Terapia familiare: definizione e origini
1) Cosa si intende per terapia familiare?
La terapia familiare è un tipo di intervento psicoterapeutico che coinvolge l'intero nucleo familiare
e si basa sull'approccio sistemico-relazionale. Questo modello considera la famiglia come un
sistema, cioè un insieme di membri interconnessi tra loro, in cui il comportamento di ciascuno
influisce su quello degli altri.
La terapia familiare nasce negli Stati Uniti alla fine degli anni '50, a partire da studi e ricerche di vari
autori provenienti da approcci differenti:
- Psicoanalisti come:
- Nathan Ackerman, che iniziò a coinvolgere le famiglie dei suoi pazienti per capire
meglio il ruolo dei legami familiari nello sviluppo delle patologie.
- Murray Bowen, che osservando le famiglie di pazienti schizofrenici, dimostrò come i
disturbi del comportamento avessero senso solo se inseriti nella storia e nella dinamica
familiare.
- Carl Whitaker, che diede un forte contributo alla terapia familiare attraverso un
approccio esperienziale ed emotivo.
- Ricercatori di orientamento sistemico come:
-
Gregory Bateson, che studiò la comunicazione all'interno delle famiglie di pazienti
schizofrenici presso l'ospedale di Palo Alto.
- Don Jackson, Jay Haley, John Weakland, che collaborarono con Bateson allo
sviluppo di modelli teorici innovativi, come la teoria del doppio legame.
Durante gli anni '50 e '60, i principali centri di ricerca sulla terapia familiare si concentravano in
due aree:
- Palo Alto (California): Qui si sviluppò un approccio ispirato alla cibernetica e alla teoria dei
sistemi, in cui la famiglia veniva analizzata come un sistema autoregolato, secondo principi
simili a quelli dei sistemi tecnologici. Gli autori principali di questo filone furono Bateson,
Haley e Weakland.
- New York e Filadelfia: In queste città, il focus era più vicino alla psicoanalisi e
all'osservazione diretta dei pazienti psichiatrici ospedalizzati e delle loro famiglie. I
principali rappresentanti furono Minuchin (noto per aver sviluppato il modello strutturale) e
Ackerman.
Nonostante le differenze tra i due approcci, entrambi riconoscevano che la famiglia rappresenta il
contesto fondamentale per comprendere e trattare i problemi psicologici, e che è quindi il punto
centrale su cui basare la terapia.
Filoni teorici della terapia familiare secondo Bertrando e Toffanetti (2000)
2) Filoni teorici principali della terapia familiare secondo Bertrando e Toffanetti
(2000)
Bertrando e Toffanetti hanno classificato le diverse correnti della terapia familiare secondo i modelli
teorici da cui esse derivano. I principali filoni individuati sono:Terapie sistemiche
Queste terapie nascono dalle ricerche del gruppo di Palo Alto, ispirate alla teoria dei sistemi e alla
cibernetica. La famiglia viene concepita come un sistema regolato da regole interne, in cui ogni
componente influenza e viene influenzato dagli altri. Le terapie sistemiche sono nate come approccio
pratico e operativo, specialmente nelle prime formulazioni di autori come:
- Jay Haley
- Virginia Satir
- Mara Selvini Palazzoli
L'obiettivo principale è intervenire sul sistema familiare, favorendo cambiamenti relazionali
attraverso l'analisi delle dinamiche comunicative.
Terapie strategiche
Simili alle sistemiche, le terapie strategiche si focalizzano sul comportamento osservabile e puntano a
ottenere cambiamenti rapidi. Usano tecniche concrete come:
- Compiti
- Prescrizioni paradossali
- Ritualizzazioni
Questi strumenti hanno lo scopo di "sbloccare" il sistema e di riorientarlo verso un equilibrio più
adattivo. Il primo sviluppo di questo approccio avviene al Mental Research Institute di Palo Alto, in
collaborazione con Milton Erickson. In seguito, si affermano due ramificazioni principali:
- Quella influenzata da Jay Haley, che pone particolare attenzione alla comunicazione direttiva
e alla riorganizzazione dei giochi di potere nella famiglia;
- Quella promossa da Steve de Shazer, basata sulla costruzione di soluzioni più che sull'analisi
dei problemi.
Terapie strutturali
Le terapie strutturali, sviluppate soprattutto da Salvador Minuchin, vedono la famiglia come un
sistema interattivo e gerarchico. Il focus è sulla struttura familiare, intesa come l'insieme di regole,
confini e alleanze tra i membri del sistema. L'intervento terapeutico mira a:
- Rilevare i pattern disfunzionali nella distribuzione del potere;
- Ristrutturare la gerarchia familiare;
- Ripristinare un funzionamento efficace dei sottosistemi (genitoriale, fraterno, coniugale).
Terapie intergenerazionali
Secondo questo orientamento, i disturbi comportamentali acquisiscono significato solo se
contestualizzati nella storia familiare estesa, che viene ricostruita almeno su tre generazioni. I
principali rappresentanti sono:
- Murray Bowen, che individua nei legami familiari non risolti (soprattutto quelli che
impediscono l'autonomia) la radice dei problemi psicologici. Per lui, la difficoltà nel
realizzare uno svincolo affettivo e l'incapacità di affrontare i conflitti generano malessere.
- James Framo, che considera la famiglia d'origine come una risorsa terapeutica significativa,
capace di influenzare in profondità le relazioni attuali.Terapie esperienziali
Queste terapie pongono al centro l'esperienza soggettiva del terapeuta, il quale usa la propria
personalità come strumento terapeutico. Il maggiore esponente è Carl Whitaker, noto per il suo stile
provocatorio e per l'uso di tecniche teatrali, simboliche ed emotivamente coinvolgenti.
Gruppi ad hoc
In questa categoria rientrano approcci pionieristici o non riconducibili ai grandi filoni teorici. Tra
questi, le terapie femministe, che valorizzano la funzione del "prendersi cura" e pongono attenzione
alle dinamiche di genere all'interno della famiglia. Una figura centrale è Virginia Satir, che integra
elementi sistemici con una profonda attenzione al benessere individuale e relazionale.
Terapie sistemiche: Mara Selvini Palazzoli e la Scuola di Milano
3. Terapie sistemiche: Mara Selvini Palazzoli e la Scuola di Milano
La terapia sistemico-familiare si fonda sull'idea che i fenomeni psicologici individuali siano connessi
a quelli familiari e sociali. I principi di base sono:
Principi teorici fondamentali
- Non-sommatività: il sistema familiare non è riducibile alla somma dei suoi membri. Ogni
cambiamento in una parte del sistema provoca modificazioni in tutto il sistema.
- Causalità circolare: gli eventi all'interno del sistema si influenzano reciprocamente in modo
continuo, senza una causa univoca lineare.
Questi principi si fondano sull'epistemologia cibernetica elaborata da Gregory Bateson, secondo
cui le percezioni non dipendono dagli oggetti in sé, ma dalla relazione tra essi.
Altri presupposti della teoria sistemica
- L'essere umano è sociale per natura e deve essere analizzato nel suo ambiente di riferimento.
- I gruppi umani sono sistemi interattivi con una storia condivisa.
- Il contesto relazionale e comunicativo è cruciale per la comprensione dei comportamenti.
- Ogni comportamento comunica qualcosa: "non si può non comunicare".
La Scuola di Milano
La Scuola di Milano, fondata da Mara Selvini Palazzoli, non propone un corpus rigido di teorie o
tecniche, ma favorisce un atteggiamento di continua ricerca e sperimentazione. La finalità del
trattamento è comprendere la natura e la funzione del sintomo attraverso l'analisi delle dinamiche
familiari.
- Il terapeuta è considerato un esperto del sistema, dotato di competenze e linguaggio
specialistico.
- La terapia è sperimentale: ogni seduta è usata per verificare e riformulare le ipotesi sui
funzionamenti familiari, anche tramite reazioni immediate e a lungo termine a prescrizioni e
commenti.
- Vengono effettuate sedute individuali (con paziente, genitori, fratelli) e familiari (due o più
generazioni), allo scopo di ricostruire il processo patogeno e mobilitare le risorse
disponibili.Struttura del trattamento
Struttura del trattamento
- Durata: circa 10 sedute a cadenza mensile.
- Modalità: lavoro d'équipe. All'inizio le sedute sono condotte da due co-terapeuti, osservati
da altri due colleghi tramite uno specchio unidirezionale. In seguito, un solo terapeuta
conduce, mentre gli altri osservano.
- L'équipe è paritetica e comprende sempre un terapeuta uomo e una donna, per esplorare
dinamiche relazionali legate al genere.
Fasi della seduta
- Pre-seduta: l'équipe discute le informazioni preliminari e pianifica il trattamento.
- Seduta (circa 60 minuti): il terapeuta pone domande ai membri familiari; può essere interrotto
dagli osservatori.
- Discussione della seduta: l'équipe riflette sul contenuto e definisce la conclusione.
- Conclusione: il terapeuta comunica prescrizioni, rituali e commenti.
- Post-seduta: discussione delle reazioni familiari ai suggerimenti proposti.
Tecniche principali
- Ipotizzazione: il terapeuta formula ipotesi operative per guidare la seduta. L'ipotesi non è
arbitraria, ma si basa sulle informazioni già raccolte e serve a "orientare" l'intervento,
introducendo elementi nuovi e inaspettati nel sistema familiare.
- Circolarità: si esplorano le relazioni tra i membri, invitandoli a descrivere le dinamiche tra
gli altri. Questo genera retroazioni, ovvero nuove informazioni relazionali utili alla
comprensione del sistema.
- Neutralità: il terapeuta si astiene dal prendere posizione, evita alleanze e seduzioni emotive,
mantenendosi su un livello meta-comunicativo, ovvero esterno al sistema familiare.
- Ristrutturazione: cambiamento del significato attribuito agli eventi e alle emozioni, per
favorire una nuova comprensione e quindi un cambiamento relazionale.
Sviluppi successivi della Scuola di Milano
Negli anni '80 la scuola si divide in due orientamenti:
- Mara Selvini Palazzoli e Giuliana Prata: si focalizzano sulla famiglia, introducendo la
tecnica della prescrizione invariabile, utile per chiarire i ruoli dei membri e individuare i
sottosistemi. Si approfondisce anche la necessità di definire diagnosi e prognosi, soprattutto
lavorando con famiglie di pazienti con anoressia, tossicodipendenza o psicosi. Viene
riconosciuta anche l'importanza del lavoro individuale.
- Luigi Boscolo e Gianfranco Cecchin: spostano il focus sull'attività del terapeuta.
Conservano l'impostazione a fasi, l'ipotesi e le domande circolari, ma privilegiano
l'intervento creativo e personalizzato, modellato sulla singola situazione. Tuttavia,
abbandonando la diagnosi clinica, si allontanano progressivamente dalle esigenze del sistema
sanitario pubblico.
Terapie strutturali (Minuchin)
4. Terapie strutturali (Minuchin)
Secondo Salvador Minuchin, la struttura familiare è un insieme implicito di regole che organizzano le
modalità di interazione tra i membri. Tuttavia, tale struttura necessita spesso di essere riorganizzata,
attraverso processi di ristrutturazione.