ordine naturale che veniva ostacolato da interventi politici arbitrari. Per ripristinare l'ordine naturale, era necessario eliminare le interferenze protezionistiche e dirigistiche e lasciare che l'economia si sviluppasse liberamente.
I fisiocratici consideravano l'agricoltura come l'unica fonte autentica di ricchezza e criticavano il mercantilismo per aver favorito lo sviluppo delle manifatture a discapito dell'agricoltura. Secondo loro, il sistema economico doveva essere basato sull'agricoltura e non sulle manifatture.
Il medico Quesnay, uno dei principali esponenti dei fisiocratici, creò il Tableau économique, una rappresentazione sinottica dei flussi economici e finanziari all'interno del sistema produttivo. Questo strumento è considerato il progenitore della moderna contabilità nazionale e ha permesso di comprendere meglio la circolazione della ricchezza all'interno dell'economia.
Nonostante i fisiocratici fossero liberisti dal punto di vista economico, le loro implicazioni politiche erano nettamente autoritarie. Infatti, per ripristinare l'ordine naturale dell'economia, era necessario un forte potere centrale e un despota illuminato che potesse attuare le riforme necessarie. Quindi, se da un lato i fisiocratici erano liberisti, dall'altro erano anche sostenitori di un forte potere statale.
Il principale contributo dei fisiocratici è stato quello di orientare l'analisi economica verso la comprensione del "sovrappiù" o surplus, ovvero l'eccedenza di prodotto rispetto a quanto è necessario per lo svolgimento dell'attività stessa. Questo concetto è fondamentale per comprendere il funzionamento del capitalismo e la riproduzione del capitale. I fisiocratici, inoltre, hanno sottolineato l'importanza dell'agricoltura come unica attività organizzata capitalisticamente e in grado di produrre un sovrappiù.
Nella Francia del '700, l'attività produttiva era ancora prevalentemente agricola e la maggior parte del prodotto nazionale era costituito da produzioni agricole. Circa l'85% della popolazione francese viveva in condizioni rurali e la spesa per l'acquisto del pane rappresentava una parte consistente del bilancio delle famiglie. Inoltre, la politica mercantilistica e protezionistica adottata dal governo francese ha contribuito alla crisi economica del paese.
I fisiocratici hanno introdotto il concetto di "laissez faire", ovvero la libertà economica come motore dell'accumulazione capitalistica. Questo concetto si basa sull'idea che l'intervento dello Stato nell'economia sia dannoso e che sia necessario lasciare liberi i mercati per favorire lo sviluppo del capitalismo. Inoltre, i fisiocratici hanno criticato la politica mercantilistica e protezionistica adottata dalla Francia, sostenendo che essa ostacolava la formazione di capitali per gli investimenti.
I fisiocratici hanno considerato le classi sociali non solo in base alla loro funzione sociologica, ma anche in base alla loro funzione economica all'interno del processo di produzione. Secondo Quesnay, esistono tre classi: la classe produttiva, costituita dai lavoratori e dai capitalisti agricoli;