La crisi del 1929, le sue cause e le tensioni che portarono alla guerra

Documento sulla crisi del 1929, le sue cause e le tensioni che portarono alla Seconda Guerra Mondiale. Il Pdf, utile per la scuola superiore, analizza gli anni ruggenti, il Big Crash e gli eventi in Europa come il riarmo tedesco e la Guerra Civile Spagnola.

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La crisi del 1929
La crisi del 1929
1 Gli <<anni ruggenti>> 230
La crescita della produzione e dei consumi
Tra il 1922 e il 1928 la produzione industriale americana crebbe del 64%, aumento dovuto ad una
trasformazione qualitativa della seconda rivoluzione industriale: con la produzione di massa in ogni settore.
Occorreva la creazione di consumatori di massa che acquistassero i prodotti, promuovendo:
- diffusione di innovative tecniche pubblicitarie
- nuove forme di distribuzione (grandi magazzini)
- possibilità di pagamenti rateali
Arrivano nel mercato nuovi prodotti rivoluzionari (cellofan, gommapiuma), come la radio.
Il 63% della popolazione usufruiva dell’energia elettrica, stimolando la diffusione dell’elettrificazione del Paese.
L’impressione di consumi accessibili e una diffusione di benessere con nuove forme di svago come il jazz e i
night club, erano una conseguenza alla voglia di distrazioni dopo la guerra, passando questi anni come <<i
ruggenti anni Venti>>.
L’isolazionismo
Dopo la guerra gli stati uniti diventano la prima potenza mondiale, privilegiando i cittadini, i quali rifiutarono ogni
intervento politico in Europa, per paura di una nuova guerra.
Il repubblicano Warren Harding vince le elezioni nel 1920 promuovendo queste idee. Il Senato non sancisce il
Trattato di Versailles e gli Stati Uniti non entrano nella Società delle Nazioni, promossa da Wilson che voleva
avere un controllo costante degli USA sulla scena politica mondiale.
Con la vittoria repubblicana si afferma l’isolazionismo, per cui il Paese guarda solo la politica interna e i propri
interessi nel Pacifico.
La xenofobia
La volontà di difendere il benessere raggiunto e l’ordine sociale, fece crescere negli statunitensi l'intolleranza
verso gli stranieri. Effettivamente gli europei avevano portato molte idee rivoluzionarie e molti per la
disperazione compivano azioni criminose, portando gli americani a identificare “europeo” con “sovversivo” e a
provare ostilità per le religioni diverse dal protestantesimo.
Nel 1924 una legge stabilì un limite massimo di ammissione negli Stati Uniti di 3800 italiani. Importante sarà il
caso Sacco e Vanzetti, anarchici e italiani vengono giustiziati senza prove per una rapina. Cresce il consenso
per il Ku Klux Klan.
Il proibizionismo
L’intolleranza verso l’europeo porta al provvedimento nel 1919 del proibizionismo degli alcolici, messo in pratica
nel 1921. Regge fino al 1933 quando ne compresero l’inutilità, prosperando nel mercato nero con Al Capone,
abolendo la legge.
2 Il <<Big Crash>> 234
La politica dei repubblicani
I repubblicani durante la loro presidenza negli anni venti mantennero un programma economico di
stampo classicamente liberista, favorendo gli interessi dei privati:
- ridusse al minimo le imposte dirette aumentando quelle indirette
- diminuirono la spesa pubblica rinunciando all’assistenza per le classi più povere
- mantennero basso il tasso di interesse (più accesso al credito/circolazione monetaria/economia
infinita)
- rinunciarono a qualsiasi forma di regolazione dell’economia (grandi concentrazioni finanziarie, cartelli
produttivi, monopoli e oligopoli delle quote del mercato, meno rischi della libera concorrenza)
Il boom della Borsa
Il prezzo delle azioni tende a crescere quando ci sono previsioni ottimistiche sui profitti e tassi di
interesse bassi. Negli anni Venti, negli Stati Uniti, il numero e il prezzo dei titoli aumentano

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La crisi del 1929

Gli anni ruggenti

La crescita della produzione e dei consumi Tra il 1922 e il 1928 la produzione industriale americana crebbe del 64%, aumento dovuto ad una trasformazione qualitativa della seconda rivoluzione industriale: con la produzione di massa in ogni settore. Occorreva la creazione di consumatori di massa che acquistassero i prodotti, promuovendo:

  • diffusione di innovative tecniche pubblicitarie
  • nuove forme di distribuzione (grandi magazzini)
  • possibilità di pagamenti rateali

Arrivano nel mercato nuovi prodotti rivoluzionari (cellofan, gommapiuma), come la radio. Il 63% della popolazione usufruiva dell'energia elettrica, stimolando la diffusione dell'elettrificazione del Paese. L'impressione di consumi accessibili e una diffusione di benessere con nuove forme di svago come il jazz e i night club, erano una conseguenza alla voglia di distrazioni dopo la guerra, passando questi anni come << i ruggenti anni Venti>>.

L'isolazionismo

Dopo la guerra gli stati uniti diventano la prima potenza mondiale, privilegiando i cittadini, i quali rifiutarono ogni intervento politico in Europa, per paura di una nuova guerra. Il repubblicano Warren Harding vince le elezioni nel 1920 promuovendo queste idee. Il Senato non sancisce il Trattato di Versailles e gli Stati Uniti non entrano nella Società delle Nazioni, promossa da Wilson che voleva avere un controllo costante degli USA sulla scena politica mondiale. Con la vittoria repubblicana si afferma l'isolazionismo, per cui il Paese guarda solo la politica interna e i propri interessi nel Pacifico.

La xenofobia

La volontà di difendere il benessere raggiunto e l'ordine sociale, fece crescere negli statunitensi l'intolleranza verso gli stranieri. Effettivamente gli europei avevano portato molte idee rivoluzionarie e molti per la disperazione compivano azioni criminose, portando gli americani a identificare "europeo" con "sovversivo" e a provare ostilità per le religioni diverse dal protestantesimo. Nel 1924 una legge stabilì un limite massimo di ammissione negli Stati Uniti di 3800 italiani. Importante sarà il caso Sacco e Vanzetti, anarchici e italiani vengono giustiziati senza prove per una rapina. Cresce il consenso per il Ku Klux Klan.

Il proibizionismo

L'intolleranza verso l'europeo porta al provvedimento nel 1919 del proibizionismo degli alcolici, messo in pratica nel 1921. Regge fino al 1933 quando ne compresero l'inutilità, prosperando nel mercato nero con Al Capone, abolendo la legge.

Il Big Crash

La politica dei repubblicani

I repubblicani durante la loro presidenza negli anni venti mantennero un programma economico di stampo classicamente liberista, favorendo gli interessi dei privati:

  • ridusse al minimo le imposte dirette aumentando quelle indirette
  • diminuirono la spesa pubblica rinunciando all'assistenza per le classi più povere
  • mantennero basso il tasso di interesse (più accesso al credito/circolazione monetaria/economia infinita)
  • rinunciarono a qualsiasi forma di regolazione dell'economia (grandi concentrazioni finanziarie, cartelli produttivi, monopoli e oligopoli delle quote del mercato, meno rischi della libera concorrenza)

Il boom della Borsa

Il prezzo delle azioni tende a crescere quando ci sono previsioni ottimistiche sui profitti e tassi di interesse bassi. Negli anni Venti, negli Stati Uniti, il numero e il prezzo dei titoli aumentarono rapidamente. Nel 1925 si trattavano 500.000 azioni nella borsa di New York che raddoppiarono nel 1929. Il valore medio delle azioni raddoppiò e l'investimento in borsa divenne popolare tra i piccoli risparmiatori che acquistavano azioni per rivenderle rapidamente usando i prestiti per coprire i costi.

Segnali di crisi

Se si fosse osservata con attenzione la situazione reale dell'economia, sarebbe stato chiaro che la crescita infinita era solo un'illusione. Molti consumatori avevano accesso a beni un tempo considerati di lusso, ma esistevano anche ampie fasce sociali in povertà. In agricoltura, milioni di agricoltori dell'Est fronteggiavano un calo dei prezzi. I salari degli operai aumentavano più lentamente rispetto ai profitti e alla produzione. All'inizio degli anni Venti, il potere dei sindacati era diminuito e le agitazioni furono represse. L'American Federation of Labour s'indebolì e per molti operai venne meno la possibilità di essere tutelati nelle rivendicazioni salariali. Di conseguenza, il potere d'acquisto di molti consumatori americani calò e non poterono assorbire la crescente produzione. I beni di consumo durevoli non venivano sostituiti frequentemente, portando a una saturazione del mercato. Molti segnali indicavano una crisi di sovrapproduzione, ma nessuno se ne preoccupò.

Il giovedì nero

Nell'estate del 1929, la produzione industriale rallentò, ma i titoli azionari continuarono a salire, senza riflettere la reale situazione economica. Nell'autunno del 1929, il clima di euforia si rovinò e il timore di un calo imminente portò alla vendita massiccia di azioni. Il 24 ottobre, durante il "giovedì nero", furono ceduti 13 milioni di titoli, e il 29 oltre 16 milioni. Il valore azionario crollò drasticamente, scendendo da un indice di 100 a 15 in pochi anni, causando enormi perdite economiche a molti investitori.

Il crollo dell'economia

Il crollo borsistico portò a gravi conseguenze. Gli investitori, indebitati per comprare azioni, non riuscivano a pagare i propri debiti. Anche gli agenti di borsa, che avevano preso prestiti dalle banche, si dichiararono insolventi. Questo generò panico, portando i risparmiatori a ritirare i soldi dalle banche, che, per paura di perdere liquidità, limitarono i prestiti. La conseguente mancanza di liquidità frenò l'economia reale. Le aziende, impossibilitate a investire, ridussero la produzione, abbatterono i salari e licenziarono. Nel 1932, la produzione industriale calò del 10% in tre anni e il tasso di disoccupazione raggiunse quasi 14 milioni di persone. Le famiglie americane subirono un drastico calo delle finanze disponibili, rendendo difficile l'accesso ai mutui e agli acquisti a rate. Il crollo della domanda complessiva che ne conseguì determinò un'ulteriore contrazione della produzione industriale.

Le scelte degli Stati Uniti rispetto al sistema internazionale

L'analisi degli studiosi evidenzia che le incertezze della politica finanziaria americana hanno contribuito alla crisi prolungata. La Federal Reserve Bank avrebbe dovuto ridurre drasticamente i tassi d'interesse o abbandonare la parità con l'oro, svalutando il dollaro. Questo avrebbe aumentato la circolazione monetaria e rilanciato l'economia, favorendo anche le esportazioni. Tuttavia, il presidente Hoover rifiutò di sganciare il dollaro dall'oro per timore di inflazione e deficit. Contemporaneamente, approvò nel 1930 lo Smoot-Hawley tariff act, un provvedimento protezionista, ignorando i consigli di economisti. Di conseguenza, gli Stati Uniti evitarono di regolare il sistema economico internazionale, privilegiando la propria economia, ma questo approccio si rivelò non lungimirante.

Gran Bretagna, Francia e Italia

Nel settembre 1931, la Gran Bretagna abbandonò il gold standard (il rapporto di convertibilità diretta tra sterlina e oro) e svalutò la sterlina per rendere le proprie merci competitive. L'anno dopo, creò un sistema di preferenze imperiali per favorire i prodotti inglesi nelle colonie. La Francia, invece, mantenne la convertibilità della sua valuta in oro per prestigio, adottando una politica deflazionistica che danneggiò le esportazioni e rallentò la ripresa economica fino al 1937. In Italia, la crisi del 1929 portò a un aumento del protezionismo e dell'intervento dello Stato, accelerando la politica autarchica del fascismo nel 1934.

La Germania di fronte alla crisi

La Germania non poteva affrontare la crisi come la Gran Bretagna mediante la svalutazione della moneta, a causa del recente ricordo dell'inflazione. Il cancelliere Brüning adottò una politica di contenimento della spesa e compressione dei salari, rendendo la Germania vulnerabile alle politiche commerciali internazionali. Nel 1931, alcuni grandi banche tedesche fallirono e nel 1932, la Conferenza di Losanna confermò l'incapacità della Germania di pagare le riparazioni di guerra. La politica estera di Hoover non portò vantaggi agli Stati Uniti e portò alla perdita di crediti che vantava con la Germania.

Roosevelt e il New Deal

L'elezione di Roosevelt

Nel 1932, le elezioni presidenziali videro la sconfitta del presidente repubblicano Hoover, percepito come troppo legato agli interessi aziendali e finanziari responsabili del crollo di Wall Street. Il candidato democratico Franklin Delano Roosevelt impostò la propria campagna come un'alternativa netta a Hoover, promettendo una politica più sensibile alle esigenze della gente comune e meno soggetta agli interessi dei ceti abbienti. Invocò la mobilitazione degli Americani e la fiducia nel futuro. Anche se colpito dalla poliomielite, che gli aveva compromesso gli arti inferiori, Roosevelt rappresentava la determinazione e lo spirito combattivo. Nelle elezioni di novembre, Roosevelt ottenne una vittoria schiacciante, ricevendo 22,8 milioni di voti contro i 15,7 milioni di Hoover, un risultato senza precedenti per un presidente democratico.

Il New Deal

Il nuovo presidente degli Stati Uniti creò un gruppo di esperti, chiamato "brain trust", per sviluppare un programma politico e sociale per affrontare la crisi economica. Le banche, in difficoltà, non concedevano prestiti, portando le aziende a licenziare e la popolazione a ridurre i consumi, aggravando ulteriormente la situazione. Il primo passo necessario era rilanciare investimenti e consumi; alcune proposte prevedevano una spesa pubblica a favore di imprese e consumatori, anche a costo di un aumento dell'inflazione e del deficit, mentre altre optavano per una maggiore prudenza incentrata sulla stabilità monetaria. Roosevelt decise di adottare un approccio pragmatico, privilegiando soluzioni diverse a seconda dei problemi. Abbandonò il dogma liberista secondo cui il mercato si riequilibra spontaneamente, e scelse invece una strategia di intervento statale per aumentare il reddito pro capite, rafforzare la domanda e ridurre le disuguaglianze sociali, definendo così il "New Deal", ovvero il nuovo corso che Roosevelt voleva realizzare. La base teorica per l'intervento statale provenne dal pensiero di John Maynard Keynes, che criticava la teoria economica liberista classica. Pur non essendo un collaboratore diretto di Roosevelt, le idee di Keynes influenzarono notevolmente le politiche e le decisioni del suo brain trust.

Gli interventi indiretti

Nei primi cento giorni del governo Roosevelt, furono attuati interventi indiretti volti a migliorare le condizioni economiche. Tra le misure principali,

  • la riforma del sistema creditizio, che liberò la moneta americana dalla parità con l'oro, favorendo le esportazioni e sfruttando il mercato estero per contrastare la sovrapproduzione.
  • L'Agricultural Adjustment Act (AAA) fornisce incentivi economici agli agricoltori per limitare i raccolti e affrontare il crollo dei prezzi agricoli, una problematica risalente ai primi anni Venti.
  • Il National Industrial Recovery Act (NIRA) stabilì un codice di disciplina per le imprese, imponendo misure per limitare la produzione, prevenire la caduta dei prezzi, abolire il lavoro infantile e promuovere salari minimi e orari di lavoro ragionevoli.
  • Riforma fiscale con tasse progressive che colpivano di più i redditi alti.
  • Il Wagner Act sancì il diritto all'organizzazione sindacale, al lavoro e alla contrattazione collettiva.

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