I fondamenti della valutazione scolastica, Laboratoriouniversità-scuola Red

Documento da Laboratoriouniversità-scuola Red - Ssis Veneto sui fondamenti della valutazione scolastica. Il Pdf esplora il concetto di valutazione come attribuzione di valore, analizzando aspetti produttivi, comparativi, critici ed ermeneutici, sottolineando l'importanza di un equilibrio valutativo e di una valutazione plurale e condivisa per promuovere l'autonomia.

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F. TESSARO 1. I fondamenti della valutazione scolastica
1
LaboratorioUniversità-Scuola RED - SSIS Veneto
CORSO DI PERFEZIONAMENTO
Teorie dell’istruzione e ricerca didattica
AA2004-2005
MODULO 4
INFORMAZIONE 4.2
FIORINO TESSARO
I FONDAMENTI DELLA VALUTAZIONE SCOLASTICA
1.1 TRA TANTI SIGNIFICATI, ALLA RICERCA DI SENSO E DI VALORE
1.1.1 Il pensiero valutativo
Per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti, è opportuno
precisare il concetto comprensivo di valutazione: valutare significa
attribuire o dichiarare il valore di qualcosa, significa valorizzare
qualcosa in funzione di uno scopo. Valutare nella scuola è
individuazione e ricerca di ciò che ha valore (negli apprendimenti, negli
insegnamenti, nell’istituzione) per la formazione della persona. “L’atto
valutativo può essenzialmente definirsi come una assegnazione di
senso-valore a un determinato evento o processo educativo (e agli
oggetti, fatti, elementi che lo costituiscono)” (C. Borello, 1996, p. 129).
L’attribuzione di senso e valore è necessario ma non sufficiente per
definire il nucleo concettuale della valutazione: anche il giudizio morale
F. TESSARO 1. I fondamenti della valutazione scolastica
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o il giudizio estetico conducono ad attribuire senso e valore a qualcosa,
eppure non sono riconducibili in toto alla valutazione. Per essere tale
un'attività valutativa dovrà considerarsi:
un’attività di pensiero produttivo: la valutazione deve produrre
qualcosa di nuovo
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; e quel qualcosa deve essere funzionale alla
regolazione, al cambiamento, alla crescita, allo sviluppo;
un’attività di pensiero comparativo: la valutazione è sempre frutto
di un confronto tra due o più entità. Il giudizio senza confronto,
senza comparazione, non può essere definito valutativo. Se si emette
un giudizio senza esplicitare il termine di paragone non si valuta:
tutt'al più (e nel migliore dei casi) si contempla;
un’attività di pensiero critico: la valutazione, attraverso il confronto
delle idee, punta alla ricerca di conferme e di confutazioni, nel
dubbio e nella critica, per produrre informazioni necessarie per
decidere e per agire;
un’attività di pensiero ermeneutico: la valutazione vive di
interpretazioni e congetture, radicate nei mondi (valoriali, cognitivi,
esperienziali, affettivi, relazionali, …) di colui che valuta.
Rifletti: Nella scuola si usa frequentemente il termine “giudizio”: in
genere denota un’espressione verbale (aggettivi o frasi) in
contrapposizione ai numeri (il 7 è un voto, o un punteggio, ma non può
essere definito giudizio). Benché il termine “giudizio” si sia
impropriamente consolidato nelle comunicazioni scolastiche, il verbo
“giudicare” non ha il medesimo significato di “valutare”. Anche il giudice
valuta, ma il risultato della sua riflessione è una sentenza che condanna
o assolve.
2
La valutazione non è mai assoluta o definitiva. L’incertezza è
sempre presente, ed è perciò necessario assumere un atteggiamento
scientifico (di ricerca) riservando alla valutazione il ruolo di convalida
delle ipotesi di riuscita che ci si pone in sede di progettazione. Per
superare la soggettività della valutazione è opportuna la massima
trasparenza comunicativa negli scopi, nei criteri e nei metodi tra coloro
che valutano.
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Es.: se attribuisco 5 o “insufficiente” ad una prestazione dello studente, il 5 (o
l’insufficiente) è il risultato della mia analisi, della mia riflessione, del mio pensiero; è
il valore che io attribuisco a quella prestazione: è qualcosa di nuovo, che quella
prestazione prima non aveva, ed ora cambia il senso e la rappresentazione della
prestazione (e perciò serve per regolare, reindirizzare, il percorso formativo).
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Succede che qualche insegnante utilizzi i momenti della valutazione come forche
caudine per esercitare “l’ultima azione che ci è rimasta per poter esercitare un
minimo di potere sugli studenti”. È una deriva deontologicamente riprovevole e
denota l’incapacità di affermare le proprie competenze professionali.

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Anteprima

F. TESSARO

I fondamenti della valutazione scolastica

LaboratorioUniversità-Scuola RED - SSIS Veneto CORSO DI PERFEZIONAMENTO Teorie dell'istruzione e ricerca didattica AA2004-2005 MODULO 4 INFORMAZIONE 4.2 FIORINO TESSARO I FONDAMENTI DELLA VALUTAZIONE SCOLASTICA

Tra tanti significati, alla ricerca di senso e di valore

Il pensiero valutativo

Per sgombrare il campo da possibili fraintendimenti, è opportuno precisare il concetto comprensivo di valutazione: valutare significa attribuire o dichiarare il valore di qualcosa, significa valorizzare qualcosa in funzione di uno scopo. Valutare nella scuola è individuazione e ricerca di ciò che ha valore (negli apprendimenti, negli insegnamenti, nell'istituzione) per la formazione della persona. "L'atto valutativo può essenzialmente definirsi come una assegnazione di senso-valore a un determinato evento o processo educativo (e agli oggetti, fatti, elementi che lo costituiscono)" (C. Borello, 1996, p. 129). L'attribuzione di senso e valore è necessario ma non sufficiente per definire il nucleo concettuale della valutazione: anche il giudizio morale 1F. TESSARO 1. I fondamenti della valutazione scolastica o il giudizio estetico conducono ad attribuire senso e valore a qualcosa, eppure non sono riconducibili in toto alla valutazione. Per essere tale un'attività valutativa dovrà considerarsi:

  • un'attività di pensiero produttivo: la valutazione deve produrre qualcosa di nuovo1; e quel qualcosa deve essere funzionale alla regolazione, al cambiamento, alla crescita, allo sviluppo;
  • un'attività di pensiero comparativo: la valutazione è sempre frutto di un confronto tra due o più entità. Il giudizio senza confronto, senza comparazione, non può essere definito valutativo. Se si emette un giudizio senza esplicitare il termine di paragone non si valuta: tutt'al più (e nel migliore dei casi) si contempla;
  • un'attività di pensiero critico: la valutazione, attraverso il confronto delle idee, punta alla ricerca di conferme e di confutazioni, nel dubbio e nella critica, per produrre informazioni necessarie per decidere e per agire;
  • un'attività di pensiero ermeneutico: la valutazione vive di interpretazioni e congetture, radicate nei mondi (valoriali, cognitivi, esperienziali, affettivi, relazionali, ... ) di colui che valuta.

Rifletti: Nella scuola si usa frequentemente il termine "giudizio": in genere denota un'espressione verbale (aggettivi o frasi) in contrapposizione ai numeri (il 7 è un voto, o un punteggio, ma non può essere definito giudizio). Benché il termine "giudizio" si sia impropriamente consolidato nelle comunicazioni scolastiche, il verbo "giudicare" non ha il medesimo significato di "valutare". Anche il giudice valuta, ma il risultato della sua riflessione è una sentenza che condanna o assolve.2 La valutazione non è mai assoluta o definitiva. L'incertezza è sempre presente, ed è perciò necessario assumere un atteggiamento scientifico (di ricerca) riservando alla valutazione il ruolo di convalida delle ipotesi di riuscita che ci si pone in sede di progettazione. Per superare la soggettività della valutazione è opportuna la massima trasparenza comunicativa negli scopi, nei criteri e nei metodi tra coloro che valutano.

1 Es .: se attribuisco 5 o "insufficiente" ad una prestazione dello studente, il 5 (o l'insufficiente) è il risultato della mia analisi, della mia riflessione, del mio pensiero; è il valore che io attribuisco a quella prestazione: è qualcosa di nuovo, che quella prestazione prima non aveva, ed ora cambia il senso e la rappresentazione della prestazione (e perciò serve per regolare, reindirizzare, il percorso formativo). 2 Succede che qualche insegnante utilizzi i momenti della valutazione come forche caudine per esercitare "l'ultima azione che ci è rimasta per poter esercitare un minimo di potere sugli studenti". È una deriva deontologicamente riprovevole e denota l'incapacità di affermare le proprie competenze professionali. 2F. TESSARO 1. I fondamenti della valutazione scolastica

Le modalità valutative

La valutazione si rappresenta concretamente come un sistema di attività, tecniche e strategie che accompagnano tutto il percorso formativo (la valutazione non si fa solo alla fine, com'è banale consuetudine, ma comincia con l'analisi dei bisogni, del contesto, della situazione iniziale). Le tecniche valutative comprendono l'osservazione sistematica (per riscontrare lo stato delle conoscenze, capacità, abilità, competenze, procedure, ... ) e l'osservazione esperienziale (per l'analisi dei comportamenti, atteggiamenti, stili, climi, processi ... ), la rilevazione dei dati (per misurare risposte, risultati, prodotti, ... ), la verifica delle ipotesi e del raggiungimento degli obiettivi; ma la valutazione non si identifica e non si esaurisce con l'applicazione di alcune tecniche. Qual è il rapporto tra la valutazione e il suo oggetto? Si possono ritrovare tre diverse intenzioni: la valutazione può proporsi a) di misurarlo, b) di apprezzarlo, oppure può cercare c) di interpretarlo. La misura, in cui prevale ovviamente una dimensione squisitamente quantitativa, e l'apprezzamento, il cui l'approccio è fondamentalmente qualitativo, sono accomunati dalla predeterminazione dei criteri: l'oggetto di valutazione (o le sue caratteristiche, proprietà, ... ) è confrontato con i criteri prefissati. L'interpretazione come atto valutativo, invece, ha lo scopo di portare alla luce, attraverso la comprensione personale del valutatore i significati da lui vissuti ed esperiti in relazione a ciò che sta valutando. Es .: Gli allievi hanno svolto una prova di verifica. Le attività valutative dell'insegnante rispetto la prova sono: Misura: sommatoria delle risposte positive e/o errate. Apprezzamento: comparazione (valorizzazione) tra i risultati ottenuti dallo studente rispetto a quelli (suoi) precedenti o a quelli della classe o agli obiettivi (criteri) prefissati. Interpretazione: il docente si rende consapevole circa i vissuti inerenti le prove di verifica (sia i suoi vissuti che le reazioni personali e collettive degli studenti). 1.1.3 Il senso di tutti e il valore di pochi

Il senso di tutti e il valore di pochi

Bisogna inizialmente fissare un assioma fondamentale: è impossibile non valutare. In altre parole tutti valutano tutto (e sempre). La valutazione, infatti, è primariamente un'attività del pensiero, attraverso cui ogni persona, grande o piccola, assegna propri significati 3F. TESSARO 1. I fondamenti della valutazione scolastica a ciò con cui si relaziona o con cui viene in contatto; e, sulla base del senso attribuito, agisce, si comporta, sceglie e prende decisioni. In classe non valuta solo il docente. Anch'esso è valutato dagli studenti (e non solo rispetto al suo agire professionale): quando entra in aula, alcuni indizi, come lo sguardo, l'espressione del volto, l'andatura e la gestualità, le prime parole, la postura, permettono agli allievi di percepire immediatamente il suo umore e, di conseguenza, adottare i comportamenti ritenuti idonei. Questa valutazione è spesso inconsapevole, non si presenta come un processo di pensiero riflettente ma quasi come un meccanismo retroattivo tra percezione e reazione. E opportuna, pertanto, la precisazione di J.M. Barbier (1989, pp. 32-33), il quale distingue la valutazione in tre grandi tipologie: la valutazione implicita, quella spontanea e quella istituita.

  1. La valutazione implicita, benché sia per lo più disgiunta da una piena consapevolezza della sua reale natura valutativa (che sta appunto nell'attribuire un senso e un valore al fine di modificare le azioni e i comportamenti), accompagna la maggior parte delle interazioni che avvengono scuola, e ciò condiziona largamente le attese e gli esiti del processo educativo. La valutazione implicita è pervasiva, spiccatamente soggettiva, largamente influenzata da stereotipi e pregiudizi.
  2. Anche la valutazione spontanea è informale, ma, a differenza di quella implicita, si svolge su un piano di consapevolezza; non dipende da norme fissate in precedenza ma da criteri contingenti, adottati al momento. Il valore della valutazione spontanea si ritrova nella sua capacità di cogliere e far emergere quegli elementi connessi all'incertezza e all'imprevedibilità dei processi, alla complessità e alla variabilità delle situazioni; mette in risalto quindi, quegli elementi che una valutazione più strutturata e guidata rischia di tralasciare.
  3. La valutazione istituita, infine, si caratterizza non solo per essere esplicita e formalmente espressa, ma soprattutto perché è socialmente organizzata, annunciata ed eseguita come tale, sulla base di procedure determinate e per mezzo di strumentazioni specifiche. "Essa possiede allora una funzione sociale precisa ... definita dall'uso che potrà essere fatto del giudizio di valore, che a sua volta dipende concretamente dal tipo di decisione che si è in grado di prendere in funzione dei risultati della valutazione" (C. Hadji, 1995, p. 22).

4F. TESSARO 1. I fondamenti della valutazione scolastica

La valutazione non deve esprimere solo il senso ma anche il valore

Nella scuola convivono tutte le tipologie e le espressioni valutative, tanto quelle implicite e sottintese, quanto quelle esplicite ed organizzate: ogni soggetto che valuta esprime ciò che sente, palesa il suo senso; ma solo la valutazione istituita, progettata, trasparente, socialmente coordinata rivela i valori. La valutazione non deve cercare soltanto il senso (il significato personale rispetto ad un mondo di significati), deve invece spingersi a cercare ciò che vale in quel senso, il positivo che diventa base di partenza di percorsi formativi, le qualità per assumere decisioni consapevoli, i talenti per valorizzare ogni soggetto. Il valutatore di qualità, sia esso insegnante o studente, dovrà puntare alla trasparenza e alla condivisione della valutazione istituita, rimanendo comunque sempre consapevole dell'ingerenza dei fattori umani, soggettivi e personali, che naturalmente si interpongono nei processi formativi: questa consapevolezza arricchisce tanto la valutazione quanto l'azione formativa.

Il controllo totale di una formazione squilibrata

Il primo assioma della valutazione "è impossibile non valutare", è valido nella sua generalità, poiché è dato dalla libertà del pensiero. Ma ciò non significa che tutto deve essere sottoposto a valutazione. Il secondo assioma, in contrapposizione al primo, sostiene che in ambito educativo e formativo è deleterio e dannoso valutare sempre e tutto, bisogna valutare solo ciò che "vale". Non servono particolari approfondimenti etici o ideologici per comprendere come il controllo totale, alla stessa stregua dell'assenza di controllo, sia antiformativo. Il controllo totale trasforma l'istruzione in mero addestramento ripetitivo, produce individui spersonalizzati, subordinati al volere del controllore; l'assenza totale di controllo fa perdere all'istruzione il paradigma determinante di attività intenzionale verso uno scopo: senza controllo non si sa dove si sta andando. Le attività di valutazione, pertanto, vanno dosate, calibrate, centrate su quei nodi concettuali (competenze, conoscenze, principi, teorie, modelli) e sulle connessioni dinamiche tra quei nodi (che si sviluppano in processi, procedure, relazioni) che si considerano cruciali per lo sviluppo della persona e significativamente rappresentativi dell'intero mondo sottoposto ad analisi. Ogni eccesso valutativo3 è un inutile 3 H.G.Gadamer (1985) parla, al riguardo, dell'opportunità di sospendere il giudizio. La sobrietà valutativa per un verso permette all'allievo di provare e di 5

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