La Destra Storica (1861-1876) e i primi anni della Sinistra in Italia

Documento sulla Destra Storica (1861-1876). Il Pdf analizza il periodo della Destra Storica e i primi anni della Sinistra Storica in Italia, trattando temi come il brigantaggio, la politica fiscale e le riforme sociali, utile per studenti universitari di Storia.

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La Destra Storica (1861-1876)
Dopo la proclamazione del Regno d'Italia, la prima classe dirigente fu rappresentata dalla
cosiddetta "Destra Storica", un gruppo politico di orientamento liberale moderato, che
seguiva le linee principali tracciate da Cavour (deceduto nel 1861). La Destra si occupò di
unificare amministrativamente e legislativamente il nuovo Stato, estendendo a tutto il
territorio italiano le leggi del Regno di Sardegna, basandosi su un sistema centralizzato che
mirava a proteggere le nuove istituzioni unitarie da minacce sia reazionarie che
repubblicane.
Uno dei problemi principali affrontati dalla Destra fu il "brigantaggio" (1861-1864/65), una
guerriglia nel Sud Italia, dove i nuovi governanti erano percepiti dai ceti poveri, in particolare
dai contadini, come i "nuovi dominatori piemontesi". Questo fenomeno fu alimentato da
motivi economici, come le dure condizioni di vita e nuove imposte, e da questioni politiche,
come il tentativo di restaurare i Borboni. La Destra rispose con la repressione militare, senza
però affrontare la causa principale, cioè la questione agraria. Infatti, i latifondisti mantennero
il controllo della terra, e la vendita dei beni ecclesiastici e demaniali non andò a favore dei
contadini.
In campo economico, la Destra attuò una politica liberista, incentivando il commercio e
l'agricoltura e integrando l'Italia nel contesto economico europeo. Un aspetto cruciale fu
l'ampliamento della rete ferroviaria e stradale, fondamentale per creare un mercato
nazionale moderno. Tuttavia, per far fronte ai costi dell'unificazione e ai debiti ereditati dagli
Stati preunitari, la Destra applicò una politica fiscale severa. Nel 1866, con l'aggravarsi di
una crisi economica internazionale e le spese della guerra contro l'Austria, il governo inasprì
le tasse, tra cui la tassa sul macinato del 1868, che aumentò il costo del pane e scatenò
proteste popolari. Nonostante queste difficoltà, nel 1876 la Destra riuscì a raggiungere il
pareggio di bilancio.
L'unificazione del paese fu completata con l'annessione del Veneto nel 1866, grazie
all'alleanza con la Prussia e la vittoria su Austria, e con la presa di Roma il 20 settembre
1870, dopo la caduta del Secondo Impero Francese. Con la "Legge delle Guarentigie" del
1871, lo Stato italiano cercò di garantire al Papa la libertà di esercizio del suo magistero
spirituale, ma Pio IX reagì invitando i cattolici a non partecipare alla vita politica dello Stato
italiano, culminando nel 1874 con il "non expedit", un esplicito divieto di voto per i cattolici.
Il governo della Destra terminò nel 1876, quando fu sconfitto su una proposta di
statalizzazione delle ferrovie. Il Re affidò la guida del paese a Agostino Depretis, leader della
"Sinistra Storica", inaugurando una nuova fase politica fino al 1887. La Sinistra approvò
riforme significative, come la Legge Coppino del 1877 che elevava l'obbligo scolastico fino ai
9 anni, e la riforma elettorale del 1882, che ampliò il corpo elettorale dal 2% al 7% della
popolazione.
Ben presto, tuttavia, le aspirazioni riformatrici della Sinistra vennero accantonate e prese
piede il cosiddetto "trasformismo", una pratica politica che eliminò il carattere bipartitico,
favorendo un grande centro politico escludendo le ali estreme. Sebbene la Sinistra aumentò
la spesa pubblica e abolì la tassa sul macinato, l'Italia si avviò verso il suo "decollo
industriale", confermando che l'economia non poteva basarsi solo sull'agricoltura. Per
sostenere l'industrializzazione, furono introdotte tariffe protezionistiche (1878 e 1887), che
però aumentarono il divario tra Nord e Sud.
Sul piano estero, la Sinistra firmò nel 1882 la Triplice Alleanza con Germania e Austria,
preoccupata dell'isolamento internazionale dopo l'occupazione francese della Tunisia nel
1881, ambita dall’Italia. Il patto, favorito da Bismarck, prevedeva assistenza reciproca tra i
firmatari in caso di attacco da parte della Francia o di due potenze. Tuttavia, le tensioni tra
Italia e Austria per le terre "irredente" misero spesso in discussione l'alleanza.
Inoltre, la Sinistra intraprese un’espansione coloniale sul Mar Rosso, ma il tentativo di
avanzare in Etiopia portò alla sconfitta di Dogali nel 1887. Alla morte di Depretis nel 1887, la
guida del governo passò a Francesco Crispi, esponente della Sinistra Storica e ministro
dell’Interno nell’ultimo governo Depretis. Crispi, un ex mazziniano e garibaldino diventato
monarchico, impose una politica autoritaria ma al contempo modernizzò lo Stato attraverso
riforme amministrative, giuridiche e giudiziarie.
Durante il governo Crispi, il paese fu segnato dagli effetti della crisi agraria, che alimentò la
tensione sociale, soprattutto nella Valle Padana, dove le agitazioni contadine furono sedate
dall'esercito. Crispi cercò di rafforzare il potere esecutivo e riorganizzò gli apparati statali,
accentrando su di sé le cariche più importanti del governo, tra cui quelle di Ministro degli
Interni e degli Esteri. Rafforzò inoltre il Ministero dell'Interno, creando quattro direzioni
generali: Amministrazione Civile, Pubblica Sicurezza, Carceri e Sanità Pubblica. Con una
legge del 1888, riorganizzò l'amministrazione centrale, riservando al governo il controllo sui
vari ministeri.
Tali provvedimenti furono accompagnati da altre misure che apparvero orientate in senso
progressista. Un esempio significativo fu la **Legge comunale e provinciale del 1888**, che
ampliò il suffragio per le elezioni amministrative, consentendo il voto a tutti i maschi
maggiorenni che sapessero leggere, scrivere e pagassero almeno 5 lire di imposte. Inoltre,
la legge rese **elettivi i sindaci** nei comuni con più di 10.000 abitanti. Grazie a queste
modifiche, in quegli anni si ottennero le prime vittorie locali di coalizioni tra **radicali,
repubblicani e socialisti**. Tuttavia, venne anche introdotto un nuovo organo di controllo: la
**Giunta Provinciale Amministrativa**, presieduta dai Prefetti, che esercitava un forte
controllo sui comuni.
Il **primo governo Crispi**, che contava tra i suoi membri **Giovanni Zanardelli** come
Ministro della Giustizia e *Giovanni Giolitti** come Ministro del Tesoro, approvò una serie di
riforme significative a favore dei lavoratori. Nel **1889** venne promulgato il **nuovo Codice
Penale**, noto come **Codice Zanardelli**, che aboliva la pena di morte e, sebbene non
riconoscesse esplicitamente il diritto di sciopero, ne legittimava implicitamente l’esistenza. Il
Codice rifletteva anche le tensioni tra Stato e Chiesa, punendo i ministri del culto che
offendevano lo Stato. Questi aspetti progressisti furono però contraddetti dall'approvazione,
nello stesso anno, di una **nuova Legge di Pubblica Sicurezza** che impose restrizioni sulle
manifestazioni e riunioni pubbliche, e conferiva alla polizia poteri discrezionali, come il
domicilio coatto senza autorizzazione giudiziaria.

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La Destra Storica (1861-1876)

Dopo la proclamazione del Regno d'Italia, la prima classe dirigente fu rappresentata dalla cosiddetta "Destra Storica", un gruppo politico di orientamento liberale moderato, che seguiva le linee principali tracciate da Cavour (deceduto nel 1861). La Destra si occupò di unificare amministrativamente e legislativamente il nuovo Stato, estendendo a tutto il territorio italiano le leggi del Regno di Sardegna, basandosi su un sistema centralizzato che mirava a proteggere le nuove istituzioni unitarie da minacce sia reazionarie che repubblicane.

Il brigantaggio nel Sud Italia

Uno dei problemi principali affrontati dalla Destra fu il "brigantaggio" (1861-1864/65), una guerriglia nel Sud Italia, dove i nuovi governanti erano percepiti dai ceti poveri, in particolare dai contadini, come i "nuovi dominatori piemontesi". Questo fenomeno fu alimentato da motivi economici, come le dure condizioni di vita e nuove imposte, e da questioni politiche, come il tentativo di restaurare i Borboni. La Destra rispose con la repressione militare, senza però affrontare la causa principale, cioè la questione agraria. Infatti, i latifondisti mantennero il controllo della terra, e la vendita dei beni ecclesiastici e demaniali non andò a favore dei contadini.

Politica economica e fiscale della Destra

In campo economico, la Destra attuò una politica liberista, incentivando il commercio e l'agricoltura e integrando l'Italia nel contesto economico europeo. Un aspetto cruciale fu l'ampliamento della rete ferroviaria e stradale, fondamentale per creare un mercato nazionale moderno. Tuttavia, per far fronte ai costi dell'unificazione e ai debiti ereditati dagli Stati preunitari, la Destra applicò una politica fiscale severa. Nel 1866, con l'aggravarsi di una crisi economica internazionale e le spese della guerra contro l'Austria, il governo inasprì le tasse, tra cui la tassa sul macinato del 1868, che aumentò il costo del pane e scatenò proteste popolari. Nonostante queste difficoltà, nel 1876 la Destra riuscì a raggiungere il pareggio di bilancio.

Completamento dell'unificazione e rapporti con la Chiesa

L'unificazione del paese fu completata con l'annessione del Veneto nel 1866, grazie all'alleanza con la Prussia e la vittoria su Austria, e con la presa di Roma il 20 settembre 1870, dopo la caduta del Secondo Impero Francese. Con la "Legge delle Guarentigie" del 1871, lo Stato italiano cercò di garantire al Papa la libertà di esercizio del suo magistero spirituale, ma Pio IX reagì invitando i cattolici a non partecipare alla vita politica dello Stato italiano, culminando nel 1874 con il "non expedit", un esplicito divieto di voto per i cattolici.

La Sinistra Storica (1876-1887)

Il governo della Destra terminò nel 1876, quando fu sconfitto su una proposta di statalizzazione delle ferrovie. Il Re affidò la guida del paese a Agostino Depretis, leader della "Sinistra Storica", inaugurando una nuova fase politica fino al 1887. La Sinistra approvò riforme significative, come la Legge Coppino del 1877 che elevava l'obbligo scolastico fino ai 9 anni, e la riforma elettorale del 1882, che ampliò il corpo elettorale dal 2% al 7% della popolazione.

Trasformismo e politica economica della Sinistra

Ben presto, tuttavia, le aspirazioni riformatrici della Sinistra vennero accantonate e prese piede il cosiddetto "trasformismo", una pratica politica che eliminò il carattere bipartitico, favorendo un grande centro politico escludendo le ali estreme. Sebbene la Sinistra aumentò la spesa pubblica e abolì la tassa sul macinato, l'Italia si avviò verso il suo "decollo industriale", confermando che l'economia non poteva basarsi solo sull'agricoltura. Persostenere l'industrializzazione, furono introdotte tariffe protezionistiche (1878 e 1887), che però aumentarono il divario tra Nord e Sud.

Politica estera della Sinistra: Triplice Alleanza e espansione coloniale

Sul piano estero, la Sinistra firmò nel 1882 la Triplice Alleanza con Germania e Austria, preoccupata dell'isolamento internazionale dopo l'occupazione francese della Tunisia nel 1881, ambita dall'Italia. Il patto, favorito da Bismarck, prevedeva assistenza reciproca tra i firmatari in caso di attacco da parte della Francia o di due potenze. Tuttavia, le tensioni tra Italia e Austria per le terre "irredente" misero spesso in discussione l'alleanza.

Inoltre, la Sinistra intraprese un'espansione coloniale sul Mar Rosso, ma il tentativo di avanzare in Etiopia portò alla sconfitta di Dogali nel 1887. Alla morte di Depretis nel 1887, la guida del governo passò a Francesco Crispi, esponente della Sinistra Storica e ministro dell'Interno nell'ultimo governo Depretis. Crispi, un ex mazziniano e garibaldino diventato monarchico, impose una politica autoritaria ma al contempo modernizzò lo Stato attraverso riforme amministrative, giuridiche e giudiziarie.

Il governo Crispi

Crisi agraria e rafforzamento del potere esecutivo

Durante il governo Crispi, il paese fu segnato dagli effetti della crisi agraria, che alimentò la tensione sociale, soprattutto nella Valle Padana, dove le agitazioni contadine furono sedate dall'esercito. Crispi cercò di rafforzare il potere esecutivo e riorganizzò gli apparati statali, accentrando su di sé le cariche più importanti del governo, tra cui quelle di Ministro degli Interni e degli Esteri. Rafforzò inoltre il Ministero dell'interno, creando quattro direzioni generali: Amministrazione Civile, Pubblica Sicurezza, Carceri e Sanità Pubblica. Con una legge del 1888, riorganizzò l'amministrazione centrale, riservando al governo il controllo sui vari ministeri.

Riforme progressiste e controllo sui comuni

Tali provvedimenti furono accompagnati da altre misure che apparvero orientate in senso progressista. Un esempio significativo fu la ** Legge comunale e provinciale del 1888 ** , che ampliò il suffragio per le elezioni amministrative, consentendo il voto a tutti i maschi maggiorenni che sapessero leggere, scrivere e pagassero almeno 5 lire di imposte. Inoltre, la legge rese ** elettivi i sindaci ** nei comuni con più di 10.000 abitanti. Grazie a queste modifiche, in quegli anni si ottennero le prime vittorie locali di coalizioni tra ** radicali, repubblicani e socialisti **. Tuttavia, venne anche introdotto un nuovo organo di controllo: la ** Giunta Provinciale Amministrativa ** , presieduta dai Prefetti, che esercitava un forte controllo sui comuni.

Codice Zanardelli e Legge di Pubblica Sicurezza

Il ** primo governo Crispi ** , che contava tra i suoi membri ** Giovanni Zanardelli ** come Ministro della Giustizia e *Giovanni Giolitti ** come Ministro del Tesoro, approvò una serie di riforme significative a favore dei lavoratori. Nel ** 1889 ** venne promulgato il ** nuovo Codice Penale ** , noto come ** Codice Zanardelli ** , che aboliva la pena di morte e, sebbene non riconoscesse esplicitamente il diritto di sciopero, ne legittimava implicitamente l'esistenza. Il Codice rifletteva anche le tensioni tra Stato e Chiesa, punendo i ministri del culto che offendevano lo Stato. Questi aspetti progressisti furono però contraddetti dall'approvazione, nello stesso anno, di una ** nuova Legge di Pubblica Sicurezza ** che impose restrizioni sulle manifestazioni e riunioni pubbliche, e conferiva alla polizia poteri discrezionali, come il domicilio coatto senza autorizzazione giudiziaria.Il governo Crispi fece ampio uso di questa legge per colpire forze di opposizione, organizzazioni operaie, gruppi cattolici e circoli ** irredentisti repubblicani **. La tensione con la Chiesa aumentò quando fallirono le trattative avviate da Crispi per una riconciliazione, con l'obiettivo di ampliare un blocco politico conservatore e antidemocratico. Un evento simbolico di questa tensione fu l'inaugurazione, nel ** 1889 ** , del monumento a ** Giordano Bruno ** a Roma, promosso dal governo in Campo de' Fiori, luogo dell'esecuzione del filosofo.

Riforme sociali e sanitarie

Sul piano delle riforme sociali, nel ** dicembre 1890 ** Crispi portò avanti la ** laicizzazione dei beni ecclesiastici ** , completando un processo avviato con l'Unificazione italiana. Le opere pie non rispondenti a fini sociali vennero concentrate in una Congregazione di carità, escludendo gli ecclesiastici dalla loro amministrazione. La ** Legge sanitaria del 1888 ** fu un altro provvedimento importante, sancendo l'intervento dello Stato a tutela della salute pubblica. Vennero create nuove figure amministrative, come il medico e il veterinario provinciali, che fungevano da consulenti del Prefetto.

Politica estera e coloniale di Crispi

In politica estera, Crispi puntò a rafforzare il ruolo dell'Italia come ** grande potenza coloniale ** , consolidando l'alleanza della ** Triplice Alleanza ** firmata nel 1887. Questo accordo includeva clausole vantaggiose per l'Italia, come il mutuo consenso con l'Austria in caso di modifiche territoriali nei Balcani e l'impegno della Germania a sostenere l'Italia in caso di conflitti con la Francia in ** Marocco ** e ** Tripolitania **. Tuttavia, la politica filo-tedesca di Crispi peggiorò i rapporti con la Francia, culminando in una vera e propria ** guerra doganale ** che colpì l'economia agricola del Sud Italia.

Dal punto di vista coloniale, il governo Crispi intensificò la presenza italiana in Africa, con l'invio di un corpo di spedizione a Massaua nel 1887 e la costituzione della Colonia Eritrea ** nel 1890 **. Si preparava anche l'avvio di una nuova impresa coloniale in ** Somalia **. Tuttavia, le preoccupazioni per i costi della politica coloniale, in un contesto di crisi economica, portarono a crescenti divisioni all'interno della maggioranza parlamentare. Questo malcontento condusse alle ** dimissioni di Crispi nel 1891 ** , dopo che il suo governo fu messo in minoranza in una votazione alla Camera. Gli succedette il marchese ** Antonio di Rudinì ** , leader della destra conservatrice, che governò brevemente fino al ** 1892 ** , quando ** Giovanni Giolitti ** prese la guida del paese.

Espansione economica europea di fine Ottocento

Alla fine degli anni '40 dell'Ottocento, l'economia europea sperimentò una fase di forte espansione, con aumenti di salari, prezzi e profitti. Questa crescita coinvolse tutti gli Stati europei e settori economici, compreso l'agricoltura, che beneficiò dello sviluppo dei mezzi di comunicazione, come le ferrovie, aprendo le campagne all'economia di mercato. Il settore industriale crebbe particolarmente tra il 1850 e il 1873, con una rapida diffusione della "civiltà industriale", trainata dal capitalismo moderno. Francia e Germania ridussero il divario con la Gran Bretagna, concentrandosi sui settori siderurgico e meccanico, che portarono a un aumento significativo della produttività, soprattutto in Germania, con una crescita annua dell'industria siderurgica del 10%.

Innovazioni tecnologiche e concentrazioni aziendali

Le innovazioni tecnologiche alla base della Rivoluzione Industriale inglese, come la macchina a vapore e i telai meccanici, si diffusero anche in Europa continentale. Il costo maggiore degli impianti e la crescente concorrenza spinsero verso concentrazioni aziendali, con la creazione di società per azioni che riducevano il rischio d'investimento. Diversi fattori

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