Riassunto Cinema d'autore italiano anni '60, Sapienza Università di Roma

Documento da Sapienza - Università di Roma su Riassunto "Cinema d'autore anni 60" Emiliano Morreale. Il Pdf esplora il cinema d'autore italiano degli anni '60, le mutazioni sociali e del pubblico, e il rapporto tra cinema e intellettuali, utile per studenti universitari di storia del cinema.

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Riassunto "Cinema d'autore anni 60" Emiliano Morreale
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CINEMA D’AUTORE ANNI ‘60
MUTAZIONI DELLA SOCIATA E DEL PUBBLICO.
Per dare l’esempio di un cambiamento epocale nella cultura italiana, si può prendere in considerazione
come anno di confine il 1958. A partire da questo anno si hanno dei cambiamenti su più livelli: si
diffondono elettrodomestici, nasce carosello, si avvia il “ miracolo economico” si alzano i salari,
diminuisce la disoccupazione e si lasciano le campagne per vivere nei centri urbani, aumenta
l’istruzione e l’alfabetizzazione della popolazione. Possiamo vedere come nascano nuovi e ceti e nuovi
consumi di massa. Nell’Italia degli anni ‘60 possiamo vedere come l’arricchimento e la maggior
frequenza di consumi coincidano con l’effettiva unificazione tra nord e sud , si unificano con
naturalezza a prescindere da provenienza e ceto sociale poiché le loro abitudini si assomigliano sempre
più. L’istruzione e la pervasività dei media sono fondamentali in questo , nascono nuovi quotidiani,
libri tascabili, i primi veri best seller come il dottor Zivago e il gattopardo, senza contare l’indiscussa
importanza dei mezzi audiovisivi. Cambia persino il ruolo della musica, infatti nel festival di Sanremo
si rompono i legami con la musica d’anteguerra. Ci si rivolge ad un pubblico di giovani, e dal punto di
vista del cinema ciò implica la nascita di un nuova generazione di artisti con nuove potenzialità di
comunicazione, ma anche la necessità di nuovi temi e di nuove forme di racconto. Si registra
l’irripetibile fenomeno di un supercinema d’autori che vede titoli come vacanze romane, rocco e i suoi
fratelli, la dolce vita e la ciociara in testa alle classifiche e campioni di incassi. Ma già dalla metà del
decennio si verificherà una spartizione tra il cinema alto e il cinema popolare indirizzato verso i generi
del western, commedia sexy i thriller e il poliziesco. Più si amplia la comunicazione di massa più il
cinema rischia di perdere il suo ruolo centrale, perdita decretata dalla diffusione della televisione,
definita una forma di spettacolo domestico. Da ciò si crea un ulteriore divaricazione tra pubblico
cinematografico e televisivo, infatti la televisione è indirizzata al consumo del così detto popolino
mentre dal cinema si pretende la qualità. Il pubblico cinematografico comincia ad avere delle
caratteristiche prevalenti : la fascia d’età va dai 16-35 anni, la classe sociale è medio alta o alta , in
prevalenza sono uomini , diplomato o laureato, del nord o del centro che vive nei centri urbani di
lavoro manuale o imprenditore. È il pubblico giovanile a destare curiosità proprio perché abbraccia il
boom economico in maniera totale ma spesso rimane fuori dal cinema d’autore di quel periodo, la
nuova generazione è fondamentale come pubblico ma non come oggetto del racconto. Si ha uno sfondo
in cui la trasformazione culturale ed economica porta ad un pubblico più omogeneo, più istruito e nel
quale si inseriscono anche le donne,in questo contesto il cinema si avvia in un lento declino anche se
per ora rimane ancora centrale nella gerarchia dei consumi. Proprio per l’avvento della televisione che
avrebbe decretato un calo di popolarità del cinema il pubblico inizia a differenziarsi tra l’uno e l’altro
mezzo di comunicazione.
UN PAESE SENZA NOUVELLE VAGUE?
Negli anni ‘60 il cinema italiano rimane una sorta di eccezione nel panorama della cinematografia
europea poiché non sviluppa un movimento NV nazionale. Mentre in altri paesi europei si intraprende
una ricambio generazionale e un sovvertimento delle regole del cinema classico, in Italia i cambiamenti
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Riassunto "Cinema d'autore anni 60" Emiliano Morreale

Autori del cinema (Sapienza - Università di Roma) Scansiona per aprire su Studocu Studocu non è sponsorizzato o supportato da nessuna università o ateneo. Scaricato da Oriana Costarelli (costarelli.oriana@gmail.com)CINEMA D'AUTORE ANNI '60

MUTAZIONI DELLA SOCIATA' E DEL PUBBLICO.

Per dare l'esempio di un cambiamento epocale nella cultura italiana, si può prendere in considerazione come anno di confine il 1958. A partire da questo anno si hanno dei cambiamenti su più livelli: si diffondono elettrodomestici, nasce carosello, si avvia il " miracolo economico" si alzano i salari, diminuisce la disoccupazione e si lasciano le campagne per vivere nei centri urbani, aumenta l'istruzione e l'alfabetizzazione della popolazione. Possiamo vedere come nascano nuovi e ceti e nuovi consumi di massa. Nell'Italia degli anni '60 possiamo vedere come l'arricchimento e la maggior frequenza di consumi coincidano con l'effettiva unificazione tra nord e sud , si unificano con naturalezza a prescindere da provenienza e ceto sociale poiché le loro abitudini si assomigliano sempre più. L'istruzione e la pervasività dei media sono fondamentali in questo , nascono nuovi quotidiani, libri tascabili, i primi veri best seller come il dottor Zivago e il gattopardo, senza contare l'indiscussa importanza dei mezzi audiovisivi. Cambia persino il ruolo della musica, infatti nel festival di Sanremo si rompono i legami con la musica d'anteguerra. Ci si rivolge ad un pubblico di giovani, e dal punto di vista del cinema ciò implica la nascita di un nuova generazione di artisti con nuove potenzialità di comunicazione, ma anche la necessità di nuovi temi e di nuove forme di racconto. Si registra l'irripetibile fenomeno di un supercinema d'autori che vede titoli come vacanze romane, rocco e i suoi fratelli, la dolce vita e la ciociara in testa alle classifiche e campioni di incassi. Ma già dalla metà del decennio si verificherà una spartizione tra il cinema alto e il cinema popolare indirizzato verso i generi del western, commedia sexy i thriller e il poliziesco. Più si amplia la comunicazione di massa più il cinema rischia di perdere il suo ruolo centrale, perdita decretata dalla diffusione della televisione, definita una forma di spettacolo domestico. Da ciò si crea un ulteriore divaricazione tra pubblico cinematografico e televisivo, infatti la televisione è indirizzata al consumo del così detto popolino mentre dal cinema si pretende la qualità. Il pubblico cinematografico comincia ad avere delle caratteristiche prevalenti : la fascia d'età va dai 16-35 anni, la classe sociale è medio alta o alta , in prevalenza sono uomini , diplomato o laureato, del nord o del centro che vive nei centri urbani di lavoro manuale o imprenditore. È il pubblico giovanile a destare curiosità proprio perché abbraccia il boom economico in maniera totale ma spesso rimane fuori dal cinema d'autore di quel periodo, la nuova generazione è fondamentale come pubblico ma non come oggetto del racconto. Si ha uno sfondo in cui la trasformazione culturale ed economica porta ad un pubblico più omogeneo, più istruito e nel quale si inseriscono anche le donne,in questo contesto il cinema si avvia in un lento declino anche se per ora rimane ancora centrale nella gerarchia dei consumi. Proprio per l'avvento della televisione che avrebbe decretato un calo di popolarità del cinema il pubblico inizia a differenziarsi tra l'uno e l'altro mezzo di comunicazione. This document is available on studocu Scaricato da Oriana Costarelli (costarelli.oriana@gmail.com)

UN PAESE SENZA NOUVELLE VAGUE?

Negli anni '60 il cinema italiano rimane una sorta di eccezione nel panorama della cinematografia europea poiché non sviluppa un movimento NV nazionale. Mentre in altri paesi europei si intraprende una ricambio generazionale e un sovvertimento delle regole del cinema classico, in Italia i cambiamenti non furono così evidenti e scandalosi, il nuovo cinema italiano non si identifica con un nome, poiché non può chiarire istantaneamente di cose si sta parlando. Al contrario di molti altri paesi in Italia si assiste non a una politica degli autori, figura centrale del nuovo cinema, ma dei produttori poiché è la casa di produzione Titanus per mano di Goffredo lombardo che sponsorizza una nuova leva di registi esordienti con film a basso costo ma di qualità che puntasse su un pubblico giovane, colto e urbano. Questo piccolo filone si estingue nel 1964. Per quanto riguarda la NV come movimento generazionale possiamo dire che in Italia già esisteva un cinema che si potrebbe definire NV quando in altri paesi ancora si stava sviluppando e si passò alla fase di inserimento di questo nell'industria, quindi il processo fu esattamente l'inverso di quello intrapreso da altre correnti estere. Ma per nouvelle vague si intende anche altro, un metodo, un bagaglio di stili, un linguaggio, una nuova modernità del cinema. In Italia vi è un ammodernamento del linguaggio recepito dai modelli francesi, ma non proviene dal cinema della nuova generazione. Se si dovesse individuare un equivalente nostrano della nouvelle vague francese i nomi dei registi che vi apparterrebbero sarebbero Fellini, Antonioni e Pasolini. Si tratta di tre linee molto diverse, Antonioni si confronta di petto con le novità artistiche, il nouveau Roman, il rapporto tra letteratura e neocapitalismo, i nuovi ceti e i nuovi consumi. Fellini si inventa una via barocca e fatta di materiali bassi, i suoi modelli sono il fumetto , il circo e l'avanspettacolo, il risultato è un'esplosione di narrazione classica attraverso una polifonia che tende al tableau. Pasolini invece intraprende un cinema di poesia, infrange le regole fondamentali del montaggio, un' immagine frontale come in un dipinto. Il comune denominatore se si volesse trovare sta nei personaggi i quali hanno tutti perso i legami con il mondo circostante, sono degli outsider senza meta che non garantiscono l'immedesimazione dello spettatore con il protagonista ma forse più con l'autore. Inoltre rivelatore nel carattere di eccezionalità della nouvelle vague francese è la sua rimozione dal canone, rimane una pietra di paragone polemica e non. In Italia, invece, il richiamo che fa scattare la similitudine e l'opposizione non è il cinema moderno ma la commedia all'italiana, un tipo di cinema che non si potrebbe immaginare più distante dalla N.V.

SAY ALIVE

Negli anni '60 il neorealismo italiano è vivo o morto? Sylvia nella dolce vita dice say alive , in effetti il tema è controverso poiché oltre ai tre grandi gli altri registi simbolo del neorealismo non partecipano al boom del cinema moderno degli anni sessanta ma agiscono in maniera marginale o da artigiano e non da artisti. Per esempio Vittorio De Sica smette di fare film d'autore con la fine del periodo neorealista dopo di che cavalca l'onda del superspettacolo d'autore senza ambizioni artistiche alte. Comunque sarebbe da considerarsi un regista minore, ovvero uno dei registi che affronta in maniera meno autoriale i diversi generi . Poi vi è il caso separato di Rossellini il quale era considerato dagli autori francesi uno dei padri dei principi della nouvelle vague e ora il suo cinema sembra ondivago e non classificabile per poi dedicarsi alla didattica televisiva. Nel 1960 gira un film che cerca di essere ancora più di genere, Era Notte a Roma, quasi tutto girato in studio, poi arrivano due film in costume che suscitano sconcerto come viva l'Italia (1961), su commissione per la celebrazione del centenario dell'unità , e Vanina Vanini. La nuova generazione di registi degli anni '60 però non nasce rosselliniana , l'unico suo ideale discepolo è Olmi , ma già un regista come de seta si ispira alla sua monumentalità plastica di visconti. Visconti e Zavattini sono in effetti i nomi più influenti di questo periodo, il primo Scaricato da Oriana Costarelli (costarelli.oriana@gmail.com)è il simbolo del cinema italiano di sinistra mentre il secondo promuove idee che oggi diremmo multimediali. Ma il superamento più radicale ma implicito del neorealismo fu intrapreso dai registi che affrontano la rilettura di eventi recenti legati al dopoguerra come giuliano, rosi, orsini e dei fratelli Taviani. Vi è nel loro cinema una frizione tra nuovo e vecchio,come in un uomo da bruciare (1962) produce un protagonista che pur muovendosi nella mafia rurale incontra continuamente luoghi della società di massa. Per l'eroe del cinema moderno infatti non è importante raggiungere un obiettivo attraverso o contro un ambiente, il problema è il proprio posto in questo ambiente, la nevrotica sconnessione tra individuo e comunità funge da metafora istintiva e quasi involontaria di una difficoltà di collocamento e di prospettiva per i registi italiani di sinistra.

CINEMA D'AUTORE COME GENERE MANCATO

Film d'autore non significa opera artisticamente riuscita ma film che vuole essere riconosciuto come opera di una individualità creatrice che è il regista. Ciò presuppone una riconoscibilità dello stile,una scelta dei temi, e una preminenza del lavoro registico. SI potrebbe considerare una sorta di genere poiché i diversi film considerati d'autore sono accumunati dall'interessa della narrazione dell'io e la soggettività. Ma il genere deve rispondere a diversi tratti comuni come una struttura formale sulla quale il singolo film è costruito, un'etichetta utile per la promozione, un patto di visione tra opera e spettatore, quindi è rilevante non solo il testo in se ma anche il suo rapporto con il pubblico. Il prototipo di film d'autore allora sarà caratterizzato da uno stile che metta in primo piano la soggettività del regista , di ambientazione contemporanea, dramma o commedia , con una riconoscibilità stilistica con una visibilità della m.d.p. a cui è subordinato il lavoro degli sceneggiatori. affronterà i grandi temi del suo tempo con uno sguardi più morale che politico, e tassativamente girato in bianco e nero. È inevitabile il rimando al neorealismo che si identifica come primo vera genere d'autore in Italia. Inoltre per la critica dell'epoca che promuoveva e autorizzava la lettura di un film come d'autore le caratteristiche non erano solo formali ma contenutistiche infatti vi si doveva trovare una certa altezza di temi. Ecco perché con l'eccezione di Fellini e Ferreri,il cinema d'autore è di genere soprattutto drammatico. Ed è proprio il melodramma di quegl'anni ad offrire la sperimentazione più avanzata per la loro caratteristica autoriflessiva e raffreddata e per la modernità della forma. Un altro elemento considerevole è che i grandi generi dell'epoca sono diretti soprattutto ad un pubblico maschile. Infatti la riaffermazione del potere del regista avviene sempre a discapito dei personaggi femminili. Il confronto tra i sessi è al centro del dei film di Antonioni e Fellini, entrambi mantengono una certa distanza dai personaggi femminili principali. Fellini si avvia a creare personaggi femminili più complessi fino ad arrivare al suo unico film in cui assume la prospettiva di una donna, giulietta degli spiriti. Molto significativo fu il filone di film alla Antonioni, che è molto più imitabile di Fellini e immediatamente più moderno. Molti esordienti si rifecero al suo stile , ed è proprio dai film d'autore dei non-autori che si evince in maniera più spiccata la maniera di percepire gli autori e di auto percepirsi autori. Ma nel complesso lo stile di Antonioni subisce un cambiamento verso un estetismo e un artificio che vogliono sottolineare la distanza tra cinema d'autore e il realismo che passa per il rifiuto della verosimiglianza dei dialoghi e dei personaggi. This document is available on studocu Scaricato da Oriana Costarelli (costarelli.oriana@gmail.com)

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